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Von Reto Giovanni Miozzari TBD to be decided
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Reto Giovanni Miozzari
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1.
Erste Erinnerungen und Kindheit
2.
Meine Eltern
2.1.
Meine Mutter
2.1.
Meine Mutter
2.1.
Meine Mutter
2.1.
Meine Mutter
2.1.
Meine Mutter
2.1.
Meine Mutter
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Meine Mutter
2.2.
Mein Vater
2.2.
Mein Vater
2.2.
Mein Vater
3.
Meine Grosseltern
3.1.
Mein Grossvater väterlicherseits
3.1.
Mein Grossvater väterlicherseits
3.2.
Mein Grossvater mütterlicherseits
3.2.
Mein Grossvater mütterlicherseits
3.2.
Mein Grossvater mütterlicherseits
3.3.
Meine Grossmutter mütterlicherseits
3.3.
Meine Grossmutter mütterlicherseits
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Primarschulzeit
4.1.
Grundschule Oberstufe
4.1.
Grundschule Oberstufe
4.1.
Grundschule Oberstufe
5.
Armee
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Arbeiten
6.1.
Beruf oder Berufung?
6.1.
Beruf oder Berufung?
6.2.
Unternehmensgründung
6.2.
Unternehmensgründung
6.2.
Unternehmensgründung
6.2.
Unternehmensgründung
6.2.
Unternehmensgründung
6.2.
Unternehmensgründung
6.2.
Unternehmensgründung
6.2.
Unternehmensgründung
6.3.
Berufs- und Stellenwechsel
6.3.
Berufs- und Stellenwechsel
A Daisy per tutta la sua pazienza durante tanti anni passati assieme
Was weisst du über deine Geburt?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Was weisst du über deine Geburt?
La mia nascita

Fino ad ora, non mi ero mai posto troppe domande circa gli anni della mia infanzia, e questo, il mio interesse in effetti si è acceso il giorno in cui ho deciso di scrivere la mia storia e le mie esperienze personali.

Per saperne di piu' dei miei anni d'infanzia ho il privilegio di poter intervistare mia madre, chi meglio di lei avrebbe saputo raccontarmi la mia storia dalla nascita,  domande che senza la sua presenza sarebbero rimaste senza risposta.

La mamma, Lucia Miozzari nata Costa, classe 1925. Compirà 93 anni il 17 febbraio 2018, e nonostante gli anni ha una grande  lucidità mentale ed un'acuta memoria.

Pur in buona forma fisica e mentale, da 1 anno la mamma è ospite della residenza anziani di Mesocco in Mesolcina. Una struttura di piccole dimensioni ben concepita, dove passa le giornate in un grande salone vetrato luminoso ed irradiato dal sole, in primavera la vista spazia sul giardino fiorito, in inverno il prato coperto di neve, permettendo di vivere le stagioni in diretta. Durante la bella stagione, gli ospiti si riuniscono all'esterno del salone, sotto un porticato, riparo ideale per passare il tempo al pomeriggio seduti a chiacchierare. Davanti si apre il giardino, e piu' avanti un piccolo frutteto, ed tutt'intorno fiori di ogni specie abbelliscono il posto. Sul lato sinsitro sopra la casa, si scorge la sagoma del tetto unitamente al  campanile della  chiesetta di San Rocco. A comletare il quadro tutt'intorno si ergono imponenti le montagne della Mesolcina. Mesocco si trova a 900 mt slm, e  l'estate il clima è gradevole. La struttura è accogliente, le persone si trovano bene ed hanno modo di socializzare, piuttosto che vivere in solitune nel proprio appartamento, e passare le giornate senza avere qualcuno con cui chiaccherare.

La mamma si trova molto bene, il personale sotto l'attenta e competente direzione di Suor ........ , è premuroso e cordiale. Per la sua sicurezza la mamma cammina con il sostegno di deambulatore, ciò le dà maggior sicurezza, quando s'incammina parte diritta e con passo spedito, alla faccia dei suoi anni. Alle volte la gente le chiede quanti hanni ha, allora lei si ferma, guarda la persona, sorride ed esclama, secondo lei quanti anni pensa che io abbia? ovviamente ne dimostra molti meno e azzardano un numero che è di gran lunga inferiore agli anni reali, lei tutta contenta  gli dice la sua vera età lasciando il suo interlocutore incredulo. Recentemente si lamenta del fatto che è aumentata un paio di chili di peso, grazie al fatto che qui mangia regolarmente e tutti i pasti.

Per iniziare a scrivere e raccontare della mia infanzia, vado a far visita alla mamma. D'abitudine quando le faccio visita mi accompagna mia moglie Daisy.

In quest'occasione decido di andare da solo onde permetterle una maggior concentrazione e discutere a ruota libera del passato, con Daisy tornerò la volta successiva così che anche lei avrà modo di sentire dal vivo i suoi racconti. Ora quando mi racconta gli aneddoti e memorie del passato, mi parla nel dialetto Poschiavino, quello che parlavamo in casa da bambini, dico bene  in casa perchè abitando noi a San Vittore fuori casa parlavamo il dialetto di San Vittore che è tutt'altra cosa. Quasi fossero due lingue diverse. Il poschiavino è in qualche modo vicino al Romancio dell'Engadina mentre in Mesolcina si parla un dialetto piu' lombardo.

Le spiego che questa è una visita particolare in quanto vorrei parlare con lei e farmi raccontare la storia della nostra famiglia, in particolare sulla sua infanzia, su nostro padre e piu' ingenerale della nostra famiglia agli inizi. Visto l'ogetto della discussione ci appartiamo nella sua camera dove possiamo parlare indisturbati. percorrendo il corridoi per salire alla sua camera, si ferma e alzando lo sguardo per vedermi negli occhi mi dice: "sai avrei avuto piacere anch'io di scrivere qualcosa della mia vita ma purtroppo scrivere a mano è difficile, oggi voi avete i computer e questo facilità molto le cose". In previsione della nostra discussione mi ero preparato una lista di domande da farle. Lei ascolta attentamente e mi risponde puntualmente aggiungendo ulteriori particolari ed aneddoti che sollecitati dalle mie domande ritornavano ora a galla. Alle volte si soffermava un istante a riflettere, oppure alla ricerca nella sua memori di un nome, una data o qualsiasi altro dettaglio che sapeva essere importante, ma che sul momento le sfuggiva. Ho passato due ore intense a discutere ripercorrnedo i primissimi anni della sua vita, parlando del suo incotro con Giovanni che diventerà suo marito, il matrimonio, la nascita dei figli, le difficoltà pratiche della vita di chi si sposa senza mezzi, in un periodo difficile immediatamente dopo la II guerra mondiale. Erano giovani, mio padre poco piu' che 30 anni, mia madre 22 anni, dalla loro parte c'era la giovinezza e la volontà di lavorare e impegnarsi e nulla poteva fermare il loro entusiasmo. Grazie mamma ed anche a Ppapà che purtroppo lui ci ha lasciato ne 1970, grazie per il vostro  impegno, amore e affetto che avete dato a tutti noi.

Ed qui inizia la mia storia.

Il Matrimonio dei genitori

Settembre 1946, Giovanni Miozzari e Lucia Costa si sposano  nella chiesa di Santa Maria, posta all'entrata sud del borgo di Poschiavo, è la chiesa piu' bella che l'età barocca abbia dato alla valle (di Poschiavo). cosi la descrive il "breve racconto della Miracolosa Madonna detta Santa Maria di Poschiavo" Almanacco dei Grigioni Italiani 1929 (1).

Alla cerimonia sono presenti le famiglie ed i cugini di Grosio da parte della nonna materna. Testimoni di nozze per la mamma è la sorella Antonia per il papà suo  fratello Riccardo. Il matrimonio fu celebrato da Don Rocco Rampa, Parroco di Prada dal 1929 al 1952, poi sarà parroco a Soazza in Mesolcina dal '52 al 1969 prima di tornare a Poschiavo capellano di Angeli Custodi. Dopo la cerimonia religiosa i famigliari si recano a Tirano in Valtellina per il pranzo Nunziale. Ricordando quel giorno la mamma è doispiaciuta che non sia stata fata una foto di gruppo con le famiglie riunite per il matrimonio. Dopo il banchetto visita alla Basilica del Santuario della Madonna di Tirano. Mia nonna materna Anna era una pia donna devota in particolare della Madonna di Tirano. Non poteva certo mancare una visita alla "Madona" come la chiamava lei, in un'occasione così imprtante. Mi racconta mia madre che la nonna alle volte si recava a piedi a Tirano per andare a pregare dove apparve la Madonna. (1)

Secondo la tradizione cattolica, il 29 settembre 1504 a Tirano, in un orto, la Madonna apparve al beato Mario Omodei, chiedendogli di edificare in quel luogo un tempio in suo onore. 

 Terminato il pranzo nunziale e la visita in basilica, gli invitati si congedano e fanno ritorno a Poschiavo, mentre i novelli sposi partono per Grosio, dove saranno ospiti dei cugini del nonno materno, Giuseppe Caspani originario  di Grosio. Di questa visita c'è una una foto che ritrae la mamma che indossa il costume Grosino (2), mentre mio pade tutto serio è vestito di scuro con giacca, cravatta, un bel cappello nero “tipo Borsalino”, lo stesso tipo di cappello che uso anch’io nella stagione invernale. I festeggiamenti per il matrimonio durarono un fine settimana, domenica sera di ritorno alle Prese e lunedi di nuovo al lavoro.

La prima casa a Le Prese, nascita del primo figlio Arturo

I novelli sposi trovano un alloggio a Le Prese, da Giovanni Lardi, nipote del datore di lavoro. Qui resteranno poco piu' di un anno. Mia madre è incinta del primo figlio che nascerà il 1mo  dicembre 1947. Era consuetudine in quegli anni partorire a casa, così sarebbe stato anche per mia madre. Il parto risultò più difficile del previsto e dopo due giorni, in cui la puerpera aveva dei crampi alla schiena anzichè  le doglie da parto, il medico Dr. Arturo Maranta decide di farla ricoverare all'ospedale San Sisto di Poschiavo. Il giorno successivo nascerà un maschietto. Le persone a lei vicine in questi giorni furono il medico Dr. Arturo ed il parroco Don Arturo, cosi al momento di decidere il nome del neonato la mamma chiamero suo figlio Arturo.

La fattoria al Canton
Durante il fidanzamento mio padre promise alla mamma che in futuro lei non avrebbe dovuto occuparsi di lavori agricoli, ridendo, oggi mi dice la mamma, promesse da "Giuvanin" mi dice oggi la mamma con un sorriso. Giuvanin era il nome affettuoso con cui mia madre si rivolgeva a suo marito. Con il solo stipendio di panettiere non c'era molto da scialare, e difficilmente gli avrebbe permesso di far fronte alle esigenze della famiglia che stava crescendo, così si diede da fare per procurarsi un guadagno accessorio e così arrotondare le sue entrate. Non possedevano terreni di famiglia, per cui si mise alla ricerca di terreni da affittare per avviare una piccola azienda agricola, senza dover attingere a risorse economiche che non erano nella loro disponibilità.
La signora Maria Bontognali, detta la "Meneta" era proprietaria di una casa contadina ed alcuni alcuni appezzzamenti di terreno, e viveva da sola, per cui era alla ricerca di qualcuno a cui affidare la campagna da lavorare mettendo a disposizione anche casa e fattoria da condividere in comune. Il papà trova un accomodamento con lei per unire le forze. La nostra famiglia andrà a vivere sotto lo stesso tetto con la Signora Maria, prendendosi cura dell'azienda agricola, con un accordo che con il tempo l'azienda sarebbe stata ceduta al papà.
Con questi accordi, purtroppo solo verbali, la famiglia si trasferisce con armi e bagagli, traslocando da Le Prese  al Canton, le due frazioni entrambe del comune di Poschiavo distano tra di loro circa 15 minuti di cammino a piedi. Intanto il papà lasciato il lavoro di panettiere presso la famiglia Taco, trova lavoro presso le Forze Motrici SA, o per dirla in tedesco Kraft Werke AG di Brusio, sono le centrali Idroelettriche della val Poschiavo.
Nasce Irene
1948, mia madre è incinta per la seconda volta. La gravidanza trascorre normalmente, lavorando nei prati ma tant'è.
Le doglie arrivano la vigiglia di Natale, la signora Gemma Rampa di Prada è la levatrice che ha in cura a mamma, e la assisterà nel parto. In quest'occasione tutto ando per il meglio. Alla vigilia di Natale alle 23:48 nasce Irene è il 24 dicembre 1948. Irene sarà batttezzata nella chiesa di Le Prese da Don Alfredo Luminati, la signora Maria sarà la madrina per Irene.
 
Nasce Reto
2 anni e poco piu' tardi, anch'io vedro' la luce nella casa del Canton.  Al parto  sarà èpresente la levatrice signora Gemma Rampa.
nell'inverno del 1951 cadde tantissima neve ed anche quella settimana di febbraio non fu da meno. La  signora Gemma sarebbe scesa da Prada al Canton passando per la strada agricola che attraversa Pagnoncini per raggiungere il Canton. l'11 e 12 febbraio aveva nevicato parecchio e la strada che collega Prada al Canton passando per Pagnoncini era interrotta a causa del pericolo di valanghe. (3)
La persona che inizalmente doveva traspostare la signora Gemma si rifiuto' di fare il giro piu' lungo passando da Viano utilizzando la strada cantonale che costeggia il fiume Poschiavino. Si poneva quindi il problema di trovare un trasporto per far arrivare la levatrice in tempo utile per assitere al parto. Le comunicazioni con la signora Gemma erano facilitate dal fatto che lei già all'epoca aveva una linea telefonica privata in casa, mentre comunicre con gli altri diventava un problema. In quel tempo c'era però molta loidarietà e chi aveva il telefono lomì metteva volentieri a disoosizione poer chi avesse avuto necessità urgenti. fu così che il papà riusci a contattare il signor Ernesto Raselli di Le Prese che accetto' d'intraprendere il viaggio e portare la signora Gemma al Canton per assitere al parto. A parte i problemi logistici il resto si svolse senza ulteriori problemi. 
Al momento di decidere per il nome del neonato, la mamma non era preparata, sapeva però che cercava un nome corto in modo che non fosse facilmente stravolto con diminutivi di vario tipo, e come per Irene, anche per me il nome "Reto" fu suggerito dalla signora Gemma. Inizialmente il nome Reto non convinceva la mamma in quanto conosceva una persona che avava questo nome e per qualche ragione la persona non piaceva alla mamma, ma alla fine segui il suggerimento della signra Gemma, e mi chiamarono Reto Giovanni. Il Battesimo fu celebrato  alle Prese da Don Alfredo Luminati.
La madrina sarà la zia Angela Tampalini in Miozzari, moglie di Carlo fratello di mio padre. Carlo Miozzari 1914 morira di malattia a giugno del 1951, mentre lo zio Marino Tuena, sarà il padrino. Lo zio Marino sposato con Beatrice *1911 1990 sorella di papà, abitavano in zona Cavresc a 200 meri dalle sponde del lago di Poschiavo, ricordo che ancora piccolo andai a trovare gli zii al Cavresc, era invenro e la notte scndeva presto e tutto diventava buio, con neve sulle strade ed un freddo idescrivibile, ci si avvicinava alla casa dalla parte posteriore dal lato del fienile, per passsare sul davanti dove c'era l'abitazione che era poco lontana dalla sponda del lago, e man mano che ci si avvicinava alla casa ci si avvicinava pure al lago, da cui saliva un nebbiolina di umidità fredda e pungente che penetrava nelle ossa. Superata la casa ci si trovava sulla parte anteriore dove c'era l'abitazione e qui si vedevano le luci che dalle finestre illuminavano la neve all'esterno. Questo era il  Cavresh, la fattoria esiste ancora oggi.
 
Poschiavo non ha futuro 1951
Pur nel tran tran della vita agreste, tra la signora Maria e mia madre le cose non erano sempre facili, vivere sotto lo stesso tetto creava delle tensioni che la mamma mal sopportava. Ad un certo punto le cose si misero male. La signora Maria, confidò ai parenti/cugini, le sue intenzioni di cedere l'azienda agricola a mio padre, e questi la convinsero a farsi cedere la propietà, venendo meno agli impegni presi con mio padre. In fatti cedette tutto ad un suo cugino, tale Tommaso Bontognali.  Quando piu' grande  sono di nuovo passata al Canton per vedere dove ero nato ho avuto modo di conoscere anche il sig. Tomaso Bontognali.
Questi sviluppi misero mia madre in uno stato di ansia, già aveva difficoltà di convivenza prima, figuriamoci ora. Si sentiva tradita, e mal sopportava di condividere casa con la persona che era venuta meno alla sua parola. Superato il disappunto si atttivò per trovare una soluzione ai suoi problemi. Lei non sarebbe rimasta in questa casa con la "Meneta" neanche 1 giorno piu' del necessario.
L'occasione arriva anche prima del previsto, e lei non se l'è lasciata sfuggire. E fu cosi che nel giro di pochi mesi lasciò definitivamente il Canton e la val Poschiavo traslocando a San Vittore in Mesolcina.
Piu' tardi la seguiranno a San Vittore anche 2 sorelle di mia madre Rita ed Anna Maria, che avevano sposato due Fratelli della Val Malenco, Gaudenzio e Gioacchino Agnelli.
 
Nuova destinazione San Vittore 1952
Superato lo sconforto per gli eventi al Canton, rese mia madre ancora piu determinata a cercare la via di uscita da quella situazione.
Settembre del 1951, sul settimanale locale "Il Grigione Italiano" (4) appare un annuncio dove si offre un'azienda agicola con annessi terreni da coltivare nel comune di San Vittore in Mesolcina, eventuali iteressati potevano  rivolgersi a Don Reto Maranta, parroco di San Vittore.
San Vittore è l'ultimo paese Grigionese della val Mesolcina che confina con il Canton Ticino.
 
Mia Madre letto l'annuncio, prende carta e penna e scrive a Don Reto Maranta per avere chiarimenti sull'offerta, confermando il suo interesse a valutare un trasferimento della famiglia a San Vittore.
Passano 40 giorni senza nessuna risposta. Quando ormai rassegnata non aspettava piu' niente da quella sua candidatura, le giunge una lettera da Don Reto, che si felicita e invita marito e moglie a recarsoi a San VIttore per prendere visione del'offerta e decidere il da farsi.
Scoprirà in seguito che la causa della ritardata risposta, fu dovuta al fatto che Don Reto aveva si ricevuto lo scritto della mamma, ma aveva voluto sincerarsi attraverso sue conoscenze a Poschiavo, chi fossero e sopratutto cosa si diceva di questa giovane coppia che aveva postulato per trasferirsi a San Vittore. Dopo tutto Don Reto voleva assicurarsi che i nuovi arrivati fossero gente per bene, seria e operosa, oltre  che dei fedeli e devoti Cristiani, in modo da essere da esempio anche agli altri, dopo tutto erano Poschiavini come lui e l'ultima cosa che voleva era fare brutta figura con i suoi fedeli, e sopratutto i non fedeli sempre aperti a critiche.
Ricevuto l'invito a recarsi a San Vittore, si organizzano ed il 7 dicembre 1951, papà e mamma partono da Poschiavo per San Vittore. Il viaggio dura parecchie ore, Poschiavo - Tirano con il trenino della Raetische Bahn, Ferrovie dello Stato Italiane fino a Milano, poi con le Ferrovie Svizzere da Milano a Bellinzona e dulcis in fundo, l'ultima tratta con il treno della Bellinzona-Mesocco parte delle Ferrovie Retiche. Dopo una lunga giornata di viaggio approdano a San Vittore, e sono ospiti di Don Reto nella casa parrocchiale. Trascorrono la giornata dell'8 dicembre giorno dell'Immacolata a San Vittore visitando la fattoria ed i terreni da affittare. Il giorno successivo intraprendono il viaggio di ritorno al Canton.
Mia madre non ha dubbi, al Canton con la signora Maria le andava già stretto prima figuriamoci dopo aver mancato ai suoi impegni presi con mio padre. Per lei la decisione era presi, si parte.
Il tempo suffciente per organizzare il trasporto delle poche masserizzie, ed il 10 febbraio del 1952 caricato il camion del sig. Tito Isepponi di Le Prese, mio padre con i 2 figli Arturo che ha poco pu' di 4 anni ed Irene che ne ha da poco compiuti 3 anni, partono scendendo la Valtellina, fino a Colico, Lago di Como proseguendo per Gandria-Lugano, e da qui risalire di nuovo all'estremità ovest del canton Grigione. 
La mamma con me e la sorella Teresa, farà il viaggio in teno via Milano, raggiungenndo San Vittore l'11 febbraio, il giorno  dopo io compirò 1 anno.
Mia mamma resterà a San Vittore fine a marzo 2017, quando si trasferirànella casa di riposo a Mesocco.
Gli animali seguiranno in primavera quando le condizioni meteo saranno tali da permettere agli animali di affrontare il viaggio in treno passando per il passo del Bernina situato a  2'328 metri di altezza. Nell'attesa da Febbraio alla primavera le mucche saranno ospitate nella stalla del nonno materno a Prada.
Arrivando a San Vittore il vicario Don Reto si era attivato per trovare lavoro per il papà.
La signora Marina Menghini era una Poschiavina di San Carlo che prima di sposarsi era stata da Don Reto quale sua domestica per poi sposarsi con Il Renzo, un giovanotto del posto che faceva il muratore e aiutò il papà a torvare lavoro presso la sua ditta. fu così che la famiglia Miozzari arrivò a San Vittore lunedi 11, e martedi 12 febbraio 1952 iniziò a lavorare quale operaio presso l'impresa costruzioni Mancini & Marti a Castione. Quello stesso giorno compivo 1 anno di vita. Per la mia famiglia fu l'inizio di una nuova avventura.
 
 (1)   BASILICA DI TIRANO Il gusto barocco, la grazia e la ricchezza delle decorazioni a stucco, delle sculture    e degli affreschi, fanno sì che il santuario venga considerato, con il duomo di Milano  e la certosa di Pavia, una delle tre chiese più belle della Lombardia. La Madonna di Tirano è stata proclamata patrona della Valtellina da papa Pio XII. [2]A. Giussani e L. Varischetti, Il Santuario della Madonna di Tirano nella Storia e nell'Arte, Como, 1926, rist. Sondrio, 1964
(2) Il costume da festa Grosino comprende una lunga ed ampia gonna nera strasc, fittamente pieghettata, con busto allacciato da una fettuccia nera; dietro la vita è un sottile fiocco rosso fioc del strasc. Sotto si porta una sottogonna bianca traversa sott arricciata ed orlata di pizzi con una tasca sul davanti scarsela sott. Sopra è un lungo grembiule di seta scusai de seda, nero o viola in occasione di funerali, bianco per battesimi e nozze o colorato negli altri casi. La parte superiore del costume comprende un giubbetto di raso damascato dalle maniche rigonfie cursett, con applicazioni di velluto nero ai polsi e al collo. All’altezza dell’allacciatura della gonna abbiamo la cosiddetta pezza del stomec, in panno e velluto rosso di forma triangolare che serve per sostenere il seno. Sulle spalle un ampio scialle di seta ricamato, con lunghe frange. Completa il tutto un curioso cappello di feltro nero a falda tondeggiante, guarnito di piume di struzzo e di un fiocco di seta anch’esso nero, che deve lasciare scoperte le trecce raccolte e puntate da uno spillo. Le calze sono di lana rossa ma in occasione di lutti assumono colore viola. Le scarpe, infine, sono nere con fiocco o fibbia.
 
 (3 ) nella foto si vede in primo piano la frana di Prada, dietro il cimitero che resta appena fuori dalla frana, sullo sfondo le case di Prada la foto è del 1899).
 
 
Wie sind die Eltern auf deine(n) Vornamen gekommen? Haben deine Eltern gut gewählt?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Wie sind die Eltern auf deine(n) Vornamen gekommen? Haben deine Eltern gut gewählt?
Reto Giovanni
Al momento della nascita i miei genitori non avevano deciso il nome, mia madre voleva un nome breve che non fosse facilmente modificato con nomignoli e sopranomi.
Ancora una volta la persona che assitette al parto, e abituata a questi momenti decisivi, diede il suggerimento che fu raccolto, Saro' chiamato Reto Giovanni.
Sono molto contento della ascelta fatta per il mio nome, orgoglioso di appartenere a queste genti, ed alle sue vette.
Fiero di portare il nome Reto, della Rezia o Raetia come la chiamavano i Romani e della sua soria.
 
Nei Grigioni Reto è abbastanza comune, quasi sempre la persona che porta questo nome ha origini o legami fossero solo affettivi con questa rgegione.
Alle scuole elementari, nella mia classe eravamo 2 allievi che si chiamavano Reto, poi c'erano due tra le persone piu' in vista del paese, Don Reto Maranta, Vicario del villaggio, e l'onorevole Reto Togni, allora membro del Granconsiglio Grigionese a Coira, nonchè redattore del settimanale locale La voce delle Valli.
 
Hattest du auch Übernamen?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Hattest du auch Übernamen?
Dovuto al fatto che il mio nome era corto e difficilmente storpiabile non ho mai avuto dei sopranomi con cui mi chiamassero.
In was für eine Zeit wurdest du geboren?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

In was für eine Zeit wurdest du geboren?
1946 subito dopo la II Guerra Mondiale
I miei genitori  si sono sposati a settembre del 1946, poco dopo la fine della la seconda guerra mondiale. Il paese  usciva dalla II guerra mondiale che fu molto dura in particolare gli ultimi anni. A maggior ragione per le genti abitanti di una valle chiusa a nord dal passo del Bernina ed a sud dal confine con l'italia. Fino al 1943 le cose erano quasi normali tanto che la frontiera di Campocolgno rimase aperta e le merci passavano normalmente, ed il contrabbando era  accettato da entrambi i lati del confine. A partire da metà 1943 le cose divennero molto piu' rigide e l'autorità Italiana in  particlare dopo l'instaurazione della RDS (Repubblica di Salo) e con i tedeschi al confine ed i partigiani che occupavano la zona a ridosso con la Svizzera, le cose si fecero piu' difficili, conseguentemente ando' via via intensificando la lotta al contrabbando. L'talia con una guerra difficile, vietò l'esportaziojne di generi alimentari verso la Svizzera sopratutto Riso, pasta e altri alimenti non di produzione locale e difficilmente reperibili in Svizzera in questa situazione.
("il periodo bellico nella zona di confine di Diego Zoia  www.ssvp.ch)
 
Nonostante ciò i miei genitori pur avendo poche risorse economiche sono riusciti ad accudire alla loro famiglia in modo decoroso, con lo stretto necessario per allevare i propri fgli in modo sano e con grande dignità, anche se il superfluo non sapevano cosa fosse.
Mia madre completo' il tirocinio da sarta da uomo. Appena ragazzina dovette aiutare la madre con i fratelli piu' piccoli, era una famiglia numerosissima, con ben 14 figli, essere in 16 a tavola durante la 2nda Guerra mondiale e sfamarli tutti non doveva essere una cosa semplice. La famiglia viveva di allevamento e agricoltura. Nell'azienda si allevavano mucche, maiali, e altri animali da cortile, coltivando l'orto e campi di grano e patate, pur in un economia di guerra i nonni sono risusciti a sfamare la loro numerosa famiglia. 
Per aiutare la mamma con i fratellini, mia madre anzichè in 3 anni richiesti per completare la formazione, impiegò oltre 4 anni a causa di ripetute assenze. Finito il tirocinio non trovo' lavoro come sarta ed andò a Servizio presso la familgia Lardi a Le Prese.
Finito l'apprendistato, non  trovando impiego quale sarta, la mamma andò a servizio presso la famiglia Bernardo Lardi detto "Taco", proprietario del negozio di commestibili a Le Prese, con annessa panetteria, oltre alla stalla per mucche ed il cavallo da tiro che serviva per le commissione nelle frazioni vicine.
I genitori del papà abitavano in centro a Poschiavo, mentre la famiglia di mia madre abitava a Prada, essendo troppo lontani dal posto di lavoro, la famiglia Lardi oltre al lavoro forniva nache vitto e alloggio a entrambi.
All'ora dei pasti tuttala  famiglia con i dpendenti, mangiavano assieme nelal agrande cucina della casa seduti allo stessa tavola.
Qui ebbero modo di conoscersi, nel settembre 1946 si sposano e creano la loro famiglia .
Da poco era finita la guerra non c'era molto lavoro, mia made percepiva uno stipendio mensile 70,00.
Mio padre pure impiegato presso la famiglia Lardi in qualità di panettiere, aveva uno stipendio di 90,00 Fr. mese portato a 110,00 dopo il matrimonio.4

Il contrabbando e la mangiatoia del cavallo
In tempo di guerra guardie di confine Svizzere erano indagavano su sospetti traffici di merce di contrabbando e naturalente un negozio di alimentari non poteva sfuggire a queste attività, ragion per cui le guardie erano sempre vigili.
Quando si presentano nel negozio alla ricerca di merce di contrabbando, tutti in casa asseriscono che tutto è in regola ed invitano le guardie a controllare le  merci nel negozio e deposito annesso. Le guardie non sono convinte e vogliono ispezionare anche le stalle.
Taco e mio padre  conoscevano bene la bestia e sapevano che era meglio giragli alla larga dagli zoccoli. in fatti se l'animale non conosceva la voce della persona che lo avvicinava era consigliabile era stare lontano da lui e dai suoi zoccoli. Successe che intuito la possibilità di una visita delle guardie mio padre prese la merce di contrabbando e la deposita in fondo alla mangiatoi davanti al cavallo, dove per accedervi si è costretti apassare prima dietro e poi a fianco in uno spazio ristretto tra il cavallo e la parete della stalla, per poi raggiungere la mangiatoia che si "prezev" . Per trovare al corpo del reato bisognava per forza vedersela con il cavallo. Mio padre ben si guarda da intervenire, le guardie dopo alcuni tentativi desitono ed abbandonano la ricerca.  All'epoca per le guardie poteva essere un'infrazione alla legge, ma alla fine si trattava di alimentari che scarseggiavano a tutti ed il fine giustificava i mezzi. 
Maiali e mucche di contrabbando
I fratelli di mio padre compravano dei maiali in Italia che poi trafugavano in Svizzera passando dalle mulattiere sulle cime delle montagne, arrivati a casa mettevano i maiali nel porcile assieme agli altri maiali, che pero' non conoscendosi diventavano agressivi tra di loro, per facilitare l'integrazione prendevano l'urina e le feci dei maiali di casa e strofinavano il corpo dei nuovi in modo che gli ododri si confondessero per facilitare la convivenza.
In un'altra occasione lo Zio Toni aveva contrabbandato dall'italia una mucca da macellare e vendere sul mercato a Poschiavo. per alcuni giorni fu chiusa in stalla assieme alle altre mucche della famiglia, poi doveva portarla dal macellaio ove la bestia sarebbe stata macellata e messa in vendita dal macellaio noto cvome "Becherin". Il macello era situato all'entrata del paese e per arrivarci era necessario attraversare a piedi il paese, anche passando per le stradine laterali lastricate di selciato i famosi "san pietrini" i passi della mucca nella notte potrebbero attirare l'attenzione della gente, e questa era l'ultima cosa che volevano. Calata la notte lo zio prende la mucca e prima di uscire dalla stalla fascia gli zoccoli della bestia con dei sacchi di iuta in modo da attutire il calpestio dei passi sul selciato. Lo zio Antonio tirava la mucca per la fune ed il fratello dietro a pungolare la mucca per farla avanzare a passo spedito, sperando di non essere sorpresi con il corpo del reato.
In un altra occasione le guardie di confine ferma lo zio Antonio per arrestarlo con l'accusa di contrabbando  di sigarette. In realtà non avevano prove ma lo presero e venne rinchiuso nella torre del comune di Poschiavo. Il fratello di mia madre Celeste, ancora mia madre non era sposata, assistette alla scena quadno venne arrestato, lo Zion Toni non era tipo da farsi facilmete intimidire, e anzichè arrendersi si mise a tirar calci alle guardie che faticarnon non poco ad averne ragione. Preso e chiuso nella torre, riamse per 3 giorni senza mangiare avendo paura che gli soministrassero qualche medicamento per farlo "cantare". Lui tosto non molla. Mio padre si reca sul retro della torre comunale che da sul  cimitero dei "protestanti" o riformati e da qui riesce a comunicare direttamente a voce con il fratello che è rinchiuso e nega ogni addebito. Era inverno ed aveva nevicato, mio padre entra nel cimitero trascinando le scarpe per evitare di lasciare impronte sulla neve che potessero risalire a lui. Dopo un paio di giorni che era trattenuto agli arresti senza prove, il sig. Guido Lardi che aveva una certa autorità nel comune si recò dalle guardie a chiedere che il Miozzari fosse liberato, rivolgendosi alle guardie dicendo: "vergognatevi tenete quel giovanotto agli arresti senza prove, mentre suo padre è morente a San Sisto (cosi si chiama l'ospedale di Poschiavo), liberatelo e lasciate che veda suo padre", cosi disse Guido detto "Grupat" . "Grupat" da "grop" o nodo in quanto si occupava di legname forestale.
Fu cosi che Toni venne messo in libertà. Suo padre morirà dopo pochi giorni.
Il fratello minore, Francesco Miozzari, guidava l'ambulanza. D'inverno con il passo del Bernina chiuso in caso di urgenze i pazienti da Poschiavo venivano traferiti mediante ambulanza a Sondrio. in Valtellina. Qundo c'era un urgenza si avvisava la dogana che era in arrfivo un veicolo con paziente in urgenza di ricovero a Sondrio per cui la procedura era semplificata. Stà di fatto che lo zio Francesco ed altri suoi compagni oltre ai pazienti trapsortava anche merce di contrabbando, al solito sale in uscita e sigarette e riso in entrata. I ricordi di mia madre sono un po' sfuocati, ma stà di fatti che ad un certo punto i Carabinieri Italiani erano sulle sue tracce, evidentemente lui riuscì a sfuggire altrimenti in Italia in quel momento le cose per lui avrebbero potuto diventare complicate.
Il Caffè è le sigarette con gli spalloni
Finita la guerra il contrabbando non sparisce al contrario diventa un'attività legale almeno dal lato Svizzero. Nel dopoguerra sarà però unidirezionale, e si svilupperà con il caffé tostato, e sigarette fanno la parte del leone.
In tutta la val Poschiavo fino alla fine degli anni 1970 di tanto in tanto nei illaggi si sentiva un intenso odore di caffè dovuto al raffreddamento dei chicchi a tostatura completata, il vapore creato con l'acqua con cui si cosparge il caffè per completare la torrefazione crea una nuvola di vapore che avvolge tutto il villaggio.
Sia il caffe che le sigarette venivano confezionati con dei grandi scatoloni racchiusi in sacchi di Juta a cui si creavano delle bretelle e si ottevano le famose "bricolle" che gli "spalloni" contrabbandavano in Italia. Gli svizzeri organizzavano il trasporto con dei furgoni fino al punto piu'  alto raggiungibile con veicoli a motore e poi da qui in avanti i givanotti si caricavano in spalla le bricolle e salivano fino ad opltrepassare il confine e cercando di non incontrare la Guardia di Finanza Italiana portavano il prodotto di contrabbando in Italia. Vita dura ed alle volte anche pericolosa a causa di cadute in montagna. Questa attività avrò modo di viverla non solo a Poschiavo ma pure in Mesolcina che confina a sud con l'Italia, piu' precisamente con Dongo ed il lago di Como. Il punto privilegiato in questo caso partiva da Roveredo in zona Grotti si preparavano le bricolle. erano quasi sempre sigarette. Da Roveredo con i mezzi si sale fino al Monte del Gesero in territorio ticinese, e da qui in mezza ora si arriva sul passo San Jorio che segna il cponfine di sato e sotto scendendo si arriva a Dongo sul lago di Como.
Nel 1966 con i miei fratelli avevamo preso in affitto un alpeggio sul territorio di Roveredo chiamato Roggiasca che è una valle parallela alla valle Morobbbia che porta al passo san Jorio. Noi accudivamo alle mucche e capre al pascolo sull'alpeggio e sovente vedavamo una colonna di 20 ed anche 30 ragazzi con il loro carico sulle spalle che salivano il sentiero per portare il loro carico in Italia, sperando di non incappare nelle guradie che li aspettvano dall'altro lato del confine. Se arrivavamo a distanza per parlarci si informavano sempre se per caso avessimo visto degli uomini sulla cima in quanto erano preoccupati d'incontrare le guardie Italiane.
Poi tutto è finito ed anche il romanticismo degli spalloni è terminato, ai grotti non si confezionano piu' le bricolle ma si continua sempre a mangiare degli ottimi salumi e formaggi con del vino oggi sicuramente migliore di quello di allora.
Il formaggio nel ruscello
Sull'alpe d'estate avevamo 100 mucche, altrettante capre, 10 a 15 maiali ed 1 mulo da soma per trasportare le vettovaglie.


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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Was ist deine erste eigene Erinnerung an dein Leben?

I MIEI PRIMI RICORDI
San Vittore Mesolcina

I miei ricodi d'infanzia iniziano a San Vittore in Mesolcina e sono legati alla casa paterna, quella come era in origine, fu poi ristrutturata nel 1972. Ricordo la cucina, le camere, il solaio, piuttosto che la cantina ed avro' modo di decriverli piu' avanti. Sul retro della casa c'è un piccolo giardino, una parte coltivata ad orto, l'altra parte è libera e ci giocavamo da bambini. Di fianco una stalla, ormai in disuso già in quegli anni, in origine dava riparo a  pecore e/o capre. Noi la usavamo per depositare la legna da ardere, chiamandola legnera, successivamente servirà da deposito per il fusto da 200 litri del gasolio che serviva per la stufa di casa. Il pieno della stufa si faceva mediante un apposito contenitore di 10 litri con il quale si travavsava il gasolio nel serbaoio ed ogni volta s'innondava la casa dell'odore pungente del gasolio che era tutt'altro che gradevole.  La cucina era il solo locale della casa riscaldato. Tutti gli altri locali erano sprovvisti di riscaldamento.

Nelle camere dove si dormiva d'inverno ci si svegliava con i fiori dei cristalli di ghiaccio sulle finestre, la sera andavamo a letto con le sacche sxcaldaletto di gomma riempite di acqua calda.
Prada Poschiavo
Cio' che mi permette di avere una data certa dei primi ricordi è legato alla bisnonna materna, Lucia Caspani, Ricordo di essere stato in visita a casa della bisnonna a Prada, e questo deve essere stato poco tempo prima che morisse il 30 agosto 1955. Ricordo una donna esile con i capelli bianchi in una camera in penombra, la camera aveva le pareti e soffitto rivestiti in legno di pino cembro come si usava e si sua ancora per certi locali nei Grigioni. Pino cembro o cirmolo cresce in val di Campo, raggiungibile salendo la strada del Bernina fino a Sfazu  e poi si prosegue per una strada forestale.

Questo ricordo è databile e quindi posso affermare con certezza che a quell tempo avevo poco piu' di 4 anni e 6 mesi.

Rossa Calanca
Altri ricordi sono legati d'infazia sono legati a Rossa in Val Calanca. In quel periodo alternavamo i nostri soggiorni tra Poschiavo e Rossa, con la nonna materna oppure con le sorelle di mia madre che erano in Rossa per aiutare lo zio prete. In età prescolastica, sopratutto l'estate quando anche l'asilo era chiuso a turni passavamo le ferie estive in Rossa o a Prada.

Il fratello della mamma Don Giuseppe Jr. (1921-1991) viene consacrato prete nel 1949, e subito dopo sarà nominato Parroco di Rossa, Augio e Sta Domenica in Val Calanca dove sarà parroco fino al 1960, successivamente come da suo desiderio sarà trasferito nella Parrocchia di Poschiavo con la funzione di Capellano delle curiazie di Sant'Antonio e Cologna, fino alla morte avvenuta nel 1991.

Don Giuseppe Jr. arriva in Val Calanca, nella setessa comunità di Rossa Augio e Santa Domenica, dove suo zio Don Giuseppe Costa Sr, *1892 1962, fu parroco dal 1923 al 1947, per poi essere trasferito nel 1948 a Ried in Moutathal qui morirà ed è sepolto nel 1962.
(6) Clero Poschiavino in Mesolcina e Calanca

Madre e sorelle a turno davano supporto a Don Giuseppe nella sua missione pastorale in quel paesino in fondo alla val Calanca.  Una sorella o la mamma in funzione delle loro disponibilità facevano da perpetua  a Don Giuseppe. Rossa è difficilmente raggiungibile per chi viene da Poschiavo, le due valli sono poste agli antipodi del canton Grigioni, per raggiungerle si devono superare i passi alpini del Bernina, dello Julier e del San Bernardino. In inverno si passava dall'Italia, via Milano per risalire a Bellinzona, e da Bellinzona con la vecchia ferrovia Retica fino a Grono dove si cambia per proseguire con l'auto postale.
Viaggiare bel canton Grigione
Nel 1950 il viaggio durava 20 ore, così da quando la mia famiglia si stabilì a San Vittore, i famigliari ne approffitavana per fare una interruzzione del viaggio e visitare  anche la figlia o sorella.
Il servizio pubblico in Val Calanca è garantito dal servizio auto postale, all'epoca PTT e questo era il solo mezzo di trasporto disponbile, dal 1955 con l'aiuto di Don Enrico von Daniken parroco di Selma, lo zio ottiene il permesso di guida. Dapprima acquista una Vespa 150, che gli da si maggiore mobilità, ma con tutti i limiti di un mezzo a 2 ruote, pur apprezzato con pioggia e neve non è certo il massimo del comfort. Dopo poco tempo acquisterà un Maggiolino VW. Ora è in grado di essere autonomo e con la nuova autovettura potrà trasportare ulteriori passegggeri a bordo.
Mia madre, in quegli anni aveva 4 o forse già 5 figli, in età dai pochi mesi ai 10 – 11 anni. I grandicelli in estate andavano in Rossa dalle zie, mentre lei rimaneva in Mesolcina con i piccoli ed aiutava il papà con la fattoria.
Estate in Val Calanca
Io avevo 6  agli 8 anni, e icordo molto bene le estati passate in rossa da Don Giuseppe. La strada cantonale che porta a Rossa dopo aver attraversato il ponte sulla Calancasca, termina e le case in alto al paese sono raggiungibili passando per delle stradine strette che salendo ti portano su fin sotto il porticato della chiesa Parrocchiale, di fianco a pochi metri sorge la casa del parroco. La casa Parrocchiale è una struttura con solidi muri in pietra larghi oltre mezzo metro, il tetto in pietra, e le finestre sono di piccole dimensione, la casa è circondata da un grande giardino terrazzato seguendo il profilo della montagna. Nella parte in alto del terreno si coltivava l'orto, gli spazi non coltivati ad orto erano riempiti con fiori e piante da fiore per le api.
Sul balcone che dava sul giardino fu costruita una piattaforma per alloggiare le arnie con le api miellifere. In tutto non meno di 50 arnie erano alla ricerca del nettare dei fiori di montagna per cui si otteneva un miele profumato e delicato. Nell'orto crescevano spontaneamentwe parecchie piante di Verbascum thapsus L.,  volgarmente detto tasso barbasso è una piantaerbacea biennale. Il Tasso barbasso cresce fino a oltre 2 metri di altezza, è ricoperto di fitta e soffice peluria, i fiori sono gialli e hanno un diametro di 1,5-3 cm, ed ogni pianta ne porta parecchi. In primavera si andava sui pascoli sopra il paese a raccoglierei fiori di ercia carnea, è una pianta che forma dei cuscini fioriti per lo più in larghezza. Tipica delle Alpi, vive a quote fino ai 2500 msl in prati e pascoli, su pendii rocciosi e soleggiati e nelle zone luminose al limitare dei boschi di conifere, e si usano i fiori per preparare mediante l'aggiunta di abbondante zucchero per ottenere uno sciroppo da usare in sostituzione del miele che venivaa prelevato dalle arnie e permettere la sopravivenza delle api.Lo zio ci dava lezioni di  botanica sui fiori sia selvatici che coltivati nel suo giardino, avendo cura di scegliere i fiori per ottenere fioriture in tempi diversi per garantire nettare alle api durante la bella stagione. Arrivato il tempo della raccolta del miele, si predisponeva tutta l'atttrezzatura nella grande cucina. Il pezzo centrale dell'operazione era costituito dalla centrifuga azionata a mano mediante una manovella che aiutavamo anche noi a girare. I telai gonfi di miele venivano prima puliti della cera che ricopre le cellette, prima di essere inseriti nella centrifuga er estrarre il miele dagli alveoli. Il miele scivolava sul fondo e attraverso un tubo lentamente scivolava in un grosso recipiente di raccolta. Successivamente si sarebbe passati all'invasatura del nettare in contenitori di carta cerata, prima ancora che nei vasetti di vetro e il tutto veniva sigillato, Porzioni da 250/500 e 1'000 gr erano standard.

Un aneddoto che non potro' scordare, stavo portando un telaio pieno di miele dall'arnia alla cucina, e sul talio c'erano ancora alcune api che non volevano abbandonare il loro miele, io non mi accorgo se non quando un'ape parte e mi punge sul labbro della bocca. A parte il dolore quello che fu impressionante fu il gonfiore sulla bocca, ma poi tutti si aggiusta in fretta.

L'altra passione dello zio era la pesca, il fiume Calancasca era ricco di trote fario e temoli. Alle volte andava a pesca con la brenta, un contenitore metallico che si portava in spalla riempito di acqua serve per tenere in vita i pesci dopo averli catturati, in questo modo si potevano portare a casa vivi per poi essere messi nella grande vasca situata in giradino dove c'era sempre acqua corrente derivata da un ruscello, cosi le trote restavano vive fino al momento di cucinarle. 
Come esca prediligeva il lombrico, che cercavamo nelle cataste di stallattico vecchio, scavando e rvoltando la crosta secca di superficie, sotto pullulava di lombrichi lunghi e cicciotelli di diversi colori, dal marrone al rosso intenso, al rosa. Noi non avevamo remore a raccoglierli a mani nude e deporli in scatollette di latta nel coperchio si praticavano dei  per lasciari respirare i lombrichi, che al momento oopprtuno venivano infilati sugli aghi quale esca per le trote.
Le donne di casa oltre che preparare le trote dovevano anche andare a pescarle con un retino nella vasca in giardino. Il che sembrerebbe una cosa facile ma dentro la grande vasca non era così evidente. Racconta mia madre che in occasione di una festa importante del paese a cui partecipavano diversi preti della comunità Calanca e Mesolcina, mia madre e la nonna si apprestano a catturare i pesci. Mia madre per praticictà decide di entrare direttamente in piedi nella vasca la nonna fuori pronta a prendere i pesci, fatto stà che i pesci non si fanno prendere e le due cominciano a ridere divertite tanto d'avere le lacrime agli occhi dalle risate, nonostante gli sforzi le trote continuavano a sfuggire, alla fine le trote son comunquye finite in padella con burro e salvia deliziando i commensali. 
Nella parte inferiore del giardino c'era il pollaio dove si allevavavno galline ovaiole ed anatre mute, animali simpatici che producevano sia uova che carne.
L'altra attività dello zio prete era l'addestramento del suo cane, un bel pastore tedesco dal nome Bella,  ammaestrato per servizio ricerca persone in caso di valaghe. Dell'addestramento se ne occupava lo zio partecipando a dei corsi specifici per cani da valanga. Bella con noi era molto docile. (9).

Quando si andava a passeggiare il cane era sempre al nostro fianco. con il cane ho un aneddoto importante da  raccontare. Un pomeriggio la zia Ambrosina ed una sua amica fanno una passeggiata sulla strada che da Rossa sale per Valbella che è l'ultima frazione della valle dove termina la strada carrozzabile, all'epoca la strada era sterrata.

Passato il primo ponte dopo il paese di Rossa la strada inizia a salire costeggiando la Calancasca. Percorso qualche chilometro incontriamo delle capre che stanno scendendo sulla strada verso il piano, probabilmente stavano scappando dall'alpeggio, la zia pensando di fare cosa buona mi dice di fermare gli animali e farli tornare sui loro passi per non lasciarle scendere al piano. Lei in compagnia con un'amica, continua a camminare, io mi appresto ad affrontare le capre, la Bella in presenza di animali resta al guinzaglio, sotto la strada scorre il fiume Calancasca. Io  affronto gli animali per dargli la volta, ma queste per niente impensierite mi affrontano a testa bassa e con le corna  mi spingono oltre il ciglio della strada giù nella scarpata sottostante verso il fiume. Avrò  avuto dai 6  ai 7 anni. Mentre io scivolavo giù per il ciglio del fiume, chiamavo la zia ma causa del rumore dell'acqua lei non poteva udire i mie richiami. Il cane si accorse delle mie difficoltà e si mise a tirare il guinzaglio per venirmi in soccorso, la zia non capiva cosa stesse succedendo che il cane si agitava, e fianalmente si girò per vedere cosa stava succedendo rendendosi conto del pericolo. Istintivamente libera il cane che in un balzo mi raggiunge, le capre imapurite fuggono, ed il cane con la bocca mi tira per il maglione e mi aiuta a salire sulla strada. Penso dover la mia vita alla Bella.

La nostra esperienza Calanchina termina nel 1960 quando Don Giuseppe viene nominato Capellano di Cologna e Sant'Antoio frazioni del comune di Poschiavo. Potrà cosi essere vicino alla mamma e alle sorelle che vivono nella frzione di Prada. 
Val Calanca 60 anni più tardi.
Tanti anni piu' tardi, il 6 marzo del 2016 decido di portare mia moglie a visitare la val Calanca. Il giorno precedente era caduta parecchia neve, mentre quel giorno splendeva il sole ed il cielo era azzurro terso. Dopo Buseno la valle si restringe ed è chiusa tra le pareti della montagna, il cielo è una striscia blu in lato, sui fianchi della montagna si scorgono grossi massi di pietra in bilico sul pendio della montagna coperti di neve e sembrano pronti per scivolare a  valle ad ogni momento. Mia moglie, alza lo sguardo e resta intimorita, guardando in alto preoccupata per queste grosse pietre in bilico che sembrano cadere da un momento all'altro. La neve ceh ricopre i massi fa sembrare ancora piu' drammatica la situazione. Daisy alza lo sguardo e mi dice, " ma non cadono mai quei massi" figuriamoci dico io sono li sopra da secoli perchè mai dovrebbero cadere proprio oggi, tranquilla e rilassati. Proseguiamo fino a Rossa dove le mostro il villaggio e i posti dei miei ricordi d'infanzia.  Arrivati a Rossa lasciamo l'auto in basso al paese per salire su fino alla chiesa, pecorrendo le stradine che portano su fino al portico della chiesa di San Bermardo, di fianco la casa Parrocchiale dove andavo da bambino. Trovai la in uno stato di abbandono, con finestre e vetri rotti, tutto abbandonato a se stesso. Forse hanno rifatto il tetto ma non sono sicuro. Peccato che nessuno intervenga salvare queste vestigia del nostro passato, mentre tutt'intorno tutte le case, rustici e stalle sono stati riattati e sotto la neve il paesino sembra un presepe. Lasciammo Rossa con un po' di malinconia.

E qui viene il bello: il giorno successivo 7 marzo 2016 poco  dopo Buseno, proprio nel punto dove Daisy esprimeva le sue paure, una frana cade e travolge la strada cantonale per oltre 200 mt. isolando l'alta valle dal resto del mondo per alcuni giorni. Roba da non credere (11)

(11) www.rsi.ch/news/ticino-e-grigioni-e-insubria/Grossa-frana-in-Val-Calanca-6999980.html

 

Nota: Rossa è un comune di 120 abitanti (2017) situato a 1088 msl ed è l’ultimo Paese abitato in fondo alla valle calanca.Il nome di Rossa è derivato dal fatto che la Chiesa fu costruita sopra un sasso rossiccio, colore molto presente nella roccia del territorio. La chiesa parrocchiale di S. Bernardo venne costruita nel 1677-1684. Il com. annovera diverse cappelle: di S. Carlo al Sabbione (1694) dipinti Giorgioli, di S. Maria della Neve (1683, località Valbella), di S. Maria Maddalena al Calvario (1691), della Madonna del Sangue e della Madonna del Rosario (XVIII sec.), di S. Rocco (1725).

Ancora una volta troviamo una concomitanza singolare: la famiglia Costa è originaria di Prada, frazione del comune di Poschiavo, sia Prada che Rossa hanno San Bernardo quale partono e la chiesa a lui dedicata.

(5) Fino al 1mo gennaio 2015, la chiesa di Prada era una curazia sotto la parrocchia di San Vittore Mauro di Poschiavo, su richiesta di Don Redaelli a nome di tutti fedeli, è divenuta parrocchia delle frazioni di Prada, Annunziata e Pagnoncini, come da decreto Vescovile del 14.12.2014 firmato dal Vescovo Mons Vitus Hounder Vescovo di Coira, Amministratore apostolico dei cantoni d’Obwaldo, Nidwaldo, Glarona, Zurigo e d’una parte d’Uri.

(5) Vedi decreto allegato)

Don Giuseppe Costa

Nella famglia Costa per ben 4 generazioni di fila ci fu un filgio prete, il primo fu Don Isidoro Costa, successivamente per 3 generazioni un figlio di nome Giuseppe divenne prete come riportato qui sotto

Un fratello del mio bisnonno sarà il primo Don Giuseppe, diventando Parroco di Poschiavoo, il fratello di mio Nonno sarà pure Don Giuseppe Sr., ebbi modo di conoscerlo. Don Giuseppe sr. *1987 1962, in seguito anche il figlio del nonno Cesare, Giuseppe prenderà i voti (6) vedi: Clero Poschiavino in Mesolcina e Calanda

  • Don Isidoro Costa 1823 – 1896
  • Don Giuseppe Costa 1863-1920
  • Don Giuseppe Costa Sr. 1897-1962 Studi a Svitto e Coira consacrato 1916
  • Don Giuseppe Costa Jr. 1921-1991 studi a Seveso-Maroggia e Coira consacrato 1949

 

 

 

Welche andern frühen Ereignisse hast du nicht vergessen?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Welche andern frühen Ereignisse hast du nicht vergessen?
I lavori della campagna
Innanzitutto l'estate a San Vittore quando si andava nei prati per la fienagione. In particolare ricordo quando l'estate il tempo era piovoso e la frustrazione di tutta la famiglia quando capitava che le pioggie estive non permettevano al fieno di essicare al punto da poter metterlo nel fienile in quanto l'uniità ne avrebbe compromesso la qualità con il sorgere delle muffe dentro la catasta del fieno, ciò lo rendeva non apetibile per le mucche.
La Valmoesa
dal 1960 alla messa in funzione della nuova industria che si era installata a San Vittore, la Valmoesa SA, sorse un ulteriore problema legato ai fumi emessi dai porcessi industriali. dal 1956 i comuni della bassa mesolcina concessero i diritti di sfruttamento idrica delle valli laterali di Lostallo, Cama e Roveredo alla ELIN SA delle Acciaierie Monteforno di Bodio. Nella concessione fu inserita una clausula che 1/3 dell'energia prodotta doveva essere consumata in Valle. Avendo alle spalle un acciaieria situata a  Bodio, a San Vittore fu creata una sezione con con forni ad arco per produrre acciaio partendo da rottame di ferro, un cubilotto per la produzione di ghisa che serviva per produrre gli stampi in cui veniva colato l'acciaio fuso a 1600 °C, per produrre lingotti di ferro sia a San Vittore che a Bodio. Un'altra sezione comprendeva 3 altoforni per la produzione di ferro leghe, in particolare silicio metallico puro al 99,0%. questo sarà il materiale base per l'indistria elettronica odierna ma all'epooda il grosso del consume era nell'indistrai dell'alluminio.
Il silicio viene preparato tramite riscaldamento di (quarzo) silice a 2000 °C ad elevato grado di purezza, in forno di fusione usando elettrodi di carbonio. Sopra i 1900 °C  il carbonio riduce la silice in silicio. Il silicio liquido si raccoglie in fondo al crogiuolo e viene quindi prelevato e raffreddato. Il silicio prodotto a San Vittore era di purezza > 99,0 % di SiO2. Questo processo industiale causerà non pochi problemi, in quanto durante la trasformazione del quarzo in silicio si crea una quantità enorme di polveri che vengono emesse in atmosfera attraverso le ciminiere dei forni, spinte dal calore i fumi salivano diverse centinaia di metri, prima di essere spinte dal vento andando a copire il fondo valle per lunghi tratti prima di disperdersi in atosfera e ricadere a terra. In questa zona il vento soffia prevalentemente da est a ovest in direzione del Ticino, ed i fumi inondavano il cielo a valle della fabbrica altre volte andavano a monte posizonandosi direttamente sopra la campagna, questo fenomeno oscurava il sole ed il fieno falciato faticava ad essicare a causa della mancanza del calore del sole a cui il fumo impediva di scaldare il terreno come sarebbe sato normale. Nonostante gli inetrventi delle autorità preposte, il problema perdurerà per parecchio tempo nonostante l'introduzione di sistemi di filtrazione dei fumi per abbattere le polveri prima di disperderle nell'atmosfera, Inizialmente si usarono degli abbattitori a mezzo uggelli di acqua, che stava dando dei risultati ma poi sorgeva il problema dei fanghi che vennero depositate in grandi vasconi a cielo aperto nei terreni attorno alla fabbrica, successivamente vengono adottati dei filtri a manica che permettevano di trattenere le polveri e raccoglierle per essere deposte in discarica appropriata. All'epoca a San Vittore in Valmoesa lavoravano oltre 300 persone, gli stipendi erano buoni, ma il lavoro era duro, si lavorava su 3 turni 7/24, una volta avviati i forni i forni restavano accesi  per 24 mesi senza interruzione, fatto salvo le fermate techniche per manutenzione ordinaria. Per rendere l'idea gli elettrodi di carbonio alimentati dalla corrente elettrica avevano un diametro di 1 metro e la potenza installata in 1 forno era di dell'ordine di diversi MWh, il cogiuolo di fusione aveva un diametro di  8 metri. Nessun altra industria ha un conusmo energetico pari a questo tipo di  processo industriale nella produzione siderurgica, e questo spiega l'impegno assunto al momento della concessione dei diritti di acqua. Per la cronaca tutto è finito nel 1994 con la chiusure degli stabilimenti le centrali sono tornate parte ai comuni il resto ceduto ad un gruppo NOK -AXPo Hydro. I terreno sono tornati al comune ed è stata creata una nuova area industriale.

La mia storia in Valmoesa
Correva l'anno 1972 ed io poco piu' che ventenne avevo completato una formazione di disegnatore tecnico, l'ufficio progetti della Valmoesa cercava un tecnico per completare il team che si occupava del nuovo progetto per la realizzazione di una acciaieria in USA.
Il sig. Nicolino Storni era il capo del personale, ed i suoi genitori abitavano nella casa attaccata alla nostra casa in Cadrobi, per cui il sig. Nicolino, chiese a mia madre se la cosa poteva interessarmi di contattarlo. All'epoca stavo seguendo dei corsi di oingue e tecniche del mondo aeronautico presso la scuola Swissair a Bellinzona. Mio obiettivo era imparare l'inglese. Vado al colloquio, io  ero poco piu' di un ragazzino, ma tutto va per il meglio, e mi assumono con effetto immediato, con una mia condizione che 1 giorno alla settimana sono assente per completare il corso d'inglese. La cosa stava particolamente bene anche alla direzione in quanto entravo a far parte del team di progetto USA e le conoscenze linguistiche rappresentavano un valore aggiunto. Dell'esperienza in USA avrò modo di raccontare gli sviluppi di questa svolta.

Il campo di aviazione e gli aerei
La piana di San Vittore è occupata da un campo di aviazione con pista in erba. In promavera rrivavano le reclute della scuola piloti a fare esercitazioni di volo.
Gli aerei erano dei biplani di produzione tedesca, con le ali in tela cerata vi erano due tipi. Jungmaster 133 ed il Jungma aerei costruti in svizzera su licenza tedesca ed era l'aereo per la scuola base di voloo. Un aereo molto leggero e maneggevole adatto per volo accrobatico. Appena mi era possibile infilavo la bicicletta ed andavo al campo di aviazione ai aiutare i tecnici a preparare gli aerei, a fare il rifonrimento della benzina con pompe manuali. Al decollo noi ci mettevamo dietro l'aereo in piedi e correvamo contro vento originato dalle eliche del velivolo. Altrp pezzo di storia era il Pilatus P2 degli anni 1947, ed il P3 del 1953. Questi erano dei biposto per istruttore e allievo.
Da ragazzino sognavo di diventare piloto di arei per volare con aerei militari, per cui all'età di 16 anni scoprii che si poteva accedere alla scuola pre-aviatoria per ottenere il brevetto di pilota ed eventualmente entrare nelle forze aeree. Fu così che dopo aver fatto l'iscrizione vengo convocato a Magadino presso la sede della scuola militare per sostenere l'esame di cultura generale per essere ammesso alle fasi successive. Alle prove scritte eravamo arrivati in 35 ragazzi, dopo l'introduzione ci dissero che al massimo per il ticino sarebbero stati selezionati 3 a 4 giovani. Contemporaneamente allo scritto ognuno di noi passava ad un esame della vista, in poco tempo il gruppo si ridusse di un buon terzo. Passano parecchi mesi senza ulteriori notizie fino al giorno che arriva una letera di convocazione al centro Medico dell'aviazione Svizzera a Dubendorf. Finalmente. Vado alla visita ed anche questà viene superata e quindi posso entrare a iniziare i corsi di preparazione al costo per ottenimento del brevetto di tipo 1. Il cosro si svolge in 2 sessioni estive alla base di Magadino, passiamo 15 giorni a fare teoria e pratica di volo. Dopo le prime  7 ore di volo con istruttore, lui scende e parto per il mio primo volo da solo, era il 26 agosto del 1970. Fu durante questo periodo che decisi di apprendere la lingua Inglese quando ero sull'aereo sentivo la radio ma la sola cosa comprensibile era "ROGER". Andai alla ricerca del corso piu' idoneo e scoprii che Swissair con il dipartimento dell'educaione del Ticino aveva organizzato dei corsi di lingua 4 gg settimana piu' 1 giorno di tecniche aviatorie per preparare i giovani ticinesi ad entrare nel mondo Swissair. Vado mi iscrivo ancora esame ed eccomi sui banchi a studiare inglese. Alla fine del corso superato l'esame avrei potuto essere assunto presso Swissair quale graound staff o potevo tentere di diventare pilota, anche se per me pilota significava poter volare sui Mirage III che erano gli aerei in forza all'aeronautica Svizzera negli anni 70.
Cosi anzichè prendere l'offerta di Swissair optai per la Valmoesa e nel 1972 partii per gli Stati Uniti. Oggi a distanza di 44 anni posso dire che in termini di ore di volo non sono molto lontano da un pilota d'aereo, avendo volato in questi anni qualcosa come oltre 6'000 ore totali.



(12) STORIA DELLA PARTECIPAZIONE ELIN
Allo scopo di sfruttare le acque della sponda sinistra della Mesolcina i comuni di Soazza,
Lostallo, Cama, Leggia, Grono e S.Vittore negli anni 1956 e 1961 concedettero alla
concessionaria ( ELIN) i seguenti diritti d’acqua:
• Concessione del 21 luglio 1956 (Concessione no. 1)
conferita dai comuni politici e patriziali di Soazza e Lostallo a favore della Monteforno
Acciaierie e Laminatoi S.A., Giornico/Bodio, per lei o per un'eventuale costituenda
società per lo sfruttamento delle forze idriche delle valli Forcola, Montogna e Darbola
nella centrale idroelettrica di Lostallo,
• Concessione del 21 luglio 1956 (Concessione no. 2)
conferita dai comuni politici e patriziali di Cama, Leggia e Grono a favore della
Monteforno Acciaierie e Laminatoi S.A., Giornico/Bodio, per lei o per un'eventuale
costituenda società per lo sfruttamento delle forze idriche delle valli di Cama, Leggia
e Grono nella centrale idroelettrica di Grono.
• Concessione del 28 agosto 1961 (Concessione no. 3)
conferita dai comuni politici e patriziali di Roveredo e San Vittore a favore della ELIN,
Lostallo, per lo sfruttamento delle forze idriche del bacino imbrifero superiore della
Val Traversagna nella centrale idroelettrica di Grono,
Le summenzionate concessioni, prevedevano agli articoli 25 /26, l’obbligo per la
concessionaria di utilizzare in valle - a scopo industriale - un terzo dell’energia
prodotta nelle centrali di Lostallo e Grono. Da qui, l’iniziativa di installare a S. Vittore
la Valmoesa, che, negli anni migliori, occupò fino a 200 persone. Con la crisi della
produzione del silicio, nel 1988 i comuni concessionari permisero alla Von Roll - nel
frattempo divenuta proprietaria della Monteforno e di riflesso della Valmoesa e della
ELIN - di derogare da tale obbligo.
Was hat man dir von deiner Taufe erzählt?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Was hat man dir von deiner Taufe erzählt?
racconti del battesimo
Falls du Geschwister hattest, wie haben sie dich aufgenommen?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Falls du Geschwister hattest, wie haben sie dich aufgenommen?
Oltre ai fratelli maggiori, Arturo ed Irene, con me tutti nati a Poschiavo, arrivati a san vittore nascerà Edgaro nel 1954, Maria Teresa nel 1958 e il minore dei fratelli Cesare che nascrà nel 1960.
Maria Teresa morirà per un tumore a soli 30 anni nel 1988. A nulla sono valse le cure prodigate dal centro dei tumori di Bellinzona.
Mi ricordo in particolare mia sorella Maria Teresa quando piccolina, ed io adolescente avevo il compito di accudirla intanto che la mamma era occupata con lavori di casa o altro.
In quegli anni avevamo lavori in campagna e accompagnavo la sorella con la carrozzina nei prati.
Cesare era i piu' piccolo e siccome io dormivo in un letto grande che in origine era il letto matrimoniale dei genitori, cesare dormiva con me.
Mio padre mori nel 1970 asoli 56 anni, 3 fratelli erano ancora minorenni Edgaro aveva 16 annni, Maria Teresa 12, e Cesare aveva 10 anni. Io ne avevo 19 anni.
Arturo il maggiore aveva 23, Irene 22 ed era già sposata con 1 figlia.
L'autorità tutoria convoca mia madre alla Casa di Circolo a Roveredo, che è la sede del tribiunale popolare conosciuta in dialetto come "la stua granda". la convocazione era per valutare la situazione famigliare con una mamma vedova con 3  figli minorenni a carico, e se del caso nominare un tuttore per aiutare la mamma. Arturo non se la sentiva di prendersi carico, e cosi fui io ad accompagnare la mamma davanti all'autorità tutoria. Gia in occasione della morte del papà avevo aiutato la mamma in tutte le faccende burocratiche e pratiche che si pongono in queste occasioni, ed anche in questo caso fui io ad accompagnare la mamma. Avevo poco piu' di 19 anni, alto e magrissimo, ma determinato a sostenere la mamma nei suoi compiti di crescere i figli minorenni. Vista la situazione ed il supporto interno alla famiglia, l'autorità, ci diede fiducia e decise di non intervenire e lascio' a me e la mamma la responsabilità dei minori.
Così tornammo a casa soddisfatti delle conclusioni, sicuro di aver dato un grosso aiuto alla mamma, di cui aveva necessità ma che mal avrebbe accettato interferenze esterne non necessarie per crescere i suoi figli.
 
Fin  qui tutto bene, piu' tardi non posso dire che qualche difficoltà si verificò come probabilmente sarebbe successo comunque ma il fatto che io fossi solo il fratello ed ero anchio molto giovane alle volte i fratelli non accettarono sempre bene alcune decisioni.
Nel 1972 io ho l'opportunità di andare un periodo per lavoro negli USA, a quel tempo lavoravo come disegnatore/tecnico presso la Valmoesa Sa di San Vittore che stava construendo un'acciaieria in New Jersey USA. Io ero parte del team tecnico, ed avevo già una discreta conoscenza dell'inglese per cui mi proposero di andare in Amercia per un periodo che durò dal 192 al 1975.
Durante questo periodo continuai ad aiutare la famiglia, io avevo uno stipendio con trasferta estera per cui vivevo con la trasferta e potevo aiutare casa.
Intanto i fratelli arrivarono alla fine delle scuole d'obbligo e si poneva il problema di cosa fare. In casa avavamo idee discordanti, e avendo deciso di non continuare con studi superiori, con la mamma abbiamo fatto in modo che sia Maria Teresa che Cesare completassero un tirocinio professionale. Maria Teresa diventerà parrucchiera. Cesare finite le scuole era andato l'estate presso una famiglia a Celerina in Engadina, era poco piu' che 15enne, pur se ben voluto dalla famiglia che lo ospitave soffriva malinconia della mamma e dei fratelli. A celerina la famiglia gestiva un risporante con annessa pasticcieria. Si decide che Cesare faccia l'apprednista pasticciere, ed inizia pure la scuola ma a suo dire avevav difficoltà con il tedesco e tornò a San Vittore. Eravamo a metà anno scolastico e non potevca continuare le scuole, trovammo un'occupazione presso un'azienda agricola nella campagna basilese, dove poteva aiutare la famglia nei lavori agricoli ed allo stesso tempo imparare il tedesco. A fine estate tornerà a San Vittore e da settmebre inizia l'apprednistato di pasticciere a Bellinzona presso la pasticcieria Gazzaniga di piazza Indipendenza.
Debbo pensare che alle volte i miei fratelli piu' piccoli non hanno sempre capito ed apprezzato le mie posizioni, ma volevo che entrambi potessero avere un diploma professionale per il loro futuro. Non me ne vogliano ma anche per me erano esperienze di vita, e quello che feci fu sempre in buona fede.
 
Irene si sposa nel 1970, poco prima della morte del papà. Arturo si spoerà nel 1976, e viveva a Cama con la nuova famiglia, Edgaro in quegli anni era Zurigo, ed io negli Stati Uniti. Rientrerò in Svizzera nel 1975 per stabilirmi prima 1 anno a giubiasco e dal 1977 risiedo a Paradiso.
 
Wie gross war dein erstes Zuhause? Erinnerst du dich an die einzelnen Räume?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Wie gross war dein erstes Zuhause? Erinnerst du dich an die einzelnen Räume?
Arrivati a San Vittore, la nostra famiglia per circa 1 anno abito' nel Palazzo Viscardi, un palazzo storico.
Oggi Museo Moesano. Edificato nel 1548, trasformato tra il 1680 e il 1700 da Giovanni Antonio Viscardi, dal 1685 architetto capo alla corte del principe elettore bavarese; restauri 1948 e 1992-93.
L'anno successivo i genitori acquistano quella che sarà la casa paterna situata nella frazione di Cadrobi, siamo a 100 metri dalla chiesa colleggiata.
In tutte queste attività c'era sempre l'interessamento e aiuto di Don Reto.
Il prezzo della casa era di 20'000 Fr, la famiglia non aveva  i fondi necesari, ma grazie all'interessamento di Don Reto e del Sig. Reto Togni, poterono ottenere
un muto ipotecario da parte della BCG Banca Cantonale Grigioni.
Reto Togni (23) era giovane ma già Granconsigliere nel governo Grigionese a Coira.
La casa di Cadrobi è parte del nucleo storico del paese, costruita su caraa di Magori, dalla qaule si accedono a 4 case che oggi definirebbero a schiera. la nostra è la terza, le facciate sulla caraa sono ad arco ed a quel tempo i vani dove c'erano gli archi erano aperti e si usavano per appendere il granturco ad essicare, da questo vano si accedeva ai  locali locali abitativi.
Sul lato posteriore della casa che era legger mente rialzato rispetto alla caraa, si trova un giardino di 100 m2 dove si coltiva , l'orto, il giardino è rinchiuso su 2 lati da una costruzione rustica, in orgine stalla e fienile, di cui una parte è compresa nella nostra proprietà.
Al piano terra oltre il portico d'entrata si trova la cantina, al primo piano un grande locale con cucina, caminetto che attraversa tutta la casa e da direttamente sul giardiono retrostante. Dalla cucina si accede alla "stua" questo è il locale più grande della casa, è tutto rivestito in legno, pareti soffitto e pavimenti ed all'interno si trova una grande stufa in pietra alimentata dalla cucina. Le pareti della stufa hanno uno psessore di 20 cm e serve per mantenere il calore una volta che il fuoco si spegne.
Al 2ndo piano un altro ballatoio aperto e poi due grandi camere, a cui si accede passando per un locale adibito a dispesa per prodotti secchi, farina di mais per la polenta, farina di grano, zucchero, il tutto rigorosamente in sacchi da 50 kg., la confittura ai 4 frutti che si comprava in secchi da 10 kg ed altre provviste a lunga conservazione.
In cantina si conservavano le patate, che si coltivavano oppure si comperavano una volta all'anno. Il comune oganizzava per la comunità la possibilità di acquisttare prodotti a prezzi ribassati, ogni familgia indicava i suoi fabbisogni ed il comune organizzava l'acquisto dei prodotti all'ingrsso che arrivavano in paese tramite la ferrovia Bellinzona Mesocco. All'arrivo dei prodotti si andava alla stazione a ritirare quanto ordinato. Questo valeva sopratutto per le patate e le mele, alle volte si ordinava pure la  legna da ardere nel camino o nella stufa a legna.
Durante i mesi invernali nella nostra famiglia si uccideva il maiale per la "mazza".
Questo si faceva nella piazzetta davanti al nostro giardinetto. La sera prima si preparavano le attrezzature necessarie, la caldaia dove si bolliva l'acqua necessaria per scottare il maiale per facilitare la rimozione delle setole al maiale, la "panera" che è una grossa vasca di legno capace di contenere il maiale intero dopo che viene ucciso mediante colpo in testa, per stordire la bestia prima di procedere a sgozzare la bestia sotto il collo per far defluire tutto il sangue. Impressionante vedere l'animale che si dibatte mentre stà morendo ed il sangue che esce a flotti con il cuore che continua a battere per un momento, il sangue è caldo e nel freddo invernale sale una nuvola di vapore e si sente l'odore del sangue nell'aria.
Il sangue viene raccolto in recipienti e si userà per fare delle salsiccie dette sanguinacci, qualcuno aggiunge anche delle patate cotte alla miscela prima di insaccarle nel budello di animale, ma noi facevamo solo con sangue.
Una volta dissanguato il maiele veniva messo nella panera ed usando una catena che si tirava dai due lati si di-setola la pelle del maiale. Finita questa operazione la bestia veniva appesa ad un traliccio e veniva aperto per procedere alla rimozione delle interiora, e cosi avviare la lavorazione della carne, che preparata in pezzi veniva completata in casa per realizzare slasiccie, cotechini, pancette prosciutti coppa ed altri parti tipici della mazza.
Alle volte oltre al maiale si comprava anche un asino che veniva macellato contemporanemante e si aggiungeva la carne d'asino alle salsiccie che risultana particolarmente gustose e meno grasse.
Ancora oggi in Valtellina oltre ai soliti salametti di maiale e selvaggina si producono salametti con canre di asino.
Oggi tutto cio' non è piu' possibile per el norme igieniche in vigore, ma quella volta volta si faceva come sopra descritto, questo è durato fino agli anni 1970, poi tutto cambia.
Tutta la carne veniva lavorata in modo da poterla conservare anche in assenza di frigoriferi e congelatori, principalmente si confezionavano salsiccie da mangiar fresche, salami e prosciutti a piu' lunga conservazione, pancetta etc. Il tutto veniva conservato appeso in cantina sotto il soffitto per evitare i topi. 
Appesi al soffitto c'erano delle tavole su cui era riposto anche il formaggio, che si acquisytava in forme oppure si riceveva quale pagamento per rimborsare il latte prodotto dalle mucche durante l'alpeggio estivo. Si ricevevano delle forme di formaggio intere da 4 a 5 kg che venivano conservate in cantina.
La cucina situata la 1mo piano era un grande locale rettangolare, si accedeva dal ballatoio e sul lato opposto c'era la porta che usciva nel giardino di casa dove la famiglia coltivava l'orto, di lato un rustico in cui veniva accatasta la legna che serviva per la "cucina economica", cosi si chiamava la stufa che funzionava rigorosamente a legna.
I servizi igienici erano fuori sul ballatoio, consistevano del solo WC ad acqua corrente. Lo scarico finiva in una cisterna interrata in cemento ubicata sotto la strada di accesso alla casa. Questo pozzo veniva svuotato una volta all'anno, la pulizia andava effettuata in inverno e comunque al èiu' tardi entro il venerdi Santo compreso. La cloaca veniva pompata a mano nella cisterna per essere trasportata e sparsa nei prati in campagna quale concime organico. Da qui la ragione per cui si poneva un limite di tempo preciso per la pulizia in quanto causa di cattivi ododri.
Al piano terra fu installato un lavatorio in cemento, per il bucato. Questo era un passo avanti perchè fino a quel momento si portavano i panni al lavatoio comunale localizzato in cima al paese in zona Favera. Il lavatoio tutt'oggi esistente è coperto da una tettoia in lamiera, e consiste in una grande vaca di cemento divia in 3 sezioni, l'acqua pulitaa entra a monte poi tracima nelle vasce successive, e partendo dal basso si lava lo sporco con sapone poi si risale l'acqua pulita per risciaquare il bucato, mentre la prima vasca rimaneva pulita per abbeverare le mucche quindi niente sapone in questa vasca. Sui lati del lavatoio un piano inclinato di 50 cm   di larghezza serve da appoggio per insaponare e lavare i panni sporchi.
Nella vasca più a valle si procedeva al lavaggio usando i pezzi di sapone di Marsiglia, poi man mano che si puliva si risaliva di una vasca per risciaquare i panni in acqua pulita.
Ho pochissimi ricordi di persone al lavatoio, anche perchè negli anni 1960 arrivarono le lavatrici da casa.
Ricordo il venditore che veniva a casa la sera, in modo che anche papà fosse presente, ed inizava la sua dimostrazione in diretta. Era una macchina Americana che è ancora oggi sul  mercato degli elettrodomestici, parlliamo della "Hoover".
 
 
23- Sig. Reto Togni, classe 1927 2017, accedendo appena 20enne alla segreteria del Tribunale penale del Circolo di Roveredo, diventando poi - nel 1961 - deputato in Gran Consiglio per lo stesso Circolo, carica che avrebbe conservato per 22 anni, membro del Consiglio d’amministrazione della Ferrovia Retica e della Banca cantonale della quale è stato il primo grigionitaliano eletto nel Direttorio.
 
Wie sah dein Zimmer aus? Hattest du ein eigenes?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Wie sah dein Zimmer aus? Hattest du ein eigenes?
Con i miei fratelli maschi dormivamo nella stanza grande, c'erano 2 letti singoli ed un letto grande. Io dormivo nel letto grande con il Cesare il minore dei fratelli, mentre nella seconda camera dormivano le sorelle. I genitori dormivano nello stanzone a fianco della cucina.
Il solo locale riscaldato era la cucina tutte le altre camere erano senza riscaldamento, per i servizi si doveva scendere al 1mo piano.
Il materasso del mio letto era costituito da una fodera riempita con le foglie delle pannocchie di grano turco essicate che si cambiavano ogni 2 anni.
Durante l'inverno sulle finestre a causa del freddo la condensa gelava e ci alzavamo con i vetri decorati con i ghiaccioli che sembravano dei ricami.
Gab es ein Fenster, aus dem du besonders gern rausgeschaut hast? Was sahst du?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Gab es ein Fenster, aus dem du besonders gern rausgeschaut hast? Was sahst du?
Dalla finsetra della mia camera si vedevano le case circostani e sul lato  sinitro della casa si vedeva la cascata del riale di Favera, che cade dall'alto e quando d'estate c'era i grossi temporali in breve tempo la cascata si ingrossa e si sente il rumore dell'acqua che scende.
Un estate d'estate, sarà stato negli anni 1970, a causa di un violento temporale il riale si ingrosssò e fece scendere tanto materiale a valle da causarne la fuoriuscita dell'acqua dai ripari artificiali e l'acqua si riversò nella stradina che da "Favera" scende a "Cadrobi".
Grande spavento per tutti. la casa dove si trova il ristorante Brasera fu investita dall'acqua che come un fiume in piena entrò dalla porta posta sulla strada cantonale ed usciva sul  giardino davanti attraversando tutta la casa, allagando completamente le cantine.
Mai si era visto il riale scaricare a valle tanta acqua in poco tempo.
Weisst du noch, wie die Küche ausgesehen hat?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Weisst du noch, wie die Küche ausgesehen hat?

La cucina era situata al primo piano rispetto alla caraa, ma era semi rialzata rispetto al giardino antistante la cucina stessa.

Vi si accedeva dal balatoio del porticato, al primo piano, ed era costituita da un locale di 6 metri e largo circa 3,50. Entrando sul lato sinistro subito c'era la credenza un mobile costruito dal falegname di Le Prese e portato a San Vittore con le masserizie del trasloco. Ricordo bene la credenza di casa mia, era divisa in 3 sezioni, a sinistra la colonna a tutta altezza,  con i ripiani dove si custodivano le scorte giornaliere della cucina, pasta olio, farina, pane etc, di fianco due vani uno sopra con 2 antine, di solito vi si ponevano le stoviglie e biicchieri, tra il sopra e la base c'era uno spazio con un ripiano aperto e sotto dei cassetti dove solitamente c'erano le posate, sotto due antina hiudevano uno spazio separato da un ripiano dove venigìvano riposte le pentole, non motlo dierso da come si fà ancora oggi.      A fianco della credenza, la stufa elettrica a 3 piastre con incorporato il forno da cucina, il tutto di colore grigo smaltato, di fianco la stufa a legna o cucina economica, oltre che per cucinare serviva per riscaldare la casa. La copertura della stufa era costituita da cerchi stretti che aggiungendo e levando potevano adattare il diametro del foro nel quale venivano poste le pentole di varie dimensione. I cerchi inghisa erano mobili per essere rimossi e mettere le pentole in diretto contatto con  il fuoco. Di lato alla stufa era inserita una vasca in rame abbastanza profonda, con una capacità di circa 10 litri di acqua, in modo da poter avere acqua calda disponibile quando seriviva, come si usa oggi con i bollitori. questa serviva sia per cucinare che per altre necessità domestiche anche per igiene personale.

In fondo alla parete, in origine c'era un caminetto che pero' non veniva mai usato, la bocca del camino era chiusa da due porte in legno tinteggiate di  marrone per cui difficlmente si poteva immaginare che fosse un caminetto, sopra la bocca del camino una mensola serviva da appoggio per la radio di casa, che era il mezzo piu' importante per avere notize dal mondo.

Oltre alla radio a casa arrivavano il settimanale locale "la voce delle valli" con la croncaca della Mesolcina ed "il Grigioni Italiano" per le notizie della val Poschiavo. Oggi questi due periodici hanno unito gli sforzi e continuano il loro servizio coprendo entrambi le valli.

Davanti al camino era piazzato il tavolo dove si riuniva la famiglia per i pasti

Qui c'era una cassa panca ad angolo ed il grande tavolo della cucina che serviva per tutto, per preparare i cibi, per mmangiare ed anche per fare i compiti di scuola.

In fondo alla parete una porta dava accesso al giradino esterno e portava luce in casa, Inoltre c'era una piccola finestra sarà stat 50 cm x 70 di altezza che dava un altro pò di luce alla cucina. Su qeusto davanzale erano raccolte le riveiste ed i gironali che arrivavano in casa.

Dirimpetto alla credenza c'era il lavello della cucina che aveva solo acqua fredda. Il lavello era in cermica color avorio, con vasca di contenimento e piano di sgocciolatoio per piatti e stovoglie ad asciugare dopo le pulizie.

Un altro mobile che serviva per le pentole e ripiano di lavore era posto di fianco al lavello. Poi da queso lato c'era la porta di accesso alla grande "stube", che era occupata dalla camera dei genitori, e dove si trovava la grande stufa in pietra.

Dall'altro lato della porta di accesso alla stube c'era la bocca di carico della stufa in pietra, ed anche questa non fu mai usata da quando abbiamo abitato in questa casa.

Mia madre aveva  messo dav anti alla bocchetta della stufa la sua macchina da cucire.

 

un grande tavolo con una panca ad angolo completavano l'arredamento.

sull'altra parete nell'angolo c'era il lavandino in cermica composto da una vasca e di fianco il gocciolatoio dove si appggiavano le stoviglie dopo averle risettate. La cucina era dotata di sola acqua fredda. Il frigorifero non esisteva.

In un angolo della cucina c'era la macchina da cucire di mia madre, era una macchina professionale nata ad azionamento manuale, modificata aggiungendo un motore elettrico.

Mia madre per arrotondare faceva lavorazioni sartoriali per produzione di abiti militari. era già un tipo di lavoro a catena, nel senso che lei riceveva delle parti uguali che completava senza mai vedere un abito completamente finito.

Lei riceveva delle grosse scatole di cartone robusto riuttilizzabile con tutti i pezzi da lavorare, una volta finito il avoro rispediva il tutto nella Svizzera interna.

Siccome pero' c'era anche la campagna e le mucche da accudire alle volte per mantenere i tempi di consegna si trovava a completare il lavoro di cucito la notte, dopo aver accudito la casa e i figli
Erinnerst du dich an deine Spiele? Was oder womit spieltest du/spieltet ihr besonders gern im Haus oder im Freien?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Erinnerst du dich an deine Spiele? Was oder womit spieltest du/spieltet ihr besonders gern im Haus oder im Freien?
Da ragazzino non perdevo occasione per giocare a calcio, il problema era con non avevo un pallone di cuoio tutto mio e allora si giocava con una palla di gomma ma non era la stessa cosa.
Ad ogni pausa dei lavori agricoli ne approffittavo per tirare calci al pallone. Il mio idolo era Karl elsener, portiere della Nazionale di Calcio e del Grasshoppers. Con la nazionale partecipo' ai mondiali del 1962 in Chile dove furono eliminati al primo turno.
Per ottenere un pallone tutto mio partecipai ad un concorso che metteva in palio 300 palloni da calcio, organizzato dalla Charles Veillons di Losanna, ditta specializzata nella vendita per corrispondenza. Il tema del concorso era l'Expo Svizzera 1964 che svolgeva a Losanne. Pochi anni prima Auguste Piccard aveva stabilito il record d'immersione nella fossa delle Marianne oceano Pacifico con il Batiscafo Trieste (23.01.1960) ed in occasione dell'expo Nazionale del 1964 aveva costruito il batiscafo Jaques Piccard per portare i visitatori in immersione nel lago Lemano durante l'Expo 1964. Io mi ispirai al primo batiscavo "Trieste". Costrui un modellino partendo da un pezzo  di legno massello, lavorato a mano ricreando il batiscafo che dipinsi con il logo EXPO '64 ed inoltrai in tempo utile per il concorso. siamo nel 1964 quindi avevo 13 anni o poco più. Con mia grandissima sopresa dopo qualche tempo ricevetti una lettera che mi notificava la vincita ed un un pacco con il premio. Finalmente avevo il mio pallone di cuoio.
D'inverno si andava in slitta, ed in paese avevamo due zone idonee la prima era la cosidetta "Vigna di boor" i boor sono i tronchi di abete, in fondo a questo colle un tempo erano piatate delle viti o vigneto da qui il termine vigna, mentre in basso si trovava il terminale della teleferica usata per scendere a valle i tronchi tagliati nelle selve sulla montagna soprastante in zona "Lotan". slitte rigorosamente marca "Davos" Con questa si  saliva sul colle e giù per la discesa con grandi scossoni in quanto il terreno era ancora terrazzato e mentre aumentava la velocità si allungavano i salti e le ricadute sulla neve potevano essere dolorose.
Oltre a questo posto avevamo una seconda opzione per slittare, quando nevicava abbondantemente scendevamo lungo la starda agricola che parte dal lavatoio di Favera scende alla Mulinata passando di fianco alla vigna di Mort fin giu' a Pasquee".  Ci si fermava prima della strada cantonale di fronte al cimitero. La strada è carrabile ma chiusa sui due lati da un muro in pietra a secco, il muro a protezione delle vigne, il punto critico e pericoloso era alla curva mulinata, qui la strada svolta a destra repentinamente e se non si era accorti si finiva con le slitte tutti rovesciati con le gambe all'aria. Inoltre c'era semore il rischio d'investire i ragazzi che risalendo a piedi usavano lo stesso tracciato di chi scendeva. Nonostante tutto non ricordo incidenti particolari. Un nostro coetaneo Marco Succetti abitava nella fattoria in zona Favera, vicino alla zona di partenza della nostra pista improvvisata. Tra i vecchi mezzi che usavano in passato avevano un "slitton" o una grande slitta trainata dal cavallo, in origine usata per trasportare il fieno. Lo slitton  due sci laterali ed una tavola centrale dove si sedevano 6 a 8 ragazzi, e spingendo ci lanciavamo giù per la stradina, alla curva della "Mezzera" se il gruppo non si spingeva bene verso l'interno della curva, la slitta si ribaltava e finivamo tutti con le gambe all'aria.

Altro divertimento invernale, era pattinare sul ghiaccio. La parte piana di San Vittore verso la montagna cche si trova sul lato sinistro della Moesa, d'inverno è in zona d'ombra, per dievrse settimane il solo è nascosto dalla montgan per per l'escursione terminca questa zona è molto fredda, Aspettavamo quando in inverno c'era lo sgelo che formava delle vaste pozze di acqua nei prati, poi imporvvisamente le temperature scendevano ecco che questi specchi di acqua si trasformavano in piste di pattinaggio. I pattini erano delle lame di acciacio che si agganciavano alle suole degli scarponi, si fissavano girando una vite con una chiavetta speciale, alle volte capitava che le scarpe erano usurate e la pressione dei ferri staccava la suola dalle scarpe. I pattini con scarpa erano roba da professionisti che giocavano a Hockey su ghiaccio, ben lontano dalla nostra portata. Da buoni Grigionesi la nostra squadra del cuore era HCD hockey club Davos.
Agli inizi degli anni 1960 venivano costruiti i primi impianti di risalita con gli sci. Le rpime esperienze con gi sci le abbiamo fatte a Selma in Val Calanca, ancora una volta l'intraprendente parroco di Selma Don Enrico von Daniken aveva installato un baby sci lift sui prati del villaggio, e noi ci recavamo per apprendere i primi rudimenti della tecnica.
Eravamo tutti autoditatta per cui alcuni difetti stilistici ce li siam portati dietro anche più avanti. Successivamente siamo passati alle piste di San Bernardino dove era stato costruito il primo impianto di Pian Cales. Qui il problema era l'ancora usata per la risalita. Una domenica andai a sciare con il Sandro Robbiani che era di qualche anno maggiore, ed aveva la patente dell'auto quindi caricati gli sci siamo saliti a San Bernardino. Infilati gli sci ci accingiamo a prendere l'ancora e salire assieme. Ad un certo punto ho avuto dei problemi con il traino e mi sono sbilanciato verso l'esterno uscendo dalle tracce, così sono caduto a terra trascinando sulla neve anche Sandro, nel cadere un mio sci s'infilò sotto il suo maglione aprendogli uno squarcio su tuta la lunghezza del maglione che divenne cosi inutilizzabile. Lascio immaginare i racconti con gli amici quando siamo rientrati al paese. La bicicletta era forse considerata un mezzo per facilitare i movimenti piu' che per divertirsi anche se usavamo la bicicletta per le nostre scorribande in campagna, oppure la sera quando ci si trovava in piazza con i compagni, sopratutto durante le sere d'estate.
Va però detto che i ed i miei fratelli essendo figli di contadini agricoltori, la maggior parte del tempo eravamo occupati con delle attività aziendali, per cui i momenti di completa libertà erano relativamente pochi, o almeno cosi fu fintanto che abbiamo avuto la fattoria.








rpimi sci mi furono regalati dallo zio Marino Tuena,
Was für Bücher gab es in deiner Familie? Durftest du sie anschauen?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Was für Bücher gab es in deiner Familie? Durftest du sie anschauen?
In casa non avevamo molti libri, anche  se arrivavano il giornale della valle, e alcune riviste che comprava la mamma. I libri li prendevamo dalla scuola ma tendenzialmente la lettura era assai limitata. Piu' tardi frequentando le scuole maggiori al collegio Sant'Anno a Roveredo,  avevamo accesso alla biblioteca della scuola dove potevamo prendere a prestito dei libbri da leggere. In casa non c'erano molti libri fatta eccezzione per i testi scolastici.
Mentre frequentavo l'apprendistato quale disegnatore presso l'architetto Fernando Albertini di Mesocco, poi trasferitosi a Grono, in ufficio c'erano diversi libri specialisitici sull'architettura ed i grandi architetti dell'epoca, ricordo i nomi piu' noti, Frank Lloyd Wright, Le Corbusier, Alvaar Alto, Knezo Tange ed altri nomi noti. Qui c'era un interesse anche professionale che serviva nello sviluppo dello studio per la formazione professionale
Erinnerst du dich an Märchen, Gutenachtgeschichten, die man dir erzählt hat? Oder Kinderlieder, die man dir vorgesungen hat?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Erinnerst du dich an Märchen, Gutenachtgeschichten, die man dir erzählt hat? Oder Kinderlieder, die man dir vorgesungen hat?
Di fronte alla casa dei nonni materni a Prada abitava una copia che ai miei occhi sebravano anziani, e forse non erano poi cosi vecchi, lui era Luigi Chiavi e lo chiamavamo "barba Luis" la moglie era Leonilde Bondofli che chiamavamo "l'amia Leonilde". La loro vita non fu allietata dalla nascita di figli, per cui quando noi eravamo dalla nonna avevano piacere se salivamo in casa a salutarli, non mi ricordo dei suoi racconti ma ho trovato una poesia scritta da un barba o meglio da quello che era coonsiderato il barba piu' famoso di Poschiavo che era anche poeta ed un racconto pubblicato sui quadreni del Grigione Italiano da A. M. Zendralli che voglio riportare qui sotto:
Per faciilitare la comprensione ho fatto la traduzione dal dialetto poschiavino all'italiano in modo da capire i termini usati nella poesia.
www.e-periodica.ch/cntmng?pid=qgi-001:1953-1954">www.e-periodica.ch/cntmng?pid=qgi-001:1953-1954:.
E al Barba che fa — L'amico poschiavino ebbe un momento di sospensione nello
sguardo, poi, d'improvviso i'occhio gli brillò mentre le labbra gli s'increspavano al sor
riso : — Lo conosce Di « barba » ve ne sono molti anche a Poschiavo, ma AI Barba
e lui, 1' Achille. Cosa fa Pesca e scriveo scrive e pesca. Ha letto la sua ultima
poesia nel Grigionte (II Grigione ItalianoN. 29, VII 1953) — e dalla tasca interna della giacca tiro fuori il portafoglio e dal portafogli un ritaglio di giornale.
« Sono pescatore anch' io, per tempo perso ma senza fortuna. To'. legga ».
Lessi

La S-Clenzula (il träino poschiavino)  

Slitta munita di pertiche per attaccare il cavallo o la mucca per trasportare merci in discesa per sentieri scoscesi o coperti di neve.  Di fianco la traduzione in italiano

A dispett da gl' autumobil                                   a dispetto del’automobile
e mezzi udierni da trasport,                                 e mezzi di trasporto odierni
quella pora, rozza s-clenzula,                              quella povera, rozza slitta
L’è  amö sempri un gran cunfort.                         è sempre un gran aiuto
L’è amò sempri n' invenzion                                resta sempre un invenzione
ingignusa di pör vecc,                                         ingegnosa dei poveri vecchi
par tirä dal munt al plan                                      per portar dal monte al piano
fen, tartüfuli e falecc.                                         fieno, patate e strame
E par traspurtä da l' alt                                       e per trasportare dall’alto
lena sülli brütti stradi,                                        legna sulle brutte strade (scoscese)
e ciön indisciplinai                                             e maiali indisciplinati
e berni vegli, o maladi.                                       e mucche vecchie o malate
In sta era di mutur                                              in quest’epoca di motori
un mezzu da locumuzion                                     un mezzo di locomozione
cume la s-clenzula l’è amö                                  come la sclenzula è ancora
senza rivali e sempri bon.                                   senza rivali e sempre valido
Cun na reglia e cun dua gambi                            con una redina e con due gambe
alla s-clenzula taccadi,                                        attaccate alla sclenzula
sa cumbina bei trasport,                                       si fanno dei bei trasporti
forsi anca passeggiadi.                                         fors’anche passeggiate
Tanc spusin chi vä a Venezia                                tanti sposini che vanno a Venezia
a cercä emuzion da göndula,                                 a cercar emozioni in gondola
i garöan al medesim güst                                      proverebbero lo stesso piacere
a fä l viagg da nozzi in s-clenzula.                        a far il viaggio di nozze in sclenzula
Ghi richiest a un prufessur                                    Ho chiesto a un eminente            
d' universitä, eminent                                            professore universitario,
la nomenclatura dalli part                                      la nomenclatura delle parti/componenti
dalla s-clenzula.... AI sea gnent ....                        della sclenzula. non sapeva niente   Illura ghi rivolt a un vegl                                       allora chiesi ad un anziano
cuntadin, stosc, pezzalon                                       contadino, stosc, pezzalon
la medesima dumanda.                                           La stessa domanda.
AI m' ha däit sta spiegazion :                                 Mi ha dato questa spiegazione:
« Sci, la s-clenzula la ga                                        “Si, la sclenzula ha
i s-clinsil ed i bruccön,                                           i s-clinsil e i broccòn
li suletti ed un travers,                                            le suole (sci) ed una traversa          
un traversin fra doi canton.                                      ed un traversino tra i due angoli   Sül travers al ghe pö l' sest,                                           sul traverso poi c’è il sest
separada al ghe la reglia                                          separata c’è la reglia
e clavigli in dilli pertighi...                                     e cavicchi nelle pertiche
o chi bella invenzion veglia».                                  o che bella vecchia invenzione”
Un bel sport par doi mategl                                     un bello sport per due giovanottial sarov e na vacanza,                                                 sarebbe una vacanza
da menä da l'alp al plan                                            a portar dall’alpe al piano
un stedäl da fen cun manza.                                      uno stedal (udm.) di fieno con manza
Ün al mena dricc la manza,                                       uno conduce diritto la manza
sülli s-clerni il viäl pendiv,                                       sulle s-clerni del viale scosceso
l'altru al tenn in pe l stedäl                                        l’altro sorregge la catasta (di fieno)
fin cal perd al bumbuliv                                            fin che perde l’ìombelico

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Welches waren deine damaligen Medien? Telefon? Radio, TV, Bücher, Comics, Computer, Spielkonsolen, etc.? Gab es Vorschriften deiner Eltern?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Welches waren deine damaligen Medien? Telefon? Radio, TV, Bücher, Comics, Computer, Spielkonsolen, etc.? Gab es Vorschriften deiner Eltern?
La Radio
Nordmende a trasnistori con  programmi in
I mezzi di comunicazone fino al 1965 erano limitati alla radio che si ascoltava per il notiziario delle 07:00 del mattino, seguito da quello delle 12:30 e ovviamente alla sera credo fosse alle 19:00.
Eravamo sempre sintonizzati su Radio Monteceneri, per altri canali la ricezione era abbastanza difficoltosa. Oltre ai notiziari la domenica mattina si ascoltava l'ora della terra.
Mi ricordo all'epoca del primo colpo di stato in Turchia, avvenuto 27 maggio 1960, era mattino presto e stavamo ascoltando la radio durante la colazione, le notizie descrivevano gli eventi in Turchia ed in particolare parlavano della capitale Ankara. Pensai a quel paese lontano e per qualche strana ragione la cosa mi rimase sempre nella mente, mi ero fatto l'idea che Ankara fosse un posto grigio e triste.
Tanti anni dopo, siamo nel 1983, quando arrivai per la prima visita ad Ankara, era il mese di febbraio, Ankara era coperta di neve, il cielo plumbeo, e sulla strada che dall'aeroporto mi porta in città vedo dei villaggi costruiti sulle colline a fianco dell'autostrada, villaggi abitati ma con le case non finite, i muri esterni mostrano i mattoni mattoni rossi senza intonaco, dei sentiere percorrono la collina per portare le genti alle case, piu' in lato si vede un minareto e qualche banidera verde intorno alla piccola moschea. I tetti delle case sono laterizio parzialmente coperti dalla neve, che anzichè bianca è nera a causa del fumo denso che esce dai camini delle case, fumo dovuto al carbone che in quegli anni era il combustibile preferito per riscaldare le case in Turchia. A causa delle misure di austerità importare veicoli era vietato, e quelle poche vetture importate erano soggette a tassse fino al 300 % del valore nuovo del veicolo. CIrcolavano  ancora delle vecchie macchine americane tipo anni 1960, a cui per ridurre i consumi di carburante avevano sostituito i grossi motori a benzina V8 americani con dei motori diesel di fabbricazione Turca. La combustione non era ottimale ed anche questi veicoli causavano un inquinamento indescrivibile. Non posso immaginare le difficoltà di questi veicoli a muoversi su strade innevate e ghiacciate durante la stagione invernale. Tutto ciò mi fece pensare a quel radio giornale del 1960. Tornerò ad Ankara anche in sprimavere ed estate, e devo dire che allora l'impatto e la mia percezione di questa città cambiarono in modo positivo. In questi devo dire che la cucina Turca mi affascina per cui le serate passate a mangiare nel giardino di qualche risrorante alla moda in qeugli anni a contribuito a cambiare la mia opinione.

Negli anni 1960-1970 ricordo che al mattino dopo il radiogiornale, a turno il direttore di uno dei quotidiani ticinesi commentava brevemente un episodio o notizia del giorno precedente. In particolare ricordo Mons. Don Alfredo Leber, all'epoca direttore del Giornale del Popolo, qundo la mattina si accaldò per condannare un film di Pier Paolo Pasolini appena arrivato nelle sale cinematografiche. Monsignor Leber ebbe parole durissime per questo lavoro che lui riteneva osceno e deplorevole, e chiedeva che lo stesso venisse censurato oppure tolto dalle nostre sale di proiezione. Non ricordo se fosse stato Porcile o Medea, quindi era 1969.
Telefono
Non ricordo bene ma penso che il telefono in casa nostra sia arrivato verso dopo il 1965. Fino a quel mommento si andava all'ufficio postale che si trova a 300 metri da casa nostra, per chiamate urgenti avevamo accesso alla casa dirimpetto alla nostra, vi si accedeva attrraversando la stradina di accesso alla nostra casa. Fino al 1970 questa casa era occupata dalle suore Agostiniane, ed avevano installato il telefono.  Quando arrivava una chiamata per noi, le suore uscivano e chiamavano a viva voce di correre che c'era qualcuno al telefono per noi.
Le suore Agostiniane erano in maggioranza Poschiavine, ed erano arrivate sempre per l'interessamento di Don Reto Maranta. Suor Emilia era la superiora, si occupava dell'asilo infantile gestito dal comune, inoltre suonava l'organo della Chiesa durante le funzioni religiose. Suor Celina di formazione era infermiera e quindi seguiva le persone che avevano necessità infermieristiche, iniezioni, medicazioni etc. Nella loro casa ospitavano anche diverse persone anziane a cui prestavano cure e attenzioni, anticipando i tempi delle case per anziani. Suor Emilia, ottiene la patente di guida e si munisce di un VW maggiolino, durante un viaggi a Claro per visitare le consorelle del monastero locale, sulla via del ritorno immettendosi sulla strada cantonale non si accorge che un veicolo stà sopragiungendo e rimane coinvolta in un incidente. Un autista che ha visto la scena accorre per dare soccorso e cerca di aprire la portiera per farla uscire, purtroppo lei aveva chiuso la vettura dall'interno, la vettura s'incendiò e a nulla sono valsi i tentativi per slavarla, brucierà nella sua vettura.
Dopo qualche anno in mancanza di nuove forze le suore lasciarono San Vittore.

Giornali
In casa eravamo abbonati al settimanale il Grigione Italiano stampato a Poschiavo che riportava notizie dal paese di origine. E per seguire le notizie locali eravamo abbonati al San Bernardino, inoltre i Mesolcina veniva pubblicato anche la voce delle Valli di cui per  tanti anni fu redattore il Sig, Reto Togni.
Ad un certo punto ricordo che fummo abbonati anche al Giornale del Popolo.
IL Grigione Italiano fu fondato il 01.01.1853, oggi continua ad essere stamapto a Poschiavo e nelle sue pagine si leggono notizie di tutte le valli italofone dei Grigioni.






Erinnerst du dich an Filme und/oder TV-Serien?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Erinnerst du dich an Filme und/oder TV-Serien?

La Televisione
Agli inizi delle trasmissioni televisive, solo i ristorante erano dotati di televisori. Erano dei veri e propri mobili con tanto di antine per chiudere lo schermo dopo averlo usato, e suppongo all'inizio erano anche motlo costosi.
Le prime volte che ho visto dei programmi televisivi, fu presso l'Hotel Stevenoni, dove la domenica pomeriggio ci era concesso di passare qualche ora a goderci dei programmi per famiglie.
Cio' era possibilee d'inverno poichè l'estate eravamo occupati con i lavori della campagna. Piano piano tutti i ristoranti erano muniti di televisori, ed iniziava la stagione delle partite calcistiche che fino a quel mommento erano trasmesse via radio con le famose radicronache di cui ricordo il grande Vico Rigassi 1905-1983, Bregagliotto e poliglotta dalle radiocronache memorabili.
Vicino a casa nostra c'è il Ristorante Boldini, ritrovo dei giocatori di Boccie, e sportivi appassionati di calcio e hockey.
Qui ebbi modo di assitere alla finale di Coppa dei Campioni Vienna 27 maggio 1964 tra Inter Milano vs. Real Madrid (3-1): 43' Mazzola, 62' Milani, 76' Mazzola, 69' Felo.
Avevo 13 anni, divenni un fan Interista.
A casa nostra la TV arrivò intorno al 1966, mio padre detestava queste modernità mentre la mamma era interessata. La TV era installata in cucina, e la sera tutti si davano da fare per riassettare velocemente la cucina per essere liberi per guardare il telegiornale, seguito dalle serie televisive, prima Rin Tin Tin, piuttosto che Laramie o Roger Moor nelle vesti di Simon Templar.
Al mattino correvo a prendere il treno ed ero sempre all'ultimo minuto. Io arrivavo in stazione percorrendo la strada di accesso parallela ai binari, in modo che salito sul treno lo stesso ritornava nella direzione da dove arrivavo a piedi, per cui quando era bruciato con i tempi il treno già era in marcia e salivo al volo prima che prendesse velocità. Era un mondo dove tutti si conoscevano, e cosi per il macchinista che rallentava piuttosto che il capotreno che faceva finta di non vedere altrimenti avrebbe dovuto sgridarmi. COn il treno andavo a Mesocco dall'architetto Albertini, erano gli anni 1966-1969. Fu nel 1968 ed ero a Mesocco che in occasione delle Olimpiadi Invernali di Grenoble la TSI iniziò ale trasmissioni a Colori. Jean Claude Killy vinse 3 medaglie d'oro e la Svizzera usci con una medaglia d'argento in slalom gigante con Willy Favre ed un Bronzo con J. Daniel Datewiler in discesa.
A casa andremo avanti con TV in bianco nero ancora per diversi anni.

Erinnerst du dich an deine Bilderbücher, Tonbandkassetten, CDs, usw. oder an solche, die deine Freunde oder Freundinnen besassen?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Erinnerst du dich an deine Bilderbücher, Tonbandkassetten, CDs, usw. oder an solche, die deine Freunde oder Freundinnen besassen?
Juke Box
Il mio compagno di classe Luca Annoni era un patito di dischi di musica leggera, i suoi genitori erano proprietari del negozio di alimentari con annesso panificio, e quindi aveva disponibilità per cui iniziò molto presto a collezzionare i 45 su vinile che andavano di moda dal 1960 in avanti, ed eravamo già ai Beatles, Rollings Stones, poi non mancavamo il festival di San Remo che era pure molto seguito. Anche se avevamo il televisore a casa a partire dai 18 anni uscivamo per trovarci al bar per assistere con gli amici alle performace del San Remo. Dominava  Adriano Celentano con chi non lavora non fa l'amore, Mal dei Primitiv con Lisa dagli occhi blue, e tanti altri.
Io mi accontentavo di mettere qualche gettone nel Juke Box dei ristoranti ed ascoltare la musica con gli amici.
Ottenuta la patente di guida, uscivamo dal paese per andare a Bellinzona, ci si trovava al Pelicano un ristorante in centro città gestito da una signora di San Vittore, signora Noemi Togni. Lei conosceva bene i nostri genitori, quando la mia famiglia arrivò a San Vittore nel 1952, lei abitava nella stessa casa Viscardi dove noi siamo rimasti per circa 1 anno.
Lei trovava sempre il tempo per venire a fare qualche parola con noi ragazzotti per sentire cosa c'era di nuovo nel paese, ed a noi sembrava di essere un po' a casa nostra.
Il tutto si concludeva con una birra qualche chiacchiera dove a dominare era sempre lo sport e poi via di nuova a casa.
Con Luca siamo stati copagni di classe dalle elementari fino al collegio a Roveredo, poi lui andò a Davos dove divenne Panettiere Pasticciere, e quache anno piu' tardi rilevò le attivtà paterne. Oggi è in pensione e vive sempre a San Vittore.

Wer passte auf dich auf, wenn deine Eltern nicht konnten? Gab es Kinderkrippen, Kinderhorte, o. ä.?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Wer passte auf dich auf, wenn deine Eltern nicht konnten? Gab es Kinderkrippen, Kinderhorte, o. ä.?

Le scuole comunali di San Vittore sono sotto il tetto della casa comunale. UN Grande edificio in pietra di 3 piani costruito per avere al Pano terreno la  cancelleria e la sala dell'assemblea comunale, mentre ai piani superiori ci sono 4 grandi aule che opsitano sia la scuola elementare che l'asilo infantile.
Sul piazzale antistante la scuola giocavano i ragazzi durante la ricreazione mentre sulla parte posteriore c'è un giradino dove nella bella stagione i bambini dell'asilo potevano giocare all'aperto.
A causa del numero ridotto di allievi, l'insegnamento era impartito in due aule multi classi, il primo ciclo dalla 1ma alla terza era affidato al Maestro Tullio Tamò, le classi dalla 4ta alla 6sta erano affidate al maestro Carlo Zoppi.
Il Maestro Tullio aveva una famiglia numerosa ed alcuni sui figli erano miei compagni di scuola. Il maestro Carlo era patrizio di San Vittore e non era sposato. quando io terminai le scuole  elementari il Maestro Carlo passava al beneficio della pensione.
L'asilo era affidato a Suor Emilia. Oltre alla cura dei bambini si occupava anche delle lezioni di canto, accompagnadoci con il pianoforte, e la domenica suonava l'organo della colleggiata durante le funzioni religiose.
La domenica pomeriggio nella stagione invernale organizzava delle proiezioni di film per ragazzi che si tenevano nell'aula dell'asilo.
L'asilo operava da Settembre a Giugno. Nei i mesi estivi la mamma ci affidava alle sorelle o a sua mamma.


Erinnerst du dich an die Jahreszeiten?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Erinnerst du dich an die Jahreszeiten?

La vita in una famiglia di contadini agricoltori è sempre scandita dalle stagioni.
Autunno
L'autunno passa veloce, le mucche sono ancora al pascolo nelle giornate piu' tiepide, mentre si iniziano i lavori di preparazione per l'inverno, come la concimatura, il taglio dei tralci della vigna, aratura dei campi seminati mais e tutto cio' che puo' essere fatto per protare avanti i lavori in primavera.
Le noci sono mature e si vanno a scuotere gli alberi per la raccolta, togliendo le stesse dal mallo ci ritroviamo con le mani tutte macchiate di nero.
Il fieno è ormai tutto in cascina, e per tenere le mucche all'asciutto usiamo delle segatura de legno che prendiamo dalla segheria a San Vittore che era situata davanti alla stazione. Oggi anche la segheria è sparita ed al suo posto sono sorte villette.
Inverno

Arriva l'inverno, le giornate sono corte e iniziano le prime nevicate. La ns fattoria e fuori paese e quando nevica al mattino presto per accervi dobbiamo calpestare la neve in quanto all'epoca il servizio di pulizia neve era garantito in paese dal sig. Andrea Succetti che aveva il cavollo a cui attaccava uno spazzaneve rudimentale fatto con delle assi di legno che formavano un tirangolo trainato dal cavallo e sui lati spingeva la neve ai bordi della strata. Stesso principio di quelli moderni, ma funionava se cera poca neve altrimenti si accumulava nelle stradine strette e poteva essere un problema. Fatto stà che la nostra fattuoria era in campagna e non ci arrivava. Ci pensavamo noi usando il trattore per creare dei solchi sulla strada schiacciando la neve per poi camminarci sopra.
Le mucche partoirsco tra fine novembre e inizio anno. molte sere anche dopo cena andavamo a fare il giro della stalla per vedere che tutto fosse a posto oppure de sel caso intervenire per assistere le mucche al parto.
Arturo aveva fequentato la scuola agraria di Mezzana ed aveva buona dimestichezza anche con queste problematiche. Una volta partorito per aiutare le bestie a riprendersi le energie, gli veniva somministrato una bottiglia di caffè caldo con una buona dose di grappa, che pare che fosse gradita ed avesse un effetto benefico.
Un particolare forse non a tutti consociuto, i contadini in Svizzera possono distillare le loro vinacce ed hanno un contingente esente da tasse per la grappa prodotta se hanno del bestime in azienda. Posso testimoniare che la grappa veniva effettivamente usata per le bestie ma ben sotto il contingente di 2 litri a animale.

Primavera

Appena il clima si fà più mite gli animali che sono rimasti chiusi nelle stalle durante l'inverno, vengono fatti uscire all'aperto, i prati concimati in autunno  vengono passati con l'erpice per sciogliere eventuali zolle di letame rimaste grossolane e far si che la parte organica possa penetrare nel terreno e concimarlo.
Si vanga l'orto e vengono seminate le verdure che serviranno durante l'estate per la famiglia. Nel giro di poche settimane i prati diventano verdi e cominciano a fiorire i tarasacco, durante la fioritura per una decina di giorni la campagna si tinge di giallo.
Prima che i tarasacco vanno in fiore andiamo a raccoglierli, devono essere ancora piccoli e teneri e dopo averli ben puliti vengono conditi e si mangiano crudi in inslata. Il sapore è amarognolo, per tanti anni non ne avevo piu' assaporato, mentre oggi quando siamo nella nostra casa di montagna a Camperio in val di Blenio vado per prati a raccogliere i tarasacco per l'insalata primaverile.
Ormai l'erba è cresciuta e le mucche possono pascolare e mangiare l'erba fresca direttamente dal prato.
Nella vigna si danno gli ultimi ritocchi alla potatura anche se buona parte del lavoro viene fatto prima della fine dell'inverno.
Nell' aia nascono i pulcini, i conigli hanno procreato per cui ci sono parecchie novità, se non abbiamo la scrofa in questo periodo comperavamo i maialini per essere allevati ed ingrasati pronti per seere sacrificati a novembre.
Noi ragazzi siamo ancora a scuola, le giornate si stanno allungando e dopo scuola passiamo dalla fattoria per aiutare i genitori con qualche lavoretto.
Una parte della campagna agricola lavorata dalla mia famiglia era di proprietà della famiglia Zoppi, Carlo Zoppi, assime  a Tullio tamò erano gli insegnati delle scuole comunali. L'edificio scolastico, è inserito nella casa comunale che si trova sopraelevata rispetto alla piana di San Vittore. Dal piazzale della scuola si puo' osservare la campagna sottostante e la casa dove abita il maestro Carlo. Davanti alla casa si trova un terreno coltivato a prato con alcuni filari di vigna ed alberi da frutta, tra cui un melo che portava semore oarecchi frutti, anche troppi e non arrivavano a delle pezzature grandi in quanto la pianta non veniva potata da parecchio tempo. Mio padre decide che era opportuno fare una robusta potatura al melo per favorire lo svilupo dei frutti riducendo i rami dell'albero ormai vecchio ed eccessivamente ramificato. Durante la pausa delle lezioni il maestro Carlo si affaccia alla finestra e della scuola e vede la scena, era convinto che mio padre avesse deciso di tagliare il melo. Mi chiama e mi chiede cosa stava succedendo, al che lo rassicurai dicendo che il papà aveva deciso di procedeere con una potatura alla pianta per rinvigorirla, al che si tranuquillizò.
Intanto arrivano le primi rondini di ritorno dal loro lungo viaggio migratorio. Volano alte in cielo e garriscono, per volare sotto il portico di casa dove portano il materiale necessario a ricostruire i loro nidi  come avviene ogni anno. Dopo poche settimane si schideranno le uova e nasceranno i piccoli.
L'estate.
Per chi lavora la campagna è il momento piu' impegnativo, si comincia con la fienagione e qui entrano in gioco le situazioni metereologiche, se il tempo è troppo bello, si arrischia la siccità, se piove marcisce il fieno, insomma per chi fa questo lavoro non c'è mai tregua. A fine maggio inizia il taglio del fieno, la lavorazione era già mecanizzata. si tagliava con la motofalciatrice. La prima operazione per trasformare l’erba in fieno è quella del taglio, a pochi centimetri da terra, degli steli dell’erbaio; esistono perciò fondamentalmente due attrezzi molto diversi fra loro, la barra falciante e la falciacondizionatrice; la barra falciante non è altro che una barra formata da due lunghe lame imbullonate una sopra all’altra a forma di triangoli seghettati, una “piastra” resta ferma mentre l’altra si muove sfregando sopra a quella immobile, tale movimento oscillatorio permette un taglio non troppo netto dello stelo.
Voltafieno Alcuni giorni dopo essere passati a sfalciare l’erbaio bisogna provvedere a voltare quello che di li a poco diventerà un appetibile fieno; questa operazione consiste nel voltare,capovolgere la massa che sta affienando per permettere una più veloce essiccazione, evitando così di incorrere in alcuni disagi come muffe e formazione di acidi; il capovolgimento del fieno avviene mediante un attrezzo denominato voltafieno, questo attrezzo è composto da un telaio che verrà applicato alla trattrice mediante gancio di trazione, è quindi un attrezzo trainato, nel telaio sono presenti uno o più “girelli”, questi organi non sono altro che dei bracci sui quali sono applicati dei “denti strigliatori”, questi denti sollevano il fieno da terra e lo gettano in aria permettendone il capovolgimento, un tempo questa operazione veniva fatta con una forca infilzando il fieno e tirandolo in aria, voltandolo.
Ranghinatore Quando gli steli hanno perso tutta l’umidità al loro interno e risultano secchi è il momento di pressare il fieno, per facilitare questa operazione vengono fatte delle andane, per realizzarle si usa il ranghinatore o andanatore; questo attrezzo compie un’operazione concettualmente molto facile, in base alla larghezza di questo attrezzo passando sul fieno presente nel campo lo “ammassa” in un unica andana, quindi lo raccatta; è molto simile al voltafieno in quanto sono presenti uno o più girelli sui quali sono collocati dei denti strigliatori del tutto simili ad una forca, per effetto della forza centrifuga il fieno raccolto da questi denti viene fatto sbattere contro una porzione di telo di plastica o di metallo che lo fa cadere a terrra formando un’unica andana.
Stoccaggio nel fienile.
Inizialmente il fieno viniva caricato a mano su un rimorchio  attaccato al trattore agricolo, una persona stava sul carro a ricevere e distribuire il fieno in modo che non cadesse a terra, due persone a terra caricavano con dei forconi il fieno e i ragazzi dietro con un grande rastrello raccoglievano tutto quello che le macchine avevano lasciato sul terreno.
Il finenile era posto al 1mo piano e man mano che si riempiva si saliva semore piu' in alto, a facilitare il compito avevamo un impianto di ventilazione, munito di motore a benzina BASCO che aziona una ventola collegata ad un tubo di lamiera zincata del diametro di 60 cm, si carica a mano con il forcone il fieno nella bocca della macchina da dietro la spinta della ventola spinge il fieno su nel tubo fino in cima al fienile, da sopra si aziona la bocca di scarico in modo da creare un piano uniforme sulla catasta del fieno. Si esce dal finenile impolverati e con sei di fieno in tutto il corpo. 
In seguito siamo passati all'imballatrice meccanica. per il fieno. La raccolta di  avviene mediante pressa per balle quadre di piccole dimensioni che crea balle da 30-40 kg. oggi sono in uso delle imballatrici molto più grandi che creano balle di fieno da 500 kg. 
Le balle andavano comunque raccolte e caricate a mano sui carri per essere a loro volta dpeositate nel fienile pronte per la stagione invernale.
La fienagione era fatta a 3 riprese, il primo fieno, tra fine maggio e inizi di giugno, si otteneva un fieno piu' grosso, poi il secondo fineo verso fine luglio, seguito da un terzo taglio a fine agosto che gurada caso si chiama "terzirolo". questo è un fieno piu' sottile l'erba è meno alta, parte dei prati anzichè falciarli si lascianno libere le mucche di brucare l'erba direttamente dal prato. Un questo caso ill terreno viene recintato mediante una linea elettrificata in modo da delimitare il terreno e ottimizzare lo sfruttamento del prato.
Per me che lo scrivo mi sembra di raccontare qualcosa di banale, ma mi rendo conto nonostante queste attività si svolgono ancora oggi giorno, pur con una maggiore meccanizzazione, che i giovani pur osservando da lontano queste attività agricoloe, difficilmente si sono avventurati all'interno di un fienile o di una stalla per sentire l'odore del fieno.
Alpeggio estivo.
Le mucche d'estate andavano sugli alpi, in modo da brucare l'erba di alta montagna e salvare il fineo del piano per il periodo oinvernale, inoltre con l'erba alpina si ottine un ottimo latte con cui si produce del burro e formaggi di qualità.
Noi avevamo in affitto dal Patriziato di Roveredo l'alpe di Rogg e Reschgnaga in Val Roveredo.
Prima di fare la trasferta  con gli animali andavamo a verificare la situazione dei sentieri di accesso, in una valle oltre i monti di "la Nes" una valanga di neve scende a coprire tutto il fondo valle, il ruscello ormai scorre sotto la coltre di neve, ma lo spessore non è sufficiente a reggere il peso delle bestie per cui si deve intervenire per creare il passaggio liberando la neve. Eravamo in montagna e non si poteva accerde con nessun mezzo meccanico per cui per aprire il varco usavamo della dinamite. Partivamo con 10 kg di esplosivo in pasta, del tipo usato per lavori di costruzioni stradali, o dai minatori nelle cave, a completamento del materiale avevamo miccie e detonatori, unitamente a delle lattine di metallo. Da tener conto che mio fratello Arturo aveva 20 anni, io 16, assieme a noi c'era un altra persona con cui gestivamo l'alpeggio, il Delio Grassi che avrà avuto 25 anni non  di piu'.
Arrivati sul posto si scavava un buco nella neve profondo mezzo metro, nel quale veniva inserita la lattina debitamente riempita di esplosivo con inserito il detonatore e la miccia sufficientemente lugnga dper lasc iarci il tempo di metterci al riapro una volta che fu accesa. Prima di proc edere facevamo un'ispezione per verifcare che non ci fossero persone in zona, cosa abbastanza difficile in quanto eravamo fuori stagione e il passaggio era obbligato non vi erano altre vie di accesso a qella zona. Fatta questa verifica si accendeva la miccia usando dei fiammiferi prima di ritirnadoci al coperto in attesa dello scoppio. Di sicuro facevamo un fracasso assordante e non lesinavamo di ceeto sul materiale di carica.
L'obiettivo era far cadere il ponte di neve ghiacciato che copriva il ruscello sul passaggio del sentiero, in modo da far cadere la neve nel ruscello che nel giro di pochi gironi si sarebbe sciolto liberando il passaggio, in modo che scigliendosi avrebbe liberato il passaggio. Questo lavoro veniva svolto un paio di settimane prima di passare con le bestie. Se ci  penso oggi a distanza di 50 anni rabbrividisco al pensiero che dei ragazzini senza preparazione specifica si cimentavano con esplosivi ad alto potenziale distruttivo senza troppa preoccupazione. Forse eravamo incoscienti.
Durnate questo lasso di tempo si preparavano le provviste e attrezzature necessarie per essere pronti a ricevere le mucche e lavorare il latte che producevano.
Per il trasporto usavamo il mulo che veniva caricato con il basto ed era in  grado di portare oltre 100 kg di peso sul dorso. Una bella bestia nata da incrocio tra cavalla e maschi asino quindi un mulo di grandi dimensioni. Aveva pero' un brutto carattere e non era facilmente avvicinabile da chiunque. Meglio stare alla larga perchè alle volte si imbizzariva ed era capace di disarcionare il carico che aveva sul dorso.
io fratello Arturo aveva piu' dimestichezza con le  bestie ed era sempre lui ad occuparsene.
La salita all'alpe.
Forse non era folcloristica come quelle che vediamo ancora oggi nella Svizzera Tedesca, con fiori e campanaci. Noi ci accontentavamo dei campanacci, si partiva a piedi direttamente da San Vittore con tutta la mandria la starda percorrendo la strada forestale che porta su fino  alla diga in Val Roggiasca, arrivati al capolinea dove sio trova la diga del bacino idrico, si prende il sentiero che si innerpica fino all'alpe di Rogg, partendo all 02:00 di notte arrivavamo a destino nel tardo pomeriggio dopo una estenuante camminata.
I maiali che fanno sempre parte dell'alpeggio venivano portati con i carri trainati dal trattore fino alla diga raggiungibile con mezzi, da qui si procedeva a piedi. Dovete sapere che condurre una mandria di mucche è cosa relativamente facile, le mucche si mettono in file ed una ad una lentamente avanzano sempre. Con i maiali, è tutta un'altra storia. Per alcuni tratti seguono poi improvvisamente decidono di non seguire cominciana a uscire dal sentiero e scappano in posti anche pericolosi da cui potrebbero cadere nella sottostante scarpata riportando ferite serie, ed allora via a ricorrere le bestie per riportarle sul sentiero. Teniamo in considerazione il tempo meteo, se era bel tempo bene o male le cose erano sopportabili, se però capitavi in una gironata di pioggia e vento allora la transumanza poteva diventare davvero impegantiva.
Sull'alpe:
La cascina è una costruzione in pietra, composta da 2 grandi ambienti, una costruzione grezza come si vedono sui monti nella valli a sud delle alpi svizzere. Dall'unica porta si accede direttamente nel locale dove si svolgono tutte le attività domestiche e la lavorazione del latte, qui si trova il fuco usato sia per cucinare il cibo sia per prepare burro e formaggio. 
L'alpeggio non era munito di elettricità, e non c'era neanche un generatore di corrente. Per l'illuminazione si usavano lampade a cherosene di fabbricazione americana Coleman come quelle usate nei campeggi ancora oggi. Per cucinare usavamo il fuoco a legna, tutte le attività erano manuali.
Per l'igiene personale acqua fresca portata alla cascina da una tubazione che catturava l'acqua a monte in una sorgente naturale.
Entrati nella cascina in un angolo in fondo al primo locale un muretto di pitetra serviva a contenere il fuoco che veniva acceso con grossi ceppi di legna, che accesi servivano sia per cucinare con pentole in rame appese ad una catena di ferro, oppure per riscaldare il latte contenuto nel paiolo di rame della capacità di oltre 200 litri, che era appeso ad una mensola rotante per permettere di allontanare il paiolo dal fuoco una volta raggiunta la temperatura richiesta per la lavorazione del latte. Il fumo saliva sul tetto ed usciva attraverso le piode del tetto.
Si scalda il latte lentamente fino a raggiungere circa 45-50°C. Vi si aggiunge il caglio e si lascia riposare per un tempo predefinito prima di eseguire il taglio mediante la "lira" attrezzo per triturare la cagliata, chiamato così per la sua forma che ricorda quello dello strumento musicale per i suoi fili d'acciaio.
Una volta tagliata la quagliata la si toglie dal paiolo usnado un grosso telo lasciando sgocciolare il siero prima di riporlo nella fascera a quel tempo di legno, appoggiata sul tavolo di sgocciolatura. Il formaggio così impacchettato viene pressato con dei pesi per dare omogeneità e spurgare il siero eccedente. Dopo circa 10-12 ore si toglie il telo. I formaggi riposano in cantina per 24 ore. In seguito, tolta loro la fascera, vengono posti in una salamoia al 20% circa, per altre 24 ore. La salamoia aiuta la formazione della crosta sulla superficie alzando il pH del formaggio. Inoltre il sale stimola la fuoriuscita del siero residuo.
 Completava l'arredamento l'attrezzatura necessaria per la lavorazione del formaggio, i ripiani dove si ponevano le forme fresche per pressarle e fare sgocciolare il siero residuo della cagliata.
I formaggi riposano in cantina per 24 ore. In seguito, tolta loro la fascera, vengono posti in una salamoia al 20% circa, a dipendenza della grandezza delle forme, per altre 24 ore. La salamoia aiuta la formazione della crosta sulla superficie alzando il pH del formaggio. Inoltre il sale stimola la fuoriuscita del siero eccedente, aiuta la conservazione e dà sapore all’alimento.
In seguito comincia la maturazione, che si effettua in una cantina a 12-14°C e 85-95% di umidità relativa, su assi di legno. Ogni due giorni le forme vengono passate con una spazzola o uno strofinaccio umidi, permettendo così uno sviluppo regolare della crosta. Il tempo di stagionatura varia da un minimo di 60 giorni a un anno circa.
Distaccato dalla cascina principale sorge un'altra cascina in pietra, dove viene messo il latte al fresco in attesa della succesiuva lavorazione. Nella cascina si fa confluire un rigagnolo di acqua corrente derivayta da un ruscello, mediante un solco scvato nel terreno sufficiente a convogliare un flusso regolare di acqua che entra a monte ed esce a valle in, formando all'interno delle pozze d'acqua nelle quali erano poste le "conche" contenente il latte in modo da tenerlo al fresco. Il latte intero, fresco, appena munto veniva lasciato riposare nelle "conche" recipienti larghi e bassi, in ambiente fresco per 24 ore, in modo che la frazione grassa salisse alla superficie. Si eseguiva la scrematura, separando la panna dal latte passando un grande cucchiaio piatto di legno detto " nigia", facendolo scorrere leggermente sotto lo strato piu' spesso di panna che si formava sulla suprficie delle conche. La panna raccolta, veniva versata nella zangola a botte, attraverso un foro che poi verrà chiuso con un tappo in legno. A questo punto si iniza a girare la zangola sul suo asse per una buona mezz'ora fin tanto che il burro si separa dal latticello, che verrà  scaricato attraverso un foro piu' piccolo, chiuso con un chiavistello di 3 cm di diamnetro. Al  burro si aggiunge dell'acqua fresca per rimuovere i residui di lattivello, ed è ora pronto per essere confezionato in pannetti da 200 e 500 gr. Gli stampi dei pannetti sono fatti di legno di abete, all''interno sono intarsiati con decorazioni di edelweiss e stelle alpine, o ancora con il nome dell'alpe, che verrà stampato sul burro.

La Mungitura
Una parte del bestiame sull'alpe era dei boggesi che affidavano le mucche e le capre per il periodo dell'alpeggio estivo. Le mucche producevano latte  e pertanto il contadino aveva diritto ad una parte del formaggio e del burro porodtti durante l'alpeggio. A fine luglio si procede alla mungitura delle mucche e capre, e pper ogni bestia si pesa il latte munto quello specifico giorno. Ad ogni chilo di latte corrisponderanno x kg di formaggio e di burro che verranno ritirati a fine st6agione dai boggesi.
Per mungere le mucche e le capre stavamo seduti su uno sgabello ad 1 gamba, ricavato da una sezione di tronco di abete, a cui si lasciava un ramo di 5 cm di diametro che tagliato a 35 cm serviva da appoggio a terra. L'equilibrio alle volte poteva essere precario. Le mucche erano riunite in gruppo e mentre ruminavano si procedeva alla mungitura a mano, mattina presto ed alla sera prima dell'imbrunire.
Oltre alle mucche avevamo anche un discreto numero di capre, buona parte producevano latte, ed infine i maiali che venivano ingrassati con il siero ottenuto dalla produzione di formaggio.
La mia carriera di mungitore finì il giorno in cui ero accovacciato sotto una mucca intento a mungere seduto sullo sgabello con il secchio stretto tra le ginocchia. Imporvvisamente una mucca si avventa dall'altro lato contro il fianco dove stavo mungendo, la mucca è costretta a fare un balzo nella mia direzione, io cado di schiena e cadendo mi trascino il secchio pieno di latte rovesciandomi addosso tutto il latte caldo. Perso il latte, tutto bagnato non mi rimase altro che andare a lvarmi e cambiarmi d'abiti, così terminò la mia carriera di mungitore di vacche. 
Trasporto del formaggio al piano.
Ogni volta che scendevamo al piano ne approfittavamo per tarsportare alcune forme di formaggio che vendevamo in paese, oppure serviva per il nostro consumo al piano. Una mattina io ero partito prima con una gerla in spalla con alcune forme di formaggio, Artturto mio fratello mi avrebbe raggiunto per strada, anche perchè lui era un grande camminatore. dopo aver percorso la prima parte del sentiero ad un certo punto inciampo su una radice che spuntava dal terreno, con il risultato che finisco gambe all'aria, la gerla mi vola sopra la testa e le forme di formaggio uscite iniziano a rotolare a valle. Mi rialzo e scendo la scarpata quando sopraggiunge Arturo che trova la gerla sul sentiero e non mi vede, ero giu nel ruscello a recuperare le forma di formaggio.
A fine  stagione poi veniva l'elicottero e con un viaggio scendeva tutto quello che era rimasto in cantina. era un piccolo elicottero Bell 47, con una grande cupola tuta in plexiglass, dietro la cabina si trova la turbina e sopra l'elica principale dietro un traliccio tubolare serve da supporto per l'elica sulla coda per dare la direzione di guida dell'elicottero. Una macchina molto semplice se paragonata a quelle odierne, questo fu uno dei primi elicotteri USA fabbricati dal 1947 per la US Navy.
Per  noi era comunque una manna visto che con un paio di viaggi portava tutto il lavoro dell'estate a valle.
Il caseificio a San Vittore
Oltre all'alpeggio ad un certo punto la mia famiglia si era presa in carico anche la gestione del caseificio sociale di San Vittore, estendendo il  ns servizio di vendita del latte anche per i comuni di Cama e Leggia. Per completare le attività legate al'allevamento avevamo anche il deposito dei foraggi e mangimi per animali. LA nota marca PROVIMI (acronimo di Proteine-vitamine-minerali). I mangimi venviano forniti dal Mulino Bernasconi di Viganello, a Lugano lo chiamavano il Conte Farina. Doveva essere nel periodo dal 1960 al 1970 poichè ricordo che guidavo il furgone per andare a vendere il latte nei paesi di Cama e Leggia.
Il foraggio veniva portato ai contadini sparsi nella valle, erano in maggior parte sacchi da 50 kg. Considerando che alla visita militare a 18 anni pesavo 60 kg, per un metro 1 e 85 cm, era sembre un bel carico.
Ricordo un anneddoto, ero con mio padre a Verdabbio a consegnare dei sacchi di mangime, fatta la consegna siamo invitati ad entrare in casa per essere pagati, era mattina ancora presto ma ci offrono un bicchiere del loro vino notrano, una bevanda imbevibile. La  signora si scusa ed esce dalla cucina per andare a prendere i sodi per pagarci, appena esce mio padre si gira e mi dice "Reto veloce buttalo dal lavandino che non si puo' bere..................." La signora torna e vede il bicchiere vuoto ed insiste per versarne dell'altro, ma risuciamo ad evitarlo. Uscendo il papà mi dice, roba che per berlo devi attaccarti alle gambe del tavolo, e lasciamo la casa ridendo per averla scampata bella.
Il bacillo di Bang.
Durnate l'ultima estate dell'alpeggio e siamo alla fine degli anni 1960, sull'alpe abbiamo notato alcune mucche che hanno abortito. Avvertito il veterinario sono intervenuti per verificare le cause, e si scopre che le mucche si son infettate con il bacillo di Bang. o bacillo abortus: in precedenza detta bacillo di Bang, causa aborto nei bovini ed è la specie più diffusa nel mondo a causa della vasta distribuzione dei bovini.
Per la mia famiglia quello fu un evento drammatico, avevevamo in tutto oltre 30 capi di bestiame grosso anche di ottima qualità, e ad un tratto tutte le bestie sono state portate via per essere eliminate onde evitare il propagarsi dell'infezione.
Senza piu' gli animali e senza terreni di ns proprietà, la famiglia decidere di interrompere tutte le attività di allevamento e agricoltura.
Arturo cambia lavoro e prende lavoro presso un impresa, Edgaro va a Zurigo ed io ero già impiegato presso uno studio di architettura e dopo breve andro' negli USA.

Le stagioni oggi
Oggi la nostra vita moderna sembrerebbe non piu' dipendere dalle stagioni, ma non è cosi. La mia esperienza da giovane mi ha reso molt attento alle stagioni, al cambio di tempo, al clima e tutto quanto ad esso legato. da alcuni anni mi diverto a cotivare un piccolo orto in montagna, e posso dire con soddisfazione che il fatto di saper osservare e cogiere i vari cambiamenti climatici aiuta nella preparazione dei lavori ed ha un grande influsso sul raccolto.







Welche Rolle spielten Sonntage und Feiertage wie Weihnachten, Sankt Nikolaus, Ostern und Geburtstage in deinem Kinderleben?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Welche Rolle spielten Sonntage und Feiertage wie Weihnachten, Sankt Nikolaus, Ostern und Geburtstage in deinem Kinderleben?

Le festività a San Vittore negli anni 1950 erano scandite dalle ricorrenze religiose, Don Reto non perdeva occasione per fare di ogni ricorrenza un giorno particolare e mantere in vita le tradizioni religiose del paese.
L'avvento ed il Natale
A dicembre iniziavano le celebrazioni dell'avvento che ci avvicinavano al Natale. La prima festa er ail 6 dicembre con San Nicolao, in casa nostra era pero' piu snetita la Befana al 6 gennaoi ma poi anche noi ci siamo abituati alle tradizioni e cosi si celbrava anche San Nicolao.
Dal giorno 16 dicembre si celebrava la novena di Natale, con funzioni serali co n canti e musiche natalizie. Terminate le funzioni, era tardizione suonare le campane in coro, credo ogni sera si aumentasse la durata del concerto campanario. Per suonare le campane in coro era necessario salire in cima alla torre campanaria.
Arrivare in cima al campanile era un' avventura. La torre non era illuminata e si usavano delle pile a batteria. Al campanile si accede passando di fianco all'altar maggiore della chiesa parrocchiale, superata la porta di accesso si entra in un cunicolo di 6 metri in peitra per giugnere ai preidi della torre dove poenzolano le corde delle campane per essere suonate tirandole a mano.
Da qui si sale mediante delle scale a pioli poste in un angolo del campanile, raggiun to il ballatoio nell'angolo opposto c'era la scala successiva per superare un altro piano e cosi via fino in  cime. In totale saranno almeno 7 piani da superare in questo modo. Su fino all'ultimo piano direttamente sotto le campane che sono poste all'interno delle 4 aperture ad arco poste in cima al campanile. Teniamo presente che le pareti del campanile hanno uno spessore superiore al metro, e in queste aperture sono posizionati le travi sulle quali sono agganciate le campane.
Per eseguire il concerto era necessario salire sul davanzale di queste aperture in  odo da raggiungere con le mani il battacchio delle campane da suonare. Per facoilitare l'esecuzione del concerto si meteva la camapna leggermente inclinate in modo che il battente fosse a circa 10 cm dal bordo interno dela campana. cosi che con un leggero movimento si ottenevano i rintocchi sulle campane.
Dirigeva il conerto l'esperto del villaggio, il signor Carlo Togni, era già avanti con gli anni, ben oltre i 75 anni, per la novena di Natale lui  non voleva mancaere quest'appuntamento.
Con il sig. Carlo noi ragazzi dai  15 ai 20 anni per aiutare e partecipare al concerto. Il tutto durava una buona mezz'ora, e capitava che a Dicembre fosse anche freddo pungente, ma poco importa importante era esserci.
La colleggiata di San Vittore ha 5 campane, le 2 piccole, sono sovrapposte sull'apertura rivolta a Nord, la seconda a est, la terza a ovest e la 5ta chiamata anche "Campanon"  volge a sud, direttamente sul villaggio cosi da fare arrivare il suono il più lontano possibile quando la si suona.
La sopra era molto freddo ma facevamo a gara a chi aveva accesso al campanile durante le serate dell'avvento.
La sera Vigilia di Natale, terminato il conerto eravamo invitati da Don Reto per una visita in casa parrocchiale dove ci accolgieva con delle bevande caldo e il tradizonale Panettone. Non poteva certo mancare un bicchiere di "vin Brulé". Piu' tardi saremmo andati alla messa di mezzanotte.
Intanto all'interno della venoiva allestito il presepio, questo occupava tutto un altare laterale della chiesa, e tutta la superficie era ricoperta di muschio che andavamo a raccogliere nel bosco.

La benedizione delle case.
Nei giorni precedenti il Natale il parroco visitava tutte le famiglie la "benedizione delle case". Il prete era accompagnato da due chierichetti, era abitudine che ogni famiglia facesse un piccolo obolo che veniva raccolto durante le visite, al parroco venivano fatti dei doni  che non potendo portarseli appresso venivano poi recapitati in parrocchia.
I chierichetti che partecipavano a questa cerimonia e si alternavano in modo da dare a diversi ragazzi la possibilità di partecipare, anche perchè le mancie raccolte, una volta terminato il giro venivano contate e Don Reto le lasciava ai chierichetti per il loro servizio prestato in chiesa durante l'anno. Quando si rientrava a casa alla sera dopo una giornata a visitare le case del paese, la perpetua signora Maria preparava delle tisane calde ed essendo natale era d'obbligo il panettone. In tarda serta ci si aviava a casa contenti con un piccolo tesoretto dono dei parrocchiani.

Natale
Tradizonalmente era per noi tutti una grande festa. La mia famiglia aveva un allevamento di polli ed anche tacchini che mangiavamo per il pranzo di natale. Mia madre aveva sentito che la carne di tacchino diventa molto saporita se si alimentano i tacchini con delle noci intere. si inizia con 1 noce il primo giorno, per aumentare fino a 30 noci  e poi si riducono fino a che si arriva ad 1 noce, il processo dura 60 giorni. Non ricordo se abbiamo fatto l'esercizio per molto tempo ma di sicuro 1 anno aiutai la mamma a ingozzare i tacchini con le noci. Operazione che svolgevamo al mattino presto nell'ovile della fattoria. Sempre per natale si preparava in casa un panettone nostrano a base di farina lievito, uva passa e canditi, che veniva impastato fatto lievitare e cotto direttamente a casa dalla mamma. Questo dolce era una specialità che si portava da Poschiavo.
Fatti tutti i preparativi per la cucina non poteva mancare l'alberello di natale che andavo a tagliare nel bosco sopra il paese, e con la mamma ci occupavomo delle decorazioni.
A completamento non mancavano mandarini e frutta secca.
Qualche regalino completava la festa, e la mattina di Natale al risveglio correvamo a vedere i regali, bei tempi andati. 

Capodanno "bon dì bon an la bona man"
* la bona man, era usanza per i ragazzini al primo dell'anno uscivamo in gruppetti e si andva a bussare alle porte dei vicini e conoscenti per augurare il buon anno presentandoci con l'ugurio "bon dì bon an la bona man".  Di solito si riceveva una monetina,  a fine gironata si contava chi aveva ricevuto piu' soldi. La differenza era data dai parenti in particolare i padrini che potevano essere piu' generosi e fare la differenza.

L'epifania
In paese c'erano due manifestazioni importanti per l'epifania. I re magi e la cagorda.
Sempre per mantenere le tradizioni, i chierichetti più grandi che non partecipavano al giro della benedizione delle case, venivano assseganti per inscenare la visita dei 3 Rè.
CI vestivamo con il camice di chierichetto, veste bianca con pizzi e merletti con un giro collo rosso sulle spalle, una corona una corona in testa, Gaspare  Baldassarre e Melchiorre. Baldassarre era di colore e pertanto era la parte ambita, che lo interpretava si tingeva la faccia di nero. Per ottenere il risultato si accendeva una candela sulla quale si faceva bruciare un turacciolo che carbonizzava, dopo di chè si passava lo staesso sul viso fino a che la faccia era tutta nera. Non vi dico la pelle come si rinsecchiva, ma questo era indifferente. I tre magi durante 2 giorni visitavano tutte le case del paese, portavano , il "turibulo" con la brace accesa, è accompagnato dalla navicella: piccolo vaso in cui viene conservata la scorta di incenso da aggiungere al momento opportuno nel turibolo.
Il cerimoniale prevede che i re magi inoltre portano su un bastone una grande stella di legno che gira. Tutte le famiglie accoglievano volentieri questa visita, per prima cosa si aggiungeva dell'incenso al turibolo, poi si iniziava il canto, Baldassarre dava un giro alla stella intanto il profumo d'incenso innondava tutta la casa. 
Il testo della canzone recitava:
Noi siamo i tre re:
1    Noi siamo i tre re; venuti dall' Oriente, per adorar Gesù.Un re superiore, di tutti il maggiore, di quanti al mondo ne furon giammai!
2    Ei fù che ci chiamò, mandando la stella
che ci conduce qui: Dov' è il Bambinello,vezzoso e bello?
In braccio a Maria che madre è di Lui!
3    Perciò abbiam portato - incenso all' odorato
e mirra ed oro in dono
al Re divin: d'incenso l'odore
ne tolga il fetore - di stalla immonda
in cui troviam Gesù!
4      Quell' or che portiam, soccorra, o Maria,
la vostra povertà.
E questa mirra poi c'insegna
del Bambinola vera umanità!
5    Or noi ce n'andiam, ai nostri paesi,
da cui venuti siam.
Ma qui ci resta il cuore,
in braccio al Signore,
in braccio al Bambino,
al Bambinel Gesù!

Terminata la canzone ci si soffermava brevemente per proseguire alla prossima casa. La gente ci accoglieva con piacere e finito di visitare le case in paese si partiva a piedi per la frazione di Monticello, che dista circa 3 km, si partiva ad inizio omeriggio per rientrare prima del buoio. rigorosamente a piedi, passando per il piano di San Vittore che nel mese di gennaio resta in ombra, e le temperature possono scendere parecchi gradi sotto lo zero. Al ritorno facevamo tappa al Gerb, una casa borghese con delle grandi balconate aperte rivolte a Sud, è una costruzione del XVII secolo, ed è situata all'entrata del paese. Questa era l'ultima tappa della nostra missione. La famiglia Frizzo ci aspettava ed era consuetudine fermarsi un po' più a lungo visto che il nostro compito era completato.
Da qui si reintrava alla casa parrocchiale dove c'era Don Reto ad Attenderci e la signora Maria pronta a servire il vin brulè e panettone. La gente alla fine della nostra visita ci dava sempre un soldo per cui alla fine raccoglievamo un discreto gruzzolo che portavamo al parroco, fatta la conta i soldi erano ancora una volta divisi tra i partecipanti.
Con i re magi e l'eifania si chiude il ciclo di natale e si dava avvio al carnvale. e per questo in paese si preparava la "cagorda".
Questa è un'altra tradizione di San Vittore. I ragazzi muniti di campanacci di tutte le foggie e dimensioni al calar delle tenebre si ritrovano ed in grupoo fannoi il giro del paese suonando i  campanacci per tutta la sera.
Qui sotto ho trovato una poesia dialettale che racconta questa tradizione, anche se in questa si accomuna la Cagorda del 6 gennaio con la tradizione della "bona man". A mio ricordo e come citato precedentemente la bona man era una tradizione del 1mo gennaio e non dell'epifania.     
La Cagorda
...come scacciare i demoni dell’inverno!
versi di Camillo Berri

L’è una di poch tradizion                   E' una delle poche tardizioni
Ca ghè restò in del chèr                     che ci sono rimaste nel cuore
Di nost maton...                                 Dei nostri ragazzi
Alla vigilia del Epifania                    Alla vigilia dell'epifania
Jè tucc in dardaion                             sono tutti i  agitazione
A preparaa masol, masolin e masolon. A preparare, campane,  .                                                                       campanelli e campanacci
L’è in sirada, in sul brulench               E' di sera, all'imbrunire
Che i fa el gir di frazion,                     Che fanno il giro delle frazioni
In di caraa e dent per i strècc               Nelle strade e nelle strettoie
I fa un bacaneri d’infern                      Fanno un baccano d'inferno
E i sfida el frècc.                                 Sfidando il freddo
Ogni frazion la ga i sò rapresentant;     Ogni frazione ha i suoi
                                                           rappresentanti
En’ ghè dent dè pinin e dè grand.         Ce ne son di piccoli e di grandi
La gent l’ai vec dè bon ecc,                 La gente li vede di buon occhio
Lag dà la bona man                             Gli tende la buona mano*
Dal pisse gion al pisse vecc.                Dal più giovane al più anziano
...E soridend con un po’ dè magon,      ..sorridono con un nodo in gola
Lag dis: - Bravi maton,                        Gli dice: - bravi ragazzi
Che a mantignii i tradizion!                 Che mantenete le tradizioni

La settimana santa
Questo era un periodo di grandi attività e di celebrazioni, a prtire dalla domenica delle palme dove si benedice l'ulivo che viene distribuito ed appeso nelle case, segue la settimana santa. 
Il venerdi santo si celebra la morte del signore, da questo momento le campane tacciono fino alla resurrezione del sabato sera, per contro si usano le raganelle o traccole, il "mae" è uno strumento costituito da una tavola di legno su cui era montato un supporto con un perno gievole a cui era attaccata una mazzuola di legno  facendo oscillare la tavola la mzzuola andava a sbattere violentemente sui due lati creando un frastuono incredibile sovrapponendosi alle traccole. 
Il venerdi sera partendo dalla chiesa si andava in processione passando per le strade di campagna fino alla capella di Santa Croce per poi risalire in cima al Paese in frazione Casella prima di rientrare alla chiesa. Durante il tragitto le donne cantavano le litanie e la processione avanzava nella campagna, i ragazzi piu' grandi correvano davanti alla processione per accendere i covoni dei fusti essicati del grano turco o mais, che erano stati preparati nei giorni precedenti pronti per essere incendiati. Le fiamme si levavano nel cielo e una grande nube di fumo bianco saliva creando delle strane luci ed atnosfere con le scintille che salivano alte nel cielo, più in la la processione che continuava il suo cammino cantando in coro.
Finito il giro si rientrava alla chiesa, quando tutti i fedeli erano entrati, si spegnevano le luci, tutto tace a quel punto il prete batte un colpo e si da il via alle traccole ed i mae creando un fracasso incredible e tutto al buio, i ragazzi facevano a gare a chi faceva piu' rumore.
Poi le cerimonie seguivano al sabato con il rito del fuoco la benedizione dell'acqua santa, fino alla messa di ressurrezione.
Erano tempi in cui in paese c'era ancora una buona partecipazione alle cerimonie religiose. Oggi purtroppo la partecipazione è limitata a  pochi fedeli in una grande chiesa vuota. 
 

Indice

 







 







Wie haben eure Mahlzeiten ausgesehen?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Wie haben eure Mahlzeiten ausgesehen?
I pasti erano frugali, a colazione pane e marmellate, i piatti tipici della famigia erano la pasta conscia, terminata la cottura della pasta la si scolava per togliere l'acqua di cottura, si poneva in una grossa teglia cospargendo la pasta con abbondante formaggio, di preferenza sbrinbz grattugiato, separatamente in una padella si friggevano aglio e cipolle con del burro, quando tutto era bello caldo e le cipolle avevano preso un colore marrone, si versava il tutto sopra la teglia degli spaghetti. A quei tempi si usava prevalentemente il burro, l'olio ed in particolare olio di oliva entrerà nelle nostre abitudini a dopo il 1975. 
Alle volte in casa nostra si mangiava la pasta assieme alle mele cotte, questa non è abitudine in Mesolcina, la mamma aveva appreso queste ricette quando aveva soggironato in engadina, prima di sposarsi
La polenta era l'altro piatto forte, la si cuoceva sul fuoco a legna e si mangiava con del formaggio dei nostri caseifici oppure si comerava del gorgonzola nel negozio del villaggio.
Il riso veniva cucinato sia come risotto, usando lo zafferano Aquila,era venduto in bustine rosse con un aquila come stemma ed era in polvere.
Riso in bianco semplice, oppure ris e pom, sarebbe riso e patate, ma la variante da me preferita era ris e castegn, le catsagne cotte nel riso danno un sapore speciale ed ancora oggi alle volte lo cuciniamo a ricordo di quei tempi.
Da buoni Poschiavini nonpotevano mancare i pizzoccheri, che venivano preparati partendo da farina acqua e sale, prima si cuocevano le verdure, a scelta verza, coste o fagiolini verdi secondo quanto disponibile nell'orto. Cotte le verdure con la stessa acqua si cuocevano i pizzoccheri. La pasta mediamente densa veniva posta sul tagliere e con un coltello si faceva cadrere la pastella nell'acqua bollente, dopo pochi secondi che la pastella era nell'acqua bollente, i pizzoccheri cominciavano a galeggiare e con un colino si levavano dalla pentola per deporli i una teglia e si miscelavano pizzoccheri, formaggio ngiovane Casera, e le verdure. Con il caldo il formaggio si dfonde e riesce ad amalgamare tutto l'impasto, in origine anche questo piatto veniva condito con burro aglio e cipolle passati in padella. Oggi abbiamo cambiato le abitudini e stiamo attenti al quantitativo di burro che usiamo.
Li Manfriguli, la ab se di partenza è la pastella usata per i pizzoccheri, la differenza consiste nella cottura. In questo caso si prende una padella mediamente alta, si fa scigliere del burro oppure si puo' usare dell'olio, quando la padella e ben calda si versa tutto in una volta la pastella. Si aspetta un monento affinchè la parte in contatto con il calore comincia a fare la crosta e poi con una spatola di metallo si comincia a tagliare l'impasto in modo da creare dei pezzetti di pasta che cuocendo diventano asciutti quasi croccanti, alla fine si otterranno delle palline che poi si mangiano in una scodella ggiungendovi del latte o altro condimento.
Le verdure che accompaganvano i pasti erano prevalentemente quelle di stagione che produceva il nostro orto.
La carne, si cucinava di solito per il pranzo domenicale, avendo la fattoria erano disponibili galline, conigli, e d'inverno avevamo i prodotti della mazza del maiale.
Dal macellaio compravamo carne per  fare il bollito, oppure oss da bogia, sono le ossa dei piedi di maiale che vengono messi per alcuni giorni nelle spezie e vino assieme ai prosciutti per dargli uno sapore speciale. Nelle nosttre valli si trovano ancora oggi anche se molti non sanno piu' cosa siano.
Come bibite ai pasti, generalmente si beveva normale acqua potabile che arrivava in casa grazie alla rete dirica comunale, ed era di ottima qualità. Mio padre beveva un bicchiere di vino rosso. In estate quando era caldo tenevamo la bottiglia del vino sotto l'acqau corrente per raffreddarlo in quanto ancora non avevamo il frigorifero.






Wer und wie waren deine Spielkameraden?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Wer und wie waren deine Spielkameraden?

I compagni di giochi erano i compagni di scuola, sui banchi delle scuple elementari avevo come compagno Luca Annoni, il papà era il panettiere del villaggio, e la mamma signora Ilva gestiva il negozio di alimentari della famiglia. Alle scuole elementari il gioco preferito durante le pause tra le lezoini era il gioco delle biglie.
Giocatori di biglie: Si gioca solitamente uno contro uno, quindi per svolgere una partita a biglie bisogna essere in minimo due persone fino 4 o 5 ragazzi.
Strumenti:Le biglie, fondamentali per lo svolgimento del gioco, possono essere di diverso tipo.Le biglie di vetro sono tutte di sfericità quasi perfetta; molto pregiate sono gli esemplari in vetro smerigliato e di vetro trasparente molto pregevoli esteticamente.Per giocare è bene poi essere all'aperto e disporre preferibilmente di sabbia o terra per creare la pista su cui far rotolare le biglie.
Biglia a buche : Si scavano varie buche sul terreno. Ogni giocatore ha a disposizione un numero definito di biglie. Il totale viene distribuito nelle buche, in quantità calcolate e memorizzate. A turno, ciascuno tira verso le buche una biglia, stando sulla linea di partenza che viene tracciata a una certa distanza dalle buche. Se il giocatore riesce a far entrare la biglia in buca, prende le biglie che stanno in essa, e riprende la sua. Se ciò non accade si perde la biglia che verrà posta nella buca in cui si è fermata più vicina. Vince chi accumula un numero maggiore di biglie.
Terminate le scuole elemntari con Luca ci siamo ritrovati alle scuole medie del collegio Sant'anna di Roveredo. Il collegio era gestito dalla congregazione del Beato Don Luigi Guanella, un prete orignario di Campodolcino in val Chiavenna che fa parte della diocesi di Como.
San Luigi Guanella fu beatificato da Papa Paolo VI nel 1964 e santificato da Papa Bendetto XVI nel 2011.
Il collegio maschile Sant'Anna aveva un internato con annessa la sua Cappella. erano attivi sia sacerdoti che erano allo stesso tempo insegnanti nella scuola oltre alle Suore che si occupavano di tute le attività della struttura, cucine, mensa, alloggi et. A completare l'organico docenti laici.
Purtroppo dal 1995 la scuola ha cessato le attività e dopo diversi anni di degrado la struttura è stata demolita ed oggi sono stati costruite degli appartamenti.
Gli allievi delle scuole comunali di San Vittore terminata il 6sto anno del ciclo elementare avevano due opzioni, la Scuola Reale a Roveredo, oppure il collegio.
Don Reto aveva a cuore che i ragazzi terminate le scuole elementari continuassero le scuole presso il collegio Sant'Anna. Era una scuola di buon livello. L'internato era frequentato da ragazzi figli di immigrati Italiani i cui genitori lavoravano nella Svizzera interna. I ragazzi arrivti in Svizzera avanti con la formazione di base, preferivano conitinuare l'istruzione in italiano, piuttosto che pperdere un anno a causa della lingua tedesca.
Luca era mio compagno di classe anche al collegio. Avevamo 13-14 anni, tentuo conto che nei Grigioni si iniziava la scula a 7 anni. Da San Vittore andavamo a Roveredo in bicilcetta, il percorso dura circa 10 minuti per cui avevamo tempoo per rientrare a casa anche per la pasua pranzo.
I giochi preferiti del Collegio erano il gioco del pallone che si giocava nel cortile della scuola durante le ricreazioni, nei corridoi di accesso alle aule che erano suffcienetemente ampi c'erano diversi tavoli da ping pong e calcio balilla.
Altre volte nelle ore di educazione fisica ci si recava in un campo di calcio in zona Vera che dista 10 minuti a piedi dalla scuola. Oggi questi spazi sono occupati dallo svincolo autostradale di Roveredo.
Con Luca siamo rimasti amici anche piu' tardi quando finite le scuole abbia mo fatto le prime esperienze di guida dell'auto. a 19 anni io avevo un maggilino e Luca usava la vettura di suo padre. Ci si divertiva a fare scorroibande in valle, ed a noi si univano sovente eligio Boldini da Monticello detto "Ligio" ed altri nostri coetanei.
Nei pomeriggi liberi ci si trovava al campo di calcio alla Mezzera a tirare di pallone.
Gli anni correvano veloci ed io avevo compiuto da poco i 22 anni quando ebbi l'occasione di andare a lavorare in New Jwersey negli USA con la Monteforno Valmoesa. Partii il 4 di luglio del 1972.
Prima trasferta Milano New York. Dopo 6 mesi feci ritorno a casa per le feste di natale. Il 31 dicembre per festeggiare il capodanno andammo a Lottigna in Val di Blenio dove suonava il gruppo "The Monks". Seguivamo questo gruppo in quanto il leader del gruppo era orignario di San Vittore.
il 31 ci troviamo in piazza a San  Vittore e partiamo per festeggaiare il capodanno.
Fu durante questa festa che incontrai Daisy con cui mi sono sposato. tura



ito abbiamo avuto modo ddi frequentarci regolarmente. Terminate le scuole d'obbligo lui ando' a Davos dove intrapprese il tirocinio di panettiere pasticciere.


chiusa che fu beatificato da

prima alle elemntari ed in seguito alle scuole medie, Luca e

Wer waren die Nachbarn? Kanntest du/kanntet ihr sie gut?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Wer waren die Nachbarn? Kanntest du/kanntet ihr sie gut?
Abitando nel nucleo del paese avevamo doversi vicini di casa, e i rapporti erano molto più facili ed aperti rispetto ad oggi.
All'inizio della caraa di Magori, sul lato sinistro abitava la famiglia Stevenoni, il capo famiglia era di San Vittore ed era il "buralista postale" oggi lo chiamerebbero il gerente dell'ufficio postale del paese, sua moglie era figlia del sig. Renn di Roveredo che al tempo era il capostazione della Ferrovia Bellinzona Mesocco, loro avevano due figlie di qualche anno piu' giovani, dirimpetto abitava la famiglia Storni, avevano dei figli grandi che non abitavano piu' nella casa paterna ma che vedevamo regolarmente quando venivano a visitare i  genitori. Sarà il sig. Nicolino Storni che mi venne a cercare quando la Valmoesa cercava un  tecnico disegnatore per il progetto in USA, una volta assunto in azienda lo ritrovai quale capo del personale e dell'amministrazione.
Il fratello Verino, inizialmente lavorava la campagna per poi passare alle dipendneze delle officine di Bellinzona. Attaccato alla nostra casa abitava il sig, Evaristo Viscardi, era già avanti con gli anni, all'interno del porticato al pian terreno della sua casa, si accedeva alla cantina e di lato c'era il forno a legna, dove in origine si cuoceva il pane, ma ormai era in disuso tranne in occasione della festa del patrono di San Vittore che cade l'8 maggio. Per l'occasione il dolce tradizonale è la torta di pane, e le famiglie preparavano diverse teglie di torta, e per l'occasione accendeva il forno a legna.
Dalla cantina si accedeva attraverso una scala ad una fossa profonda che diversi metri sotto il livello della strada, dove veniva custodito il vino.
Dirimpetto alla nostra entrata era la casa di cura e riposo gestita dalle suore agostiniane che ho avuto modo di descrivere nei capitoli precedenti. Altri vicini attaccati alla nostra casa con cui condividevamo anche dei locali al Pian Terreno e del 2ndo piano era un proprietario al 1mo piano eravamo noi proprietari. Piu' tardi ci fu ceduto il 2ndo piano. Situazioni dovute a problemi di spartizioni ereditarie del passato. Qui abitava la Famiglia Peduzzi il sig. Attiglio ormai in pensione ex impiegato delle Officine di Bellinzona e sua mogli signora Gina. Con loro eravamo confinanti con il piccolo giardino/orto antistante la casa.
Dall'altro lato del giardino abitava in una casetta tutta minuscola il Geremia Succetti, sposato ma pure lui senza prole. La moglie era di Roveredo, anche Geremia lavorava alle officine delle ferrovie di Bellinzona. Di fianco alla loro case sorge una casa molto bella nella sua struttura, vi si accede mediante una balconata aperta e mi ricordo come gli interni al meno mi sembravano molto belli e ben disposti. Vi abitavano i Sigg. Dubach, una copia anziana di origini tedesca, dove lui diceva di essere avvocato, ma già pensionato. Parlavano poco italiano per cui vissero abbastanza appartati non avendo grandi possibilità di comunicazione.
I ragazzi del quartiere erano relativamente pochi, per cui per giocare ci trasferivamo nel viale alberato con dei cipressi che dava accesso alla chiesa collegiata. Li ci trovavamo con i ragazzi della frazione.
El vial di cipress cosi lo chiamavamo, di fianco al viale la vigna della parrocchia, oggi divenuto un parcheggio, ed all'angolo il viale die cipressi e la strada cantonale si trova tutt'ora una fontana pubblica, conosciuta come "el bui de Cadrobi".
questo sarà il ritrovo di noi ragazzi anche da adolescenti, fino a quando siamo stati in grado di muoverci al di la dei confini del paese.
Was für Kontakte hattet ihr mit euren Verwandten? Gab es unter diesen solche, die dir damals oder auch später besonders nahe standen?
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1.  Erste Erinnerungen und Kindheit

Was für Kontakte hattet ihr mit euren Verwandten? Gab es unter diesen solche, die dir damals oder auch später besonders nahe standen?
I legami con i parenti erano molto vicini dalla parte materna, per le ragioni che ho avuto modo di raccontare la frequentazione con i parenti fu molto intensa. Dalla parte di mio padre molto meno anche perchè i fratelli abitavano nell'area di Zurigo, mentre le sorelle rimaste a Poschiavo, avevano l'azienda agricola e credo siano uscite dalla valle ben poche volte. 
Fu durante una dei miei soggiorni a Prada dalla nonna materna che il fratello di mio padre, Riccardo venne a prendermi per passare alcuni giorni dalla nonna Giuseppina. Lo zio guidava un Jeep Wylli's, di quelle che erano state in dotazione anche all'esercito. Per me era un grande divertimento e partii felivce di andare qualche giorno dalla nonna paterna.
Tutto ando' bene fino al momento del pranzo. Per mangiare ai pasti anzichè usare delle stoviglie di ceramica sui monti usavano delle ciotole e dei piatti di legno. E fin qui tutto bene salvo che a me fu servito il pranzo usando una ciotola di legno con al centro un fil di ferro che serviva a tenere fissate le due metà della ciotola che si vede aveva subito una rottura e per poterla utilizzare era tenuta assieme con un fil di ferro. Creo avrò avuto 7 anni, ma non gradii questo fatto. Non so se solo dovuto a alla ciotola o ad altro stà doi fatto che io senza dir nulla m'incaminai da solo deciso a tornare a Prada dai parenti di mia madre.
Era primavera inoltrata e sulla strada cantonale ancora si vedevano i resti della valanga scesa durnate l'inverno, ai lati la neve era ancora alta diversi metri e si notavano i tronchi degli alberi tagliati per liberare il passaggio per la strada cantonale.
Avevo percorso forse un paio di chilometri e già superata la valanga quando lo zio Riccado venuto a cercarmi mi raggiunse con la Jeep.
Superato lo sgomento lui mi riportò a Prada, lascio a voi immaginare quanti rimproveri e raccomandazioni dovetti subirmi per aver abbandonato il Pisciadel senza informare gli zii, ma ancor di piu' per l'attraversamento della valanga.
In occcasione di una visita ai fratelli di mio padre, feci il ritorno da Zurigo con lo Zio Francesco. Era autista di camion per una ditta di trasporti internazionali, guidava un grosso veicolo con  rimorchio e la vìcabina era dotata di cuccette per dormire. Scendenod da Zurigo verso il Ticino passato il Passo del San Gottardo si percorreva la vecchia strada con tutti i tornanti della "Tremola". Nell'affronttre le curve sui tornanti per chi era seduto dentro la cabina di guida ti sembrava di trovarti sospeso nel vuoto dei burroni del massiccio del San Gottardo,
un esperienza unica.



Was fällt dir als erstes ein, wenn du an deine Mutter denkst?
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2.1.  Meine Eltern – Meine Mutter.

Was fällt dir als erstes ein, wenn du an deine Mutter denkst?
Quando penso a mia madre
Woher stammt deine Mutter? Was weisst du über ihr Leben? Wie hat sie den Krieg erlebt?
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2.1.  Meine Eltern – Meine Mutter.

Woher stammt deine Mutter? Was weisst du über ihr Leben? Wie hat sie den Krieg erlebt?

La famiglia di mia Madre

LA FAMIGLIA DI CESARE COSTA

La famiglia Costa da secoli vive a Prada, recentemente ho avuto modo di fare delle ricerche sulla famiglia Costa e sono risalito con certezza alla nasciata di un nostro progenitore nel 1702, anche se l'archivo Parrocchiale di Poschiavo inizia a tenere un registro delle nascite e dei battesimi che arrivano fino al 1590. Uno zio di mia madre le raccontò che i Costa i  origine dovrebbero essere originari dell'italia meridionale, da dove emigrarono su Genova, prima di arrivare a Poschiavo, Se l'archivio Parrocchiale riporta la data del 1590 vuol dire che sin dal 16 secolo di sicuro erano arrivati in  Valle. Tenuto conto che i Costa a Genova sono una famiglia importante che diede origine anbche al ramo Costa Crociere. Di questo ramo conosco il Dei signori Costa che da diversi anni vivono a Lugano e dsicendono dalla famiglia di Armatori Costa.

Le varie generazioni hanno sempre avuto parecchi figli come d'altronde si usava a quei tempi, qui di seguito sono elencati e capifamiglia Costa dal 1702 ad oggi e la relativa prole.

Bendetto 1702 avrà 1 figlio Bernardo 1722, lui avrà 5 figli tra cui Remigio 1751, Remigio avrà 5 figli tra i quali  Benedetto Tomaso 1783,   avrà 9 figli di cui Benardo Giuseppe 1819 che avrà pure 9 figli, Bernardo 1858 avra' 7 figli , Cesare 1887-1960 sposerà sua cugina Anna Caspani 1903-1983, avranno 15 figli.

Cesare Costa  sposerà Anna Domenica Caspani il 24.05.1920, i due sono cugini essendo il papà di lui e la madre di lei Fratelli. Per poter celebrare il matrimonio interverrà lo zio prete, Don Giuseppe Costa 1863-1920, fratello dei genitori di Cesare e Anna, che all'epoca era Parroco di Poschiavo. 

Mia Madre Lucia è la quartogenita e nasce il 17 Febbraio 1925. Tutti i figli sono sopravissuti alla nascita, Rocco I  mori' a 6 anni travolto da un sasso sui monti in zona "Quadrel", un maggenco situato a 1500 posizionato sopra Prada, Daniele era in servizio militare a Savognin nel 1953, durante un esercitazione di tiro con lanciamine, il proiettile esplose in canna uccidendo sul colpo due commilitoni, mentre Daniele subirà la perdita di entrambe le gambe, morirà dopo 2 giorni, aveva 23.

Nonostante 7 figli maschi, solo Angelo classe 1928, avrà 4 figli, dei quli 3 sono 4 maschi che continueranno a portare il nome costa anche se lontani da Prada, nati in Muotathal tutt'ora residenti nel canton SZ e dintorni.
Per contro le sorelle hanno avuto diversi figli ma porteranno nomi diversi dai Costa.

Don Giuseppe Costa 1863, sarà il primo di tre generazioni di Giusppe che prenderanno i voti per diventare sacerdote, tutti con il nome Don Giuseppe.

Nella famgilia Costa per ben 4 generazioni di fila ci fu un prete, il primo fu Don Isidoro Costa, successivamente per 3 generazioni un figlio di nome Giuseppe divenne prete come riportato qui sotto

Un fartello del mio bisnonno sarà il primo Don Giuseppe, diventando Parroco di Poschiavo, il fratello di mio Nonno sarà pure Don Giuseppe Sr. *1987 1962, in seguito anche il figlio del nonno Cesare, Giuseppe prenderà i voti (6) vedi: Clero Poschiavino in Mesolcina e Calanca

  • Don Isidoro Costa 1823 – 1896
  • Don Giuseppe Costa 1863-1920
  • Don Giuseppe Costa Sr. 1897-1962 Studi a Svitto e Coira consacrato 1916
  • Don Giuseppe Costa Jr. 1921-1991 studi a Seveso-Maroggia e Coira consacrato 1949

 I nonni hanno allevato la loro numerosa famiglia  durante la 2nda guerra mondiale, e con 16 bocche da sfamare non deve essere stato sempre facile.

Pur di condizioni modeste erano proprietari di terreni agricoli, e della casa dove vivevano. Una  modesta casa in sasso, a 3 piani più solaio con annesso stalla e fienile sotto lo stesso tetto. Questo tipo di costruzioni era in uso in val Poschiavo fino al 1960, poi per ovvie ragioni igieniche le cose sono cambiate, e le casse sonostate a poco a poco ricnvertite in abitazioni civili. Si accedeva per uan doppia porta in legno, ricordo in particolare in bassa su un lato c'era una piccola chiamata "lusna" che permetteva ai gatti di casa di circolare liberamente.

(20) Un bell'esempio di questo tipo di costruzione, ancora piu' antico ed oggi museo è Casa Tomè a Poschiavo Casa Tomè Poschiavo musei.gr/storia-2/

Entrando a pian terreno sulla sinistra c'era la cucina, un localone con una grande finestra che dà sul giardino, su questa parete la cucina composta da lavello in ceramica alcuni ripiani di lavoro e la stufa economica a legna. sul fondo della cucina un grande tavolo dove la famglia di Cesare Costa, alla fine della II guerra quando la famiglia era al completo si trovavavno attorno al tavolo in 16 persone.

In fondo al corridoio tramite una porta si accedeva alla stalla. Nell’azienda c’erano una dozzina di mucche, nel prato antistante la casa un'altra costruzione c'era il porcile ed il pollaio. Si allevavvano maiali da ingrasso che poi venivano ammazzati in inverno per fare salsiccie, pancette e prosciutti, oltre a galline ovaiole, sia per le uova che per la  carne, e non mancavano i congli che finivano arrosto nel forno ed erano sempre apprezzati. Dietro il pollaio si estendeva un giardino dove erano copltivati diversi alberi da frutta, meli,  prugne, ciliegie, peri etc.

Un cosa interessanti, in  quegli anni, al termine della frequenza della scuola d'obbligo, era costume far dono di un alberello da frutta, ai maschi l'albero era regalato mentre le femmine dovevano pagare la metà del costo dell'alberello. alla faccia delle pari oportunità. In casa Costa gli alberelli venivano piantati nel giradino nel giardino di casa situato dietro al pollaio.

Mia madre ricevette un pero, e quando eravamo dai nonni in primavera ci dicevano che erano le pere dell’albero di “Luzia” cosi era chiamata mamma Lucia nel dialetto Poschiavino.

I nonni coltivavano parti e campi in paese a Prada, che si trova a 900 msl di Prada, Terminato il raccolto al piano, si trasferiva la famiglia al "Quadrel" un maggengo situato a 1400 msl, sia in piano che ai monti si raccolgieva il fieno per l'inverno, si aravano i campi per seminare orzo, segale e patate. Se aggiungiamo un grande orto situato poco distante dalla casa paterna a Prada, si coltivavano diverse verdure e ortaggi durante tutta l'estate. , con il giradino in cui erano stati piantati diversi alberi da frutta, si puo' capire come nonstante il perdurare della guerra, pur in condizioni difficili e con tanti figli, non senza sacrifici, la famiglia ha sempre avuto di che sfamarsi.

Nella casa dei nonni materni, c'era il forno dove si cuoceva il pane. Si usava preparare il pane per diverse settimane. Una volta impastato nel "pané", dopo la lievitazione il pane veniva posto su una tavola di legno chiamata "pludel"  e si preparavano le ciambelle "brascedeli" , e poi veniva cotto nel forno a legna.

"Pan da Cul" cosi' chiamava mia nonna il pane fatto con il primo latte dopo il parto delle mucche, detto latte si chiama colostro Il colostro (primo latte) è un liquido giallosieroso, molto ricco d'immunoglobuline di classe A, e cellule immunitarie (come linfociti), secreto dalle ghiandole mammarie durante la gravidanza  ed i primi giorni dopo il parto, composto principalmente da acqua, leucociti, proteine, grassi e carboidrati. Questo latte ricco in grazzi veniva usato per impastare un pane speciale chiamato pan da "cul" per indicare il primo latte. in questo caso si usava farina bianca e di solito vi si aggiungeva dell'uvetta secca che rendeva il sapore gradevole al palato. Altri pani erano a base di segale, ed in questo alle volte si aggingeva dell'anice comune Pimpinella Asinum. Questo tipo di pane lo si trova ancora oggi in val Poschiavo e nella vicina Valtellina. L'impasto veniva preparato con la forma di ciambella detta "brascedela" in Poschiavino, ed il buco della ciambella serviva per infilare il pane con dei bastoni di nocciolo, che poi si appendevano in una stanza sotto il solaio adibità a deposito delle scorte alimentari. Con il caldo e l'aria secca il pane in poco tempo diventava secco e duro, ma si evityavano le muffe, e quindi si conservava per lungo tempo. Oltre al pane si conservavano la farina, bianca per il pane e la pasta, di mais per la polenta, di segale per il pane, lo zucchero etc. il tutto rigorosamente in sacchi da 50 kg. Non si andava a fare la spesa tutte le mattine come si usa oggi. Durante l'inverno si uccideva il maiale e in assenza di frigorifero si conservava  la carne come salsiccie piuttosto che prosciutti e pancette oltre ad insaccati vari, e tutta queste prelibatezze venivano messe in questo locale asciutto e arrieggiato per essicare e conservate inqusto modo. le finsetre erano protette da una rete metallica per evitare che entrassero le mosche a fare danni. Ricordare il profumo di pane che si respirava entrando in questo locale dove erano custodite le scorte di famiglia, un profumo davvero speciale. Quando ho chiesto a mia mamma di parlarmi della sua casa da piccola siamo arrivati a parlare del pane della nonna e della "cambra" dove tenevano le scorte ed il pane, anche lei a distanza di 60 anni ricordandosi di quei odori e sapori mi dice "non posso scordare quanto era buono quel pane ............".

A Poschiavo le mucche oltre a dare latte e vitelli, servivano anche quali animali da tiro. Poche famiglie avevano dei cavalli, e quindi in alternativa si usavano le mucche che venivano svezzate a tirare il carro. La mucca uilizzata per il traino indissa un giogo da corna (giuf") posto sopra una cuffia imbottita ("tascina") e legato alle corna con una cinghia di pelle ("giungla"). Nel giogo sono inserite le stanghe ("pertighi") del carro o della "sclenzula".

Il carro detto "carr da li calastri" in quanto ha un pianale stretto con due estensioni sui lati chiamate Calastri, sono due estensioni che permettono di allargare il piano di carico in particolarmodo per caricaare del fieno essicato, che sarà legato con una corda fissata in testa e coda del carro e sopra mediante una traversa detta "pressoir" che tiene premuto il fieno sul carro per evitare che cada. (21) archivio Società storica di Poschiavo si trovano delle vecchie foto che mostrano foto del passato.

Mia madre era tra i figli maggiori, e sin da piccola fu di grande aiuto a sua madre. Quando parlavano ai genitori si rivolgevano in terza persona dando del "Voi mamma" o "voi padre" anzichè del tu come in uso oggi. Solo a Poschiavo e con  la generazione dei miei genitori ho trovato questa usanza cosa non ho risicontrato in altri luoghi, ad esempio in Mesolcina i figli davano del tu ai genitori anche in quegli anni.

Fino alla fine della guerra tutta la famiglia rimase a Prada, ma poi gradualmente cominciarono a passare il Bernina in cerca di lavoro. Mia madre si trasferì nel 1952 in Mesolcina, alcuni zii al seguito dello zio Don Giuseppe andarono in Muotathal, altri nel canton Lucerna, due sorelle seguirono noi a San Vittore ed un'altra sorella si sposo' a Biasca Ticino.

Oggi solo il fratello piu’ giovane Rocco e 5 sorelle sono in vita, mia madre Lucia è la decana dei fartelli e compirà 93 anni il prossimo 17 febbraio 2018. Gode di ottima salute con buona presenza di mente. Fino a febbraio 2017 viveva in casa con sua figlia Irene da marzo 2017, vive nella casa di riposo di Mesocco in Mesolcina.

 

DA RIVEDERE DOVE INSERIRE QUESTA PARTE

In pratica la stessa parrocchia dove suo Zio Don Giuseppe Costa Sr. 1892-1962 (detto Don Giuseppon) era stato attivo prima di essere trasferito a Ried in Moutathal.

Lui pero’ si stabili’ a Rossa e non a Santa Domenica

Rossa è un comune di 120 abitanti (2017) situato a 1088 msl ed è l’ultimo Paese abitato in fondo alla valle calanca.

Il nome di Rossa è derivato dal fatto che la Chiesa fu costruita sopra un sasso rossiccio, colore molto presente nella roccia del territorio.

La chiesa parrocchiale di S. Bernardo venne costruita nel 1677-1684. Il com. annovera diverse cappelle: di S. Carlo al Sabbione (1694) dipinti Giorgioli, di S. Maria della Neve (1683, località Valbella), di S. Maria Maddalena al Calvario (1691), della Madonna del Sangue e della Madonna del Rosario (XVIII sec.), di S. Rocco (1725).

Ancora una volta troviamo una concomitanza singolare: la famiglia Costa è originaria di Prada, frazione del comune di Poschiavo dove il patrono delle chiesa è San Bernardo, come a Rossa in Val calanca.

Da notare che la chiesa di Prada dal 1mo gennaio 2015 su richiesta di Don Redaelli a nome di tutti fedeli, è divenuta parrocchia delle frazioni di Prada, Annunziata e Pagnoncini, come da decreto Vescovile del 14.12.2014 firrmato dal Vescovo Mons Vitus Hounder Vescovo di Coira, Amministratore apostolico dei cantoni d’Obwaldo, Nidwaldo, Glarona, Zurigo e d’una parte d’Uri.

(Vedi decreto allegato)

Don Giuseppe Jr.

 

(20) Casa Tomè Poschiavo musei.gr/storia-2/

Casa Tomé è uno degli edifici contadini più antichi e meglio conservati dell’arco alpino. È una casa rurale di origini medievali (1350 circa) situata in un contesto interamente urbanizzato, nel centro del borgo di Poschiavo. Completamente trascurata, è stata abitata fino al 1990 circa – in condizioni anacronistiche – da una famiglia singolare che ne ha determinato le sorti per quasi un secolo. Casa Tomé è una testimone rara di una civiltà contadina scomparsa e di uno stile di vita superato, conservatasi nel suo stato originale e nella sua ubicazione primitiva, senza subire modifiche per secoli, sia esternamente sia internamente. Dal 1993 è sotto la protezione dell’Ufficio dei monumenti storici.

nel 2002 è stata acquistata e restaurata per essere aperta al pubblico nel 2007. Davvero un pezzo di storia. (20) Casa Tomè Poschiavo musei.gr/storia-2/

o.
Wie würdest du sie beschreiben?
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2.1.  Meine Eltern – Meine Mutter.

Wie würdest du sie beschreiben?
Cosa posso raccontare di mia madre, una persona serena che affrontava la vita con grande serenità ma anche con forza e coraggio, il marito lavorando per un'impresa era assente durante il giorno e la mamma con noi piccoli oltre alle faccende domestiche si occupava anche delle attività legate alla fattoria. Mio fratello Arturo già da adolescente decise che avrebbe fatto l'agricoltore contadino, quindi tutti gli sforzi della famiglia erano concentrati per far crescere l'azienda agricola. La mamma, che voleva la casa pulita, aveva messo regole precise e faaceva in modo di tenere ben separate le due cose, la fattoria aveva le sue esigenze ed un suo abbigliamento, mentre per rientrare a casa era obbligatorio cambiare di calzature e togliere i panni di lavoro prima rientrare a casa. La stalla era situata 300 mt. fuori paese in  zona "Legh" che è già campagna, mentre la casa è nell nucleo vecchio di "Cadrobi" poco distante dalla chiesa Parrocchiale. casa era a circa 200 metri dalla una cosa e la casa doveva essere sempre fesca e pulita. Chi rientrava dalla fattoria doveva premunirsi di cambiare scarpe ed abiti e ripulirsi prima di rientrare in casa. Su questo non derogava.
Le piaceva preparare le marmellate  e d'estate andavo ad aiutare a raccogliere le more nelle siepi vicino alla fattoria, oppure a raccogliere le castagne sui monti di San Vittore, o mirtilli ancora più in alto. Io raccoglievo e non smettevo se non riempivo dei grandi secchi o sacchi di castagne, la mamma era felice di preparami le marmellate.
In autunno raccolgievo le castagne, prima si lasciavano essicare e fopo alcuni giorni, accendevamo il fuoco in giardino davanti alla casa. Usavamo i tralci della vigna che sitaglaiavano in inverno dalle viti, raccolti in fasci si lasciavano al sole ad asciugare. e con questi preparavo il fuoco su cui avevavamo posto la padella delle caldarroste. I pampinifanno subito una grande fiammata ma dopo breve tempo il fuoco si spegne er esta al suolo la brace calda, mediante la quale si completa la cottura delle castagne. Per me era una grande soddisfazione e le mangiavamo con il caffe/latte la sera oppure al mattino a colazione. Io avevo un gran piacere nel preparare le caldarroste per i miei fratelli, erano buonissime.
Io ero piu' portato per la scuola piuttosto che per i campi, andavo bene in  tutte le materie, se avevo necessità di fare compiti la mamma lasciava tranquillo a studiare senza mai farmi premura per altri lavori che magri avrebbe avuto bisogno di una mano.
A metà degli anni 1960, mio padre fu convinto a piantare del tabacco . Al di là del lavoro richiesto, i problemi di questa coltivazione erano legati sopratutto alla meteo, pioggia, grandine, oppure alla siccità o malattie varie, ma se la stagione era buona, davano  un buon reddito.
Da ragazzini andavamo con la mamma ed i fratelli nei campi, inizialmente e pulire le erbacce, per permettere alle piantine dei non farsi soffocare, poi man mano che cresceva la pianta si cominciava a raccolgiere le fogli piu' grandi con una lunghezza idonea, per permettere alla pianta di far sviluooare le altre foglie, cosi ogni 10gg si faceva un raccolto. I garndi raccoglievano staccando le foglie piu' grandi dal basso verso l'alto, poiman mano che la pianta cresceva per arrivare anche oltre i 2 metri, allora diventava meno faticoso da raccogliere. 
Gli adulti raccoglievano a creavano dei mazzi di foglie che posavano sulle bracccia aperte di noi ragazzi che correvamo ai bordi del campo dove erano sistemate le gabbie usate per il trasporto in quanto le folgie andavano adagiate in modo uniforme e corretto per permettere oi di riprendere le fogli per il successiovo passagio quando evenivano infilate nei chiodi su deli tralicci per seere appesi ad essicare. La merce alla consegna alla centrale del tabacco che si trovava a sant'Antonino, alla consegna veniva controllata, si aassegnava un punteggio di qualità che poi determinava il prezzo pagato. Noi consegavamo tabcco verde.
Correvamo tutto il giorno tra i filari della piantagionecdi tabacco, a fine giornata eravamo tutti appiccicosi in quanto le foglie di tabacco riilasciano un siero appiccicoso che t'imbratta tutto il corpo.
La pianta di tabacco porta un infiorescenza di fiorellini a calice di color rosa e bianco, che pero' una volta che la piata giunge a maturazione, gli si spezza la cima e si ebvita la fioritura della pianta, prima pero si deve fare tutto un lavoro di "sfeminellatura". La sfemminellatura è quell’intervento che si effettua sulla pianta per creare un equilibrio fra vegetazione e produzione di frutti; essa consiste nell’eliminazione manuale dei getti laterali o germogli (femminelle) che si formano nella zona ascellare della pianta, nel momento in cui raggiungono una lunghezza di circa sette centimetri, al fine di far giungere a maturazione in modo più veloce i frutti, nel nostro caso le foglie di tabacco, senza questa operazione la pianta sarebbe più stressata in quanto userebbe maggiori energie perché dovrebbe produrre nuove foglie.  
Del tabacco ricordo che la prima volta che vidi la banconota da 1'000 franchi, fu dopo la prima stagione che coltivammo tabacco, l'annata andò molto bene ed a fine stagione i genitori erano soddisfatti del ricavo e mi mostrarono il 1'000  franchi. Era una banconota di grosse dimensioni, 22,8x12,5 cm, color viola da un lato una testa femminile e il numero 1'000 in grande sul rovescio una danza macabra, questa moneta circolò dal 1957 al 1980.
Bisogna dire che il tabacco era solo una parte perchè restavano sempre i prati da fare la fienaggione, pure essa dipendente dalla meteo.  Ricordo qualche dstate piovosa avevamo tagliato il fieno, e non riuscivamo a farlo essicare da mettere nel fienile, per cui era un continuo, ammucchiare e spandere il fieno che diventava brutto ammuffito, mettendo tutti di malumore. Ma non sempre era cosi.
(21) foto con carro di fieno a San Vittore
 
Quando nel 1972 stavo partendo per gli USA, la mamma era a poschiavo dalle sorelle, io stavo partendo ma non riuscendo ad andare a trovarla, decisi di fare un giro in aereo e fargli un saluto dal cielo. Dimenticavo che poco tempo prima avevo ottenuto la licenza di pilota grazie alla scuola di preparazione aviatoria militare che ci permetteva di ottenere il 2mo brevetto di Pilota. Arrivai sopra Poschiavo sorvolando il apese per alcuni giri per il saluto, lei era felice di sapere che un mio sogno si stava avverrando, partivo per gli Sati Uniti e lei fu felice ed orgogliosa per me.
 
Wie hast du sie als Mutter empfunden?
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2.1.  Meine Eltern – Meine Mutter.

Wie hast du sie als Mutter empfunden?
La mamma ci è stata sempre vicina ma sempre lasciandoci liberi di fare le nostre scelte. Nelle occasioni dove ho dovuto prendere posizione e fare delle scelte devo dire che si discuteva ma alla fine lasciava a noi prendere le nostre dicisioni.
Welches war der Beruf deiner Mutter, bevor sie heiratete? Hat sie diesen Beruf auch nach der Heirat ausgeübt?
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2.1.  Meine Eltern – Meine Mutter.

Welches war der Beruf deiner Mutter, bevor sie heiratete? Hat sie diesen Beruf auch nach der Heirat ausgeübt?

Mia madre aveva completato la formazione quale sarta da uomo. Arrivata a San Vittore per arrotondare ed avere qualche franco di liquidità lavorava da casa a confezionare parti di abiti per divise militari.

In un angolo della cucina c'era la macchina da cucire, una macchina professionale nata ad azionamento a pedale in seguito motorizzata aggiungendo un motore elettrico per renderla più efficiente.

Non potendo lavorare di giorno con i lavori di casa, la fattoria ed i figli, spesso e volentieri per mantenere i tempi di consegna si trovava a completare il lavoro di cucito la notte, dopo aver accudito la casa e i figli.

Mia madre per arrotondare faceva lavorazioni sartoriali per produzione di abiti militari. era già un tipo di lavoro a catena, nel senso che lei riceveva delle parti uguali che completava senza mai vedere un abito completamente finito. Riceveva per posta delle grosse scatole di cartone robusto riuttilizzabile con tutti i pezzi da lavorare, una volta finito il avoro rispediva il tutto nella Svizzera interna.

Siccome pero' c'era anche la campagna e le mucche da accudire, non riuscendo a fare il lavoro di sartoria di giorno, la sera dopo cena si metteva al lavoro fino a tarda notte pur di finire le consegne nei termini previsti. Era molto dura, con 6 figli, la fattoria da mandare avanti.

Il papà lavorava a Castione quale magazziniere presso l'impresa di co

Hatte sie Hobbies oder Leidenschaften? Was konnte sie besonders gut? Was machte sie besonders gern?
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2.1.  Meine Eltern – Meine Mutter.

Hatte sie Hobbies oder Leidenschaften? Was konnte sie besonders gut? Was machte sie besonders gern?
Con 6 filgi e la fattoria a carico, non c'era molto spazio per hobby e divertimenti, in paese c'erano di 3 negozi di alimentari, 7 bar e ristornati a cui in estate si aggiungevano i grotti situati all'entrata del paese per chi èroviene dal Ticino. Solo il Grotto Stevenoni, detto anche Grott dal Maldo dal propietario che si chiamava Romualdo, questo aveva sia una parte con ristorante nella nuova costruzione e sotto montagna d'estate aprivano il grotto con annesso gioco dele bocce. Un distributore di Benzina ed era l'unico in paese completava i servizi del Grotto del Maldo. Nel salone grande del ristorante in invero organizzavano festa dove suonavano dei complessi di musica moderna e popolare ed era molto frequentatao.
La vita in paese scorreva tranquilla e non offriva molti svaghi La gente era occupata con le attività agricole, iniziavano i lavori presto la mattina e terminavano la sera tardi. Mia madre, per arrotondare qualche franco, si  era attrezzata con la macchina da cucire di tipo professionale e la sera dopo tutto il lavoro nei campi, e la casa, riusciva  trovare la forza per mettersi alla macchina e cucire. Piu' che un hobbi era un ulteriore aggravio di lavoro.
A livello di suo intrattenimento era felice quando sua madre passava da San Vittore facendo una tappa prima di continuare per Rossa  o per Poschiavo. In quelle occasioni Nonna Anna passava delle ore a chiacchierare con mia madre fino a nnotte fonda, erano felici di trovarsi e poter aggiornarsi cosa difficile da fare con le scarse possibilità di comunicazione di quegli anni. Erano serene e felici di poter passare alcune ore assieme.
 
Was fällt dir als erstes ein, wenn du an deinen Vater denkst?
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2.2.  Meine Eltern – Mein Vater.

Was fällt dir als erstes ein, wenn du an deinen Vater denkst?
Se penso a mio padre oggi a distanza di tanti anni penso a quello che i miei figli possono rivedere in me. Credo di aver preso molto del suo carattere.
pu essendo una persona allegra dava semore l'impressione di essere serio ed incuteva timore nelle persone. In effetti poteva essere molto dolce con noi figli.
Purtroppo per il tipo di vita che conducevamo il tempo passato assieme era limitato.
Eravamo pero' sempre uniti ai pasti principali, anche se luuui lavorava a Castione di Solito riusciva a rientrare a casa mezzogiorno per un pasto veloce, Inizialmente lui andava al lavoro con uno scooter 50cc Zundapp, oppure facevano quello che oggi chiamano carpooling assieme ai colleghi di lavoro, piu tardi otterrà la patente di condurre e compera un vecchio maggiolino d'occasione.
A pranzo e cena ci si trovava tutti attorno al tavolo, pasti sempre furgali, a base di pasta, riso e patate con qualche verdura di stagione, la carne di solito era riservata alla domenica. Il papà beveva un bicchiere di vino. Per tenere il vino fresco d'estate la bottiglia veniva messa sotto l'acqua corrente per rinfrescarlo.
La domenica andava alla messa delle 10:00, in quegli anni c'era ancora una buona partecipazione da parte della popolazione e la chiesa si riemiva. Dopo la messa il papà andava con gli amici al bar del Paolin e  della signora Maria, erano già anziani ed era una vecchia osteria, si accedeva dalla strada cantonale, davanto alla casa c'era uno spiazzo lastricato coperto con una toppia di vigna, con i tavolini e le sedie dove si stava durante la bella stagione. Il babbo con i suoi amici, il Sig. Agostino Riedi che aveva una fattoria pure lui con parecchi animali, era sceso da Tschamutt, un piccolo villaggio prima di arrivare al passo dell'Oberalp, e si era stabilito a San Vittore dove aveva costruito una nuova azienda agricola. Lo chiamavamao ul Gustin, ed aveva un parlata particolare ancora farcita di Romancio. Assieme qualche altra persona e dopo la messa in attesa di tornare a casa per il pranzo si godevano una birra. La prima volta che ebbi modo di gustare la birra, sentii il gusto amarognolo del luppolo, ed ancora oggi alle volte quando bevi la birra appena versata nel bicchiere con la schiuma che sale densa sento quel sapore e mi ricorda di quei giorni.
Purtroppo mio padre si ammalò quando io avevo poco 18 anni. Da qualche mese non stava bene, si sentiva stanco e faceva fatica nei lavori ma non si era capito cosa stesse succedendo, poi improvvisamente le cose precipitarono e fu necessario ospedalizzarlo al San Giovanni a Bellinzona. Dopo le prime cure sembrava potesse riprendersi invece purtroppo le cose peggiorarono e nel giro di pochi mesi venne a mancare a causa di un tumore ai polmoni. Va detto che lui nell'impresa di costruzioni dove lavorara oltre alle varie mansioni si occupava anche della verniciatura dei mezzi meccanici ed è molto probabile che la causa del tumore ai polmoni sia legata all'inalazione dei solventi chimici presenti nelle vernici che come sarà dimostrato anni  piu' tardi sono effettivamente cancerogeni.
Mio padre cosciente della situazione, ci chiese di stare vicino alla mamma, per aiutarla con i fratelli piu' piccoli, Maria Teresa aveva 12 e Cesare 10 anni.
Cosi d'un tratto mi trovai poco piu' che ragazzo a dare un sostegno concreto alla mamma.

Alla morte del padre, la mamma viene convocata dalle autorità di circolo per valutare la situazione e decidere se del caso di nominare un assistente a supporto per i figli minori.
Accompagnai la mamma alla riunione che si teneva in quella che chiamano a "Stua Granda" nella casa Comunale di Roveredo che funge anche da aula del tribunale regionale della valle Mesolcina.
Eravamo presenti solo io e la mamma, dopo aver discusso della nostra zituazione famigliare e visto che la mamma aveva il mio supporto oltre ad avere altri 2 figli maggiorenni che eventualmente avrebbero potuto essere di aiuto, decisero che la famiglia era in  grado di gestirsi e la cosa fu risolta in quel modo.

Raccontato così sembra la cosa piu' normale da fare, in effetti nulla è cambiato anche se all'atto pratico mi sono ritrovato con una bella responsabilità sulle spalle.











 

Woher stammt dein Vater Was weisst du über sein Leben? Wie hat er den Krieg erlebt?
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2.2.  Meine Eltern – Mein Vater.

Woher stammt dein Vater Was weisst du über sein Leben? Wie hat er den Krieg erlebt?

La famiglia di mio Padre: Nonno Francesco Miozzari nell’anno 1910 emigra con la sua famiglia da Castello Dell’Acqua in provincia di Sondrio, e si stabilisce a Poschiavo, dove comprano una casa  colonica composta da casa, fienile e stalla per le mucche, tutto sotto lo stesso tetto.

Arriva a Poschiavo con 2 figlie piccolissime , altri  6 figli nasceranno a Poschiavo.

  1. Angela 1910      sposa Erminio Tuena
  2. Beatrice 1911 – 1990 sposa Marino Tuena
  3. Carlo 1914 – 1948'' Sposa Tampalini Angela
  4. Antonio 1915 – 1988?? Sposa Fioletti Rina
  5. Giovanni 31.07.1916 – 30.07.1970 sposa Lucia Costa
  6. Rina 1918 – 1998?? Sposa Cortesi Natale
  7. Francesco 1924 – 1964 sposa Poldi Schwartz
  8. Riccardo 04.10.1925 – 2000?? Sposa Della Vedova Bruna 31.07.1932 - ???

La casa è nel centro dell borgo, di fianco al convento delle suore, a pochi passi dalla colleggiata di San Vittore di Poschiavo. San Vittore in Mesolcina sara’ il paese dove si trasferirà mio  padre con la sua nuova famiglia nel 1952.

La famiglia si occupa di allevamento e agricoltura, mio padre crescendo apprende il mestiere di panettiere e lavorera’ per alcuni anni alle Prese presso il fornaio e negozio di Alimentari da Taco.

Finita la guerra e viste le limitate opportunità che offre la valle, i fratelli  prendono la strada del Bernina, lo zio Antonio apprirà un negozio di commestibili a Uster nel canto Zurigo, Francesco sarà autista per una ditta di trasporti a Zurigo.

Francesco morirà in un incidente sul passo del Lucomagno nel 1964, rimasto bloccato dalla neve sulla vecchia strada del passo a causa di una forte nevicata, sceso dal camion, in attesa dello sgombero della neve la gente si era allontanata in attesa dell’arrivo della fresa per liberare il passaggio. Francesco i pero’ scendendo dal mezzo fu tavolto da travolto dalla neve scivolata a valle senza che nessuno si accorgesse di questo fatto. Solo piu’ tardi quando entro’ in funzione la fresa trovarono Francesco ma ormai era troppo tardi e cosi’ mori a 40 anni sulla strada del Lucomagno.

Racconto questo aneddoto, in quanto mia moglie passa l’estate nella loro casa di vacanze a Camperio. Vicino alla loro casa sulla vecchia strada del Lucomagno c’era il Ristornate Venezia dove i camionisti si fermavano a ristorarsi, caso vuole che mia moglie ed i suoi genitori ebbero modo di conoscere Francesco.

Questo fatto fu scoperto discutendo piu’ tardi quando io raccontavo dello zio morto sul passo, ed ecco allora tornare alla memorio lo zio Francesco.

 

 

 

 

Was sind deine Erinnerungen an diesen Grossvater?
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3.1.  Meine Grosseltern – Mein Grossvater väterlicherseits.

Was sind deine Erinnerungen an diesen Grossvater?
Mio nonno paterno mori prima che mio padre fosse sposato per cui non ho avuto modo di conoscerlo, 
Was sind deine Erinnerungen an diesen Grossvater?
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3.2.  Meine Grosseltern – Mein Grossvater mütterlicherseits.

Was sind deine Erinnerungen an diesen Grossvater?
Nonno Cesare Costa, da parte materna era chiamato anche Cesarin Costa. Lo ricordo bene, quando passavo l'estate a Prada ed andavo con lui sul monte del Quadrel oppure a fare il fieno nei prati.
Nonno Cesare aveva avuto un grave incidente quando era bambino. La mamma lo aveva seduto davanti al focolare sul quale c'era una pentola a cuocere. Cosa e come sia successo stà di fatto che il bambino è caduto e si è ustionato tutta la faccia, bruciandosi le palpepre sopre gli occhi lasciandogli delle cicatrici che si porterà per tutta la vita. Non riusciva a chidere totalmente gli occhi per cui portava sempre il cappello e quando voleva riposare abbassava il cappello sul viso per essere al buio.7
Di questo suo problema mi dica la mamma lui ne ha sofferto tutta la vita.
Era maggiore di 16 anni rispetto alla nonna, morì il 3 di agosto del 1960, aveva 73 anni. Quel giorno la mamma ricevette una chiamata telefonica tramite il telefono delle suore che abitavano di fronte a noi a San Vittore.
Poco dopo rincasa rattristata informandoci che suo padre era morto. A causa della sua gravidanza e del parto imminnente lei non potè assitere al funerale. Sarà cosi che il neonato fu chaiamto Cesare.
Was für Selbstzeugnisse oder Objekte über deinen Grossvater existieren noch? Was bedeuten sie dir?
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3.2.  Meine Grosseltern – Mein Grossvater mütterlicherseits.

Was für Selbstzeugnisse oder Objekte über deinen Grossvater existieren noch? Was bedeuten sie dir?
Un ridocordo di Nonno Cesare è ancora oggi appoggiato sul caminetto di Camperio. Ero con lui l'estate a Prada e mi ero appassionato ad una campanella di bronzo di quelle usate per i vitelli, e nonno Cesare in un momento di tenerezza, decise di regalarmi la campanella. Io fui felice, ma mi fu riportato che una delle zie, e non ricordo quale, disse "che forse non era il caso di iniziare a dividere l'eredità!".
Di sicuro questa campanella è la sola eredità che ebbi da mio nonno.
Erinnerst du dich an Personen, die im Leben deiner Grossmutter eine wichtige Rolle, positiv oder negativ, gespielt haben?
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3.3.  Meine Grosseltern – Meine Grossmutter mütterlicherseits.

Erinnerst du dich an Personen, die im Leben deiner Grossmutter eine wichtige Rolle, positiv oder negativ, gespielt haben?

La nonna Materna, Anna Caspani visse fino a 80 anni, dedicando la sua vita ai figli,  in particolare a Don Giuseppe, ed agli altri figli che non erano sposati ed hanno sempre vissuto con la mamma. Celeste si occupava della campagna fin tanto che hanno avuto le bestie, successivamente erano rimasti solo gli animali da cortile. La sorella Antonia che soffriva anche di solitudine e forse depressione pure lei passò buona parte della sua vita con la mamma oppure con i fratelli Don Giuseppe e Celeste, abitando nella casa paterna di Prada.
Il fratello più giovane, Rocco che era sordomuto, vivrà per diversi anni pure lui in famiglia per poi uscire di casa piu' atrdi per andare a convivere con una compagna a Campocologno. a quel punto lui si è staccato dalla famiglia ed i rapporti sono rimasti un pò slegati.
Di questa situazione la nonna ne soffriva, e si chiudeva nella preghiera e devozione alla madonna.
Era sempre vestita con colori scuri ed aveva sempre un foulard sul capo a coprite i capelli. Negli ultimi anni passava giornate in silenzio in casa mentre la figlia attendeva alle facende domestiche.
Morirà nel 1983 all'età di 80 anni.
Per quanto possibile in occasione dei funerali dei parenti abbiamo sempre fatto tutto il possibile per essere presenti all'ultimo saluto. Sarà cosi anche per mia nonna.
Il giorno del funerale siamo partiti da Lugano con mia moglie ed i suoi genitori, percorrendo tutta la Valtellina su fino a Poschiavo.
Tradizione vuole che arrivando tutti i parenti da diverse parti della Svizzera i funerali sono sempre al primo pomeriggio per permettere a tutti di presenziare. Terminato il funerale ci si ritrova tutti al ristorante per un incontro e  rifocillarci prima di riprendere la strada del ritorno a casa, e fu cosi anche in quell'occasione.
 La cosa particolare successe il girno successivo al mio ritorno al lavoro dove tutti mi cercavano ma ero assente per il funerale e l'ufficio non riuscì a contattarmi.
Stà di fatto che al rientro per me ci fu una sorpresa e mi venne affidato un nuovo progetto che vi racconterò nel capitolo dedicato al lavoro sotto il titolo "Iraq Fuel Oil operations"

Wie waren diese Jahre für dich ganz allgemein, unabhängig von der Schule?
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4.1.  Primarschulzeit – Grundschule Oberstufe.

Wie waren diese Jahre für dich ganz allgemein, unabhängig von der Schule?

Nei Grigioni putroppo i ragazzi iniziavano la scuola a 7 anni, ed io che ero nato a Febbraio mi trovai a iniziare la scuola che avevo quasi 8 anni. mi sentivo ragzzino ed ancora dovevo frequentare l'asilo con grande frustrazione perchè avrei voluto essere già sui banchi di scuola. Piu' tardi ho avuto i miei figli che nati a novembre rispettivamente a dicembre e abitando in Ticino dove si inizia il ciclo scolastico a 6 anni, ebbene entrambi hanno iniziato le scuole che ancora non avevano compiuto i 6 anni.
La scuola era miulti classe con 3 classi nel primo ciclo, e 3 nel secondo, erano previsti 6 anni di elementari prima di passare alla Scuola Reale o secondaria.

Frequentai 5 anni a San Vittore mentre la 6sta ho frequentato la scuoal mdell'Annunziata a Poschiavo. Questo in quanto avevao passato l'estate a Prada dai nonni e decisi di rimanere per l'inverno frequentando la scuola locale.
A fine ciclo elementari ho fatto gli esami di ammissione alla scuola reale, ma al rientro a San Vittore sulla spinta anche di Don Reto decisi di frequentare le scuole medie del Collegio Sant Anna a Roveredo.

Delle elementari non ho aprticolari ricordi, il tempo  passò rapidamente e senza eventi particolari, forse l'anno a Poschiavo fu piu' intenso in quanto era il 1964 e l'insegnante Maestro Dario Bondolfi aveva deciso di fare il viaggio a Losanna per vedere expo nazionale 1964.
Bisognava quindi raccogliere i fondi per il viaggio, e per questo organizzo una recita teatrale. la pièce era intitolata "Arlecchino mago per forza". Neanche a farlo a posta a me tocca la parte di Arlecchino anche perchè era la parte che richiedeva maggior impegno di memorizzazione della parte. La recita fu eseguita diverse volte nelle varie frazioni del comune ed oltre ad avere un buon successo, permise di raccogliere i fondi necessari per il viaggio.
Giugno 1964 si parte da Poschiavo via Zurigo per arrivare a Lausanna. Siamo alloggiati in un ostello a Territé una ridente cittadina vicino a Montreux.  Non ho ricordi dettagliati di quel viaggio salvo una foto con il gruppo sotto la monorotaio dell'Expo.
Terminata la scuola feci ritorno a San Vittore, e quell'estate la passai a Brunnen nel canton Schwitz presso l'hotel Hochsener dove vendevo gelati ai turisti che venivano sul Vierwladstatersee in ferie. Le mie nozioni di tedesco erano inesistenti ma mi davo da fare e riuscivo a gestirmi senza troppi problemi, anche perchè buona parte del personale era italiano, il cuoco era di Pesaro, e la proprietaria dell'albergo era cognata del fratello di mia madre, Angelo che abita a Ried in Motathal. Nella giornata di libero andavo a trovare la zia Elena sorella di mia madre che abitava a Ibach,vicino alla fabbrica dei coltelli Elsener Victorinox.
Passai 3 mesi d'estate a Brunnen, guadagando anche qualche soldino, oltre a vitto e alloggio ricevevo 250 fr mese di Taschen Geld.
L'hotel è una costruzione del 1740 decorata e con locali bassi e finestre piccole decorate da vasi di fiori, un picccolo gioiello.
Finisce l'estate e rientro a San Vittore dove inizio a frequentare le scuole medie al collegio Santt'Anna di Roveredo.
Qui il tempo scorre veloce, con la scuola non ho problemi tanto che alla fine del primo anno ricevo la medagli di Oro per la media superiore al 5,5, mentre al secondo anno riceveroì' la medaglia d'argento.















Kannst du deine Schulkameraden noch charakterisieren und beschreiben? Erinnerst du dich an die Sitzordnung bzw. wo du jeweils sassest?
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4.1.  Primarschulzeit – Grundschule Oberstufe.

Kannst du deine Schulkameraden noch charakterisieren und beschreiben? Erinnerst du dich an die Sitzordnung bzw. wo du jeweils sassest?

I miei compagni di scuola
Purtroppo gli eventi della vita mi hanno portato lontano dai compagni di scuola.
Sono passati oltre 50 anni dai giorni di scuola elementare. Tra i miei compagni ho avuto modo piu' tardi di incontrare solo Luca Annoni, il figlio del panettiere del villaggio e suo fratello Paolo minore di un anno. Luca continuò l'attività del padre e da qualche anno è in pensione mentre il fratello Paolo è stato ufficiale di Polizia della Polizia Cantonale Grigionese ed ora pure lui è pensionato.

Reto Tamò, mio omonimo so che vive e lavora a Zurigo ma non ho piu' avuto modo di incontrarlo. Eligio Boldini, la famiglia possedeva dei vigneti nella frazione di Monticello, e dopo un periodo quale impiegato delle PTT, è diventato un imprenditore creando la sua azienda vinicola. La particolartà della cantina Boldini è quella di trovarsi sia sul territorio del comune di San Vittore (Grigioni) e parte dei vigneti si trovano sul territorio del comune di Lumino (Ticino). Il confine cantonale passa tra i loro filari! La proprietà è della famiglia Eligio Boldini. La prima bottiglia risale al 1983. Sono gestiti 3 ha (parte di proprietà e parte in affitto). Le uve coltivate sono il merlot, il cabernet sauvignon, il pinot nero, la bondola, il pinot grigio, lo chardonnay.
Di tutti gli altri ho perso contatto.

Wenn du an deine Einstellung zum Militär vor deiner Aushebung denkst, woran erinnerst du dich?
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5.  Armee

Wenn du an deine Einstellung zum Militär vor deiner Aushebung denkst, woran erinnerst du dich?

Scuola reclute Antiaerea caserma di Payerne.
Sono entrato alla scuola reclute di Payerne nel gennaio 1971. Questa caserma appartiene alla divisione Antiaerea, piu' avanti si trova la caserma dell'aviazione e la base di formazione per piloti di Payerne.
In svizzera esistono 2 gruppi antiaerea leggere con cannoni da 22 mm che è quella di Payerne e poi quella pesante che ha come base Emmen Lucerna.
Oltre ai cannonieri vengono formati anche i soldati dello stato maggiore che comprrendono anche gli osservatori dell'aria a cui sono stato assegnato per la formazione militare.
A 16 anni avevo fatto concorso per accedere ai corsi di per formazione preparatoria di pilota in vista di un eventuale formazione quale pilota militare. Il tutto consiste in un esame scritto che si svolge nei vari


, ma evidentemente le mie qualifiche o meglio le ore di volo che io avevo avuto modo di effettuare erano molto modeste e pertanto non sono riuscito a rientrare nel gruppo di circa 30 allievi piloti che annualmente venivano selezionati per la prima parte della formazione di Pilota militare. Per me fu una grande delusione, volare era il mio sogno, sopratutto mi appassionavano i jet militari. In effetti piu' tardi avrei potuto tentare la scuola piloti di Swissair, ma per me era meno attraente.
Grazie alla mia formazione di pilota, anzichè essere assegnato al gruppo dei cannonieri venni assegnato agli osservatori dell'aria. Cosi mi sono schivato i cannoni ed ho passato il periodo della scuola recluta ad imparare i vari tipi di aereo che erano in dotazione ai vari eserciti nel mondo, dove il riferimento principale erano sempre Americani e Inglesi contrapposti ai velivoli del patto di Varsavia, o ai Rossi come venivano chiamati nelle varie esercitazioni miltiare all'epoca.
Per ragioni linguistiche fui assegnato ad un gruppo Francofono non essendoci un gruppo di osservatori dell'aria di lingua Italiana.
Superato il primo impatto mi sono rapidamente integrato nel gruppo con cui ho passato 4 mesi divertenti.
Le prime settimane sono state abbastanza dure, tempo grigio e freddo, tanti chilometri di marcia sia di giorno che di notte. La cucina devo dire era buona sia in quantità che in qualità per cui non si stava troppo male. Poi piano piano ci si abitua, si rientra il fine settimana a casa e le marce non sono piu' un problema, anzi la condizione fisica è ottima. Nelle sere che potevamo uscire andavamo in paese a Payerne. Anche se avevamo cenato in caserma per finire si andava ancora a mangiare al ristorante in quanto non eravamo mai sazi. Famosa la Brasserie le Cheval Blanc in centro a Payerne, ancora oggi serve la fondue Chinoise a volontà. Non sto' a raccontare le scorpacciate di carne accompagante da un ottimo vino rosso.La sera trascorreva di fretta ed era imperativo essere in piedi davanti alle brande per le 23:00, quando c'era la conta delle presenze in camera.
Personalmente ricordo il periodo con piacere, con i compagni formavamo un bel gruppo ben affiatato. Tra i compagni di scuola reclute ricordo Pierre Reusser, un giovane studente di medicina, abitava a Basilea in quanto suo padre era dirigente aziendale in quella città. Pierre diventerà professore in medicina specializzato in Haematologia.

Anni piu tardi

A proposito di Reto e dei Grigionesi, devo raccontare un aneddoto che mi coninvolse durante la scuola reclute, era l'anno 1971, entrato in servizio militare a febbraio di quell'anno presso la caserma della DCA (difesa contraera) di Payerne, nel canton Friborgo, dove le reclute erano divise per gruppi linguistici, francesi, tedeschi e un piccolo gruppo di italofoni. Io essendo di origini Grigionesi inizialmente fui assegnato ad un gruppo tedesco, ma poi su mia  richiesta fui asseganto ad un gruppo di lingua Francese. Non venni assegnato al gruppo Italofono in quanto erano tutti cannonieri mentre per me era prevista una formazione quale "Luftbeobachter". Dopo un paio di mesi di SR, durante un' esercitazione di tiro, il caporale mi impartì un ordine per un determinato lavoro, non ricordo i particolari, stà di fatto che in quel momento ritenni l'ordine non corretto e mi rifiutai di eseguire quanto richiesto. cosciente che a militare un rifiuto d'ordine, non è acccettabile e sarà sanzionato. Per protesta sospesi il lavoro momentaneamente, salvo poi riprendere le mie mansioni dopo una breve interruzione. Il tutto poteva chiudersi tra di noi, invece il caporale optò per redarre un rapporto scritto.
Il caporale scrive il rapporto in francese, io replicai in Italiano, a seguire il tenente comandante di batteria, aggiunge i suoi commenti in tedesco. La vertenza non è dissipata e passa all'autorità superiore in questo caso al comandante del corso di Scuola Reclute.

Così il rapporto trilingue arriva sulla scrivania del Comandante in capo, Colonello Torrent, che mi convoca per un colloquio. Mi presento con il saluto militare, la conversazione si svolge in francese, lui è cortese, mi fa accomodare pronta ad ascoltare le mie ragioni. Alla  fine mi guarda e mi dice; "quando ho avuto notizia del rappporto per un "refus d'order", sentito il nome Reto, avrei scommesso che si trattava di un Grigionese". Mi spiegò anche le ragioni di questo suo intuito, e di come ebbe modo di conoscere, ed imparare a rispettare i grigionesi ed il loro carattere alle volte brusco ma sempre schietto e genuino. Mi raccontò che anni prima era in servizio militare a Grono, stava con dei militi Grigionesi a Grono sul  ponte che attraversa la Moesa, rivolgendosi ai soldati, si espresse com fosse stato in Ticino senza rendersi conto che era ancora iun territorio Grigionese.
Apriti cielo,  tale fu la reazione dei commilitoni Grigionesi che poco ci mancò che si trovasse nel sottostante fiume Moesa tanto fu il risentimento dei militi Grigionesi. Forse aveva un po' esagerato ma ben spiega il carattere della gente di queste vaate montane. Cosi mi racconto' il Col. Torrent nel lontano 1971.
Morale della storia quel fine settimana restai in caserma agli arresti anzichè poter rientrare a casa con i miei compagni.

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6.1.  Arbeiten – Beruf oder Berufung?.

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Il lavoro


Fuel Oil operations Iraq
Era un giovedi di febbraio del 1983, il giorno prima ero stato a Poschiavo al funerale della nonna Anna. Venerdi mattina arrivo in ufficio a Lugano dove scopro che tutti stavano cercandomi in quanto ero richiesto con urgenza per una riunione indetta dal grande capo, l'ing. Francesco Salimbeni che chiedeva la mia presenza presso la sede di Milano. Lavoravo per una società d'ingengeria specializzata nella realizzazione di impianti petroliferi chiavi in mano in Medio Oriente. La sede operativa era a Lugano ma il grosso degli ingengeri era a Milano.
Vista l'urgenza della covocazione prendo una vettura aziendale e mi  reco a Milano in via Gonazaga in zona Duomo.
Arrivato in ufficio mi comunicano che l'ingegnere era stato in Iraq dove aveva firrmato un contratto di acquisto di "Fuel Oil", trattasi del fondo colonna della prima distillazione atmosferica del petrolio.
Siccome avevano messo in produzione la nuova raffineria di Baiji che si trova a metà strada tra Baghdad e Mossul, in Iraq serviva la benzina ed il gasolio ma non avevavno un uso per utilizzare il Fuel Oil, che normalmente passa ad una seconda lavorazione per produrre altri derivati, tipo Gasolio, olio pesante, asfalot etc.
Il fatto è che Salimbeni aveva si firmato il contratto ma ora si trattava di trasferire quel prodotto dalla raffineria di Baiji fino in Turchia in un serbatoio di sufficiente capacità ed attrezzato per caricare delle navi e spedire la merce nel mercato Meditterraneo.
Dopo aver firmato il contratto con la SOMO (State Oil Marketing Organization) gli iracheni avevano presentato a Salimbeni un signore Turco che aveva esperienza e mezzi di trasporti ed era interessato a occuparsi della logistica. Questo signore è Ali Sukru Iskefiely ed abita ad Ankara in Turchia.
A questo punto c'era il trasortatore ma mancava la persona adatta per gestire l'operatività. L'azienda aveva parecchi ingegneri e varie competenze ma nessuno aveva un profile piu' commerciale operativo.
Al mio nome ci arriverà Giorgio Giussani, che era il responsabile della progettazione dei processi petroliferi ed era uno dei dirigenti senior in azienda. Nel 1982 io avevo passato parecchio tempo in Iraq dove ero responsabile di sede per la realzizzazione di una nuova torre di raffreddamento nella raffineria di Daura vicino a Baghdad. In quel periodo Giorgio passò parecchio tempo a Baghdad su diversi progetti per cui ebbe modo di conoscermi e sapere delle mie esperienze precedenti quale trader di materie prime, e fu lui a suggerire il mio nome a Salimbeni.
Detto fatto, lunedi mattina mi sono trovato su un volo Zurigo Istambul con me c'era Giorgio, e siamo andati a mettere in pista un operazione che per molti aspetti ha cambiato la mia vita.
Questo succedeva il giorno dopo il funerale della nonna, e lo presi come un buon  auspicio da parte sua.
A questo punto dovevamo mettere a posto tutta l'operatività e  non era cosa semplice.
Ali Sukru non a caso aveva almeno 30 grosse autobotti per trasporto di prodotti petroliferi, in quanto distribuiva combustibili della BP nella regione di Ankara, ed aveva già fatto dei trasporti di prodotti verso l'iraq dalla Turchia per cui era noto agli Iracheni.
Lui era un ex dirigento BP Turchia per cui saputo del progetto in Iraq, aveva opzionato i diritti su un tank di stoccaggio nella ATAS Refinery di Mersin che è al sud della Turchia, dove poter scaricare il prodotto proveniente dall'Iraq.
Fin qui tutto bene ma la raffineria è atrezzata per caricare i camion non per scaricarli, per cui si è dovuto intervenire per posare dei collettori a terra, e delle pompe di rilancio, atte a trasferire il Fuel dai camion al serbatoio da 30'000 Tons.
Le compliacazioni erano solo all'inizio, I soci della raffineria erano 3 con diverse quote, BP aveva 12'000 tons, Mobil ne aveva 18'000 includendo anche la parte della Petrolofisi dello stato Turco.
Tentuo conto che le navi che andavamo a caricare erano Handy size cargo da 20'000 tons, avevamo un problemino tra le mani in quanto le navi devono viaggiare a pieno carico per ottimizzare il noleggio marittimo ed il tempo di carico è fissate e difficilmente modificabile.
Andiamo con ordine, Arrivati ad Istanbul con Giorgio incontriamo i dirigenti della BP ed Ali Sukru e stabiliamo un piano per realizzare l'impianto di scarico dei camion, intanto il ns ufficio a Milano recupera una pompa idonea per il trasferimento. Tempistica entro 30 gg tutto funzionante.
Sorge pero' un altro problema, siamo in inverno e sotto i 15 °C il fuel solidifica per cui dobbiamo fare in modo di riscaldare il fuel costruendo dell serpentine entro cui far circolare del vapore inserendole all'interno delle cisterne per scigliere il prodotto.
Per 10 giorni corriamo tra Istanbul, Mersin ed Ankara, una volta sitemata la parte turca dobbiamo coordinare anche la parte Irachena. Riparto per Baghdad, e prendo contatto con la distribuzione, l'ente si chiama SODOPAG (State Organization for the Distribution of Oil Products and Gas. Avevano un ufficio nella parte vecchia di Baghdad, poco lontano dal Caravan Sarray salendo da Saddoun street. Erano costruzioni vecchie ed anche gli uffici erano fatiscenti, il mio contatto era un anziano signore Iracheno, che occupava un piccolo ufficio poco illuminato, e peino di carte e libri contabili, sempre attorniato da una miriade di persone, che non si capiva bene che funzione evessero.
facevano enorme pressione perchè potesse avviare il carico dei camion con urgenza. Nell'attesa la raffineria caricava il fuel sui camion cisterna e lo portava a re-iniettarlo nei pozzi petroliferi in quanto avevano assolutamente necessità di benzina e gasolio. Eravamo in piena guerra tra Iran e Iraq degli anni 1980-1988.
per 30  giorni sono rimasto a fare la spola tra Turchia ed Iraq, e finalmente quando siamo riusciti a caricare i primi camion a Baji e riceverli a Mersin sono rientrato a Lugano.
Per 3 anni sarà una corsa continua tra Zurigo e Istambul piuttosto che Istambul e Baghdad.
Il primo ostacolo fu la capacità limitata di stoccaggio nella raffineria di Mersin, la carenza di cisterne da impiegare, da contratto avremmo dovuto caricare dalle 1'000 alle 1'500  tons al giorno, che voleva dire intorno ai 100 e piu' camion al giorno, con 4 giorni per fare il giro significava avere minimo 400 mezzi costantemente in viaggio.
Il nostro gruppo fu il primo ad avviare i trasporti, ed a seguire arriva il gruppo Turco di Bayraktar che aveva in affitto la quota del serbatio Mobil.
La gestione operativa però era affidata ad un signore chiamato Korkut  Ozal.  Per me sconosciuto ma Ali Sukru mi spiega che questo signore fu precendentemente minstro dell'energia del governo Turco, ma ora è sotto indagine per problemi legati alle sue passate funzioni ministeriali.
Ai fini di ottimizzare le operazioni decido di prendere contatto con Korkut per usare la sua influenza e far accettare alle dogane Turche il principio dello swap di prodotto in modo da poter completare i carichi ottimizzando i  ns costi.
Tutti siamo d'accordo, parto io per primo, carico 14'000 tons di ns merce e prendiamo 6'000 dallo stock di Korkut. La nave carica e salpa regolarmente con dogana ed ispezione merce completata.
Arriva il turno del carico di Korkut, la raffineria per poter completare il carico doveva ricevere da parte mia un OK a procedere senza il quale non si carica la ns quota. Siamo in tempi dove i cellulari ancora non esistono. Mi trovo in volo tra Istanbul e Adana, e tutti mi cercano disperatamente anche perchè le dogano stavano contestando il nostro agente doganale per aver caricato senza necessarie autorizzazion la merce nel precedente carico. Nave ferma in banchina, raffineria che vuole farla uscire per lasciare entrare altre navi, e chi piu' ne ha piu' ne metta. Di sicuro Korkut era uomo influente e cosi nel giro di una mezza ora abbiamo completato il carico e la nave potè partire. Importante questo meccanismo fu accettato e da quella volta per i successivi carichi non ci furono altri problemi.
I problemi erano invece legati alla disponibilità dei mezzi anche perchè oktre alle 2 aziende che erano operative se ne aggiungevano delle altre ed i mezzi erano sempre quelli.
Ormai ero di casa ad Istanbul e nulla a che vedere con la Istanbul che vedete oggi.
Lèaeroporto di Yesilkoy era ancora un capannone con una grande falda in lamiera, al centro un bancone su cui si appogggiavano le valigie per controllo merci e fuori pochi taxi molti dei quali erano delle vecchie auto americane a cui avevano sostituito i vecchi motori a benzina con dei diesel che sembrvano piu' di trattori che delle auto. Presidente era Kenan Evren dopo che aveva preso il potere con il Putsch del 1980. Le strade erano presidiate dalla Polisi, armata che incuteva comunque un certo timore, c'erano pochi alberghi ed era difficile trovare camere negli grandi alberghi. Di solito alloggiavo all'hotel Hilton che è sulla collina con una bellissima vista sul Bosforo, per assicursi la camere al momento della riservazione Ali Sukru mi suggeri di dare sempre la mancia al  momento di saldare il conto cosi che il concierge si ricorda quando chiami per le riservazioni e data la richiesta superiore all'offerta ti mette in priorit
Ebbi modo di sperimentare queste finezze quando Girogio, un collega del ns parter Genovese che si occupava della vendita del Fuel Oil, stava pianificando un viaggio su Istanbul e si offerse di fare lui le riservazione delle camere. Chiama l'Hilton e per tutta risposta gli dicono che l'hotel è fully booked, prontamente mi informa e dico lascia provo io, e questa volta per incanto le camere sono disponibili. Arriviamo a Istanbul con voli separati io scendo per primo e prendo alloggio, quando Giorgio si presenta alla reception lo informano che noncèè riservazione, allora chiede se sono arrivato io, ed il giovanotto di rimando, a lei è con Mr. Miozzari, mi scuso ma allora abbiama anche la camera per lei. Cosi funzionava quella volta ancora non esisteva Booking.com e internet.
Tra il 1983 ed i 1986 ero ad Istanbul almeno ogni 15 giorni,
Qui siamo vicino a piazza Taksim e le compagnie petrolifere Mobil e BP occupavano gli uffici di una palazzina contigua che si affacciava sul giardino dell'Hilton, da una porta si saliva per la BP si suciva e si passava sul retro del palazzo e si entrava negli uffici della Mobil, tutto era a due passi.
Korku Ozal invece aveva un ufficio vicino al grand Bazar, i Ashir Effendi, in mezzo ai negozianti di stoffe.
Lui è una persona religiosa per cui si accede agli uffici secondo le usanze religiose togliendosi le scarpe. Ebbi modo di incontrarlo in diverse occasioni, era maggiore di me di oltre 20 anni con un passato da ex ministro ed una forte personalità.
IL manager della BP, Mark Crespi, un turco di origini Italiane all'inzio delle operazione mi mise in allerta sulla situazione di Korkut che era indagato per precedenti durante le sue attività politiche e quindi ero anche attento su come muovermi. Siamo nel 1983 e ci sono le elezioni politiche in Turchia, a cui parteciperà quale candidato anche suo fratello Turgut Ozal. AL momento del confedo chiedo a Korku, "who will win the elections?" lui non ebbe esitazioni, mio fratello vincerà disse. E cosi Turgut divenne primo ministro e poi sarà presidente della Turchia.
Questo periodo per me fu intensissimo, ero in continuo movimento tra Istambul e Zurigo, in 3 anni ho viaggiato su questa tratta per un centinaio di volte a cui vanno ad aggiungersi altri viaggi a Baghdad.
La cosa strana mi capitò un giorno per trasferirmi da Baghdad a Istanbul non trovando posti sui voli diretti decisi di fare un viaggio, Bagdad - Cairo - Atene - Istanbul. Parto la sera rtardi da Bagdhad per arrivare al Cairo, esco e prendo alloggio al Novotel che è difronte al vecchio terminal del Cairo.
Quella volta dall'albergo si poteva raggiungere il terminal a piedi, anche perchè mancavano forse i taxi, sono in marcia quando di fianco mi trovo un signore Inglese e nel mentre sopraggiunge un taxi vuoto, decidiamo di dividere il taxi, per fare 500 mt che ci separano dal terminal. Dopo pochi metri il taxi si ferma per una gomma forata. Poco male riprendiamo le borse e via a piedi, con il taxista che chiedeva soldi per la corsa mancata. Parto dal Cairo arrivo ad Atene, e anche qui devo cambiare terminal per ripartire per Istanbul ma tutto deve essere andato bene. Il bello arriva a Istanbul quando prendo il taxi per andare in albergo, non ci crederete ma ancora una volta arrivo a 500 metri dall'Hotel Hilton altra foratura di gomma. Sono sceso e mi sono incamminato a piedi all'albergo. Per quel giorno decisi che non sarei saluto piu' su un taxi.
Hast du je ein eigenes Unternehmen gegründet oder selbständig gearbeitet? Falls nicht, bereust du, es nicht versucht zu haben?
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6.2.  Arbeiten – Unternehmensgründung.

Hast du je ein eigenes Unternehmen gegründet oder selbständig gearbeitet? Falls nicht, bereust du, es nicht versucht zu haben?

Nella vita professionale ho avuto alcuni tentativi di fare impresa.
La prima volta nel 1986, dopo aver completato l'esperienza dell'operatività Fuel Oil in Iraq, tentai la via imprenditoriale creando TESSA SA a Lugano. L'acronimo significava Technological Equi'ment Supply SA, era una società di consulenza tecnica, che trovava  dei Know How in Italia e poi creando dei pacchetti andavamo a vendere servizi e impianti in Medio Oriente. Attraverso questi contatti abbiamo fornito un impianto per la verniciatura degli aerei militari F-16 che sarebberi stati assemblati su licenza USA nello stabilimento della Turkish Aerospace Industries ad Ankara in Turchia. All'epoca lo stabilimento era in costruzione e per completare gli impianti produttivi chiedevano 2 cabine di verniciatura ed un impianto per lo  sgrassaggio dei longeroni delle ali degli aerei.
Per la realizzazione del progetto ci siamo associati ad un impresa Lombarda che costruiva impianti di verniciatura industriali per autoveicoli, treni, bus etc.
Una volta ottenuto il contratto abbiamo costruito le macchine e spedito tutto ad Ankara, lo stesso venne montato ed avviato grazie a Claudio Roncarolo, un bravissimo tecnico che aveva già girato per il mondo intero e che in seguito collaborarà con me fino a che andrà in pensione nel 2017.
Andia personalmente ad Ankara per assistere al collaudo degli impianti, dove ebbi modo di vedere dal vivo gli F-16 assemblati. Niente foto, tutta zona militare ad alta sensitività e protetto dal segreto militare.
Dopo questa collaborazione con l'azienda Italiana decidemmo di creare una società in  Italia per costruire impianti di verniciatura e insonorizzazione industriali. C'era parecchia domanda per il mercato Italiano e la cosa sembrava interessante. Siamo andati avanti per un paio d'anni, ma poi noi ci siamo ritirati ed i partner Italiani hanno integrato tutto nella loro azienda cosi la nuova ditta fu liquidata.
Anche la società Tessa a Lugano aveva difficoltà a sviluppare nuove attività, il business model iniziale evolveva  e non si riuscimmo a ritagliarci lo spazio commerciale per crescere.
Come socio in quest'avventura avevo l'inegner Enrico Zannier, eravamo colleghi in Ingeco, quando lavoravamo in Medio Oriente. Terminata l'avventura Tessa nel 1989, Enrico trovò lavoro in un gruppo d'ingengeria a Milano in cui era coinvolto anche l'ing. Francesco Salimbeni, azienda attiva nella costruzione dei tralicci di supporto delle piattaforme di trivellazione petrolifere installate nel Mare del Nord. tra Scozia e Noevegia.
Bieffe Medital Lugano, era alla ricerca di un capo progetto per un contratto chiavi in mano da costruire ad Algeri. Conoscevo sia il titolare, e due mie ex colleghi  erano stati assunti da Bieffe grazie ad un mio approccio precedente con Bieffe. Contatto che avvene avvenne casualmente, quando mia moglie accompagnando nostro figlio Hermes agli allenamenti dei pulcini, i piu' piccoli degli allievi dell'Hockey Club Lugano, incontra la signora Siccardi che frequentava la pista di ghiaccio con i suoi foiglioli per le stesse ragioni. Nelle varie discussioni le mogli si lamentano dei mariti perennemente in giro per il mondo per motivi professionali.
Pochi giorni dopo, ricevo una chiamata da parte del Marito Dr. Alberto che mi invita nel suo ufficio per un incontro.
Era il 1984, all'epoca mi occupavo del progetto "Fuel Oil" in Iraq, ero il capo ed avevo la massima autonomia operativa, il lavoro era molto interessante, passavo da Londra a Zurigo, da Istanbul a Atene,  Genova, Roma o Milano, piuttosto che Baghdado o Amman, potei solo declinare l'offerta di Alberto, mettendolo però in contatto diretto con Enrico Ruggeri, uomo di grande esperienza nella gestione di porgetti indutrialicomplessi, ancje a livello   internazionale, nonchè mio mentore quando lavoravamo presso Ingeco Laing SA di Lugano, una società d'ingegneria attiva nella realizzazione di progetti petroliferi chiavi in mano in  Medio Oriente in particolare in Iraq.
Enrico Ruggeri era impegnato con Salimbeni a Milano sul progetto dei rig per le piattaforme, ma gli farà assumere un altro nostro collega, Giuseppe Gerosa che era disponibilee il quale accettò l'offerta e passò alle dipendenze di Bieffe Medital a Lugano. Correva l'anno 1985, oggi a distanza di 33 anni Giuseppe pur pensionato  continua a collaborare con Alberto Siccardi.
Giuseppe  come primo lavoro ristruttura e ammoderna la fabbrica per soluzioni iniettabili (Flebo) della Bieffe a Grosotto i Valtellina.
A Lugano Siccardi ha la ditta Medital SA, un ufficio commerciale internazionale attivo nella vendita dei prodotti Bieffe in Medio Oriente e Nord Africa.

Fino agli anni 1980-1990 produzioni di flebo non esistevano in queste regioni, per cui si approviggionavano del fabbisogno per i loro ospedali prevalentemente in Italia, Francia e Germania.
Per parecchi anni abbbaimo venduto i nostri produtti finiti fabbricati in Valtellina Italia, poi su richiesta dei nostri clienti, Medital firmò dei contratti per la realizzazione di fabbriche consegnate chiavi in mano, con trasferimento tecnologico, formazione del personale ed  assistenza tecnica necessari per produrre flebo in modo da rispondere ai fabbisogni nazionali, e questi contratti furono conclusi con Entreprise National Pharmaceutique SAIDAL in Algeria, con SIPHAT in Tunisia, e Medifa in Burkina Faso.
Tutto iniziò grazie all'istituto Mario Negri  www.marionegri.it,  un'istituzione importante nel mondo della ricerca farmacologica non solo a livello Italiano ma mondiale.
La Cooperazione allo sviluppo del Governo Italiano, nell'ambito della prevenzione e cura della malaria a favore delle popolazioni Burkinabé decise di dare concedere i finanziamenti necessari per la costruzione di una unità produttiva per Flebo. Si trattava quindi di andare in Burckina Faso e "graass roots" cioè dal nulla questa nuova entità industriale. Giuseppe Gerosa convinse l'istituto Mario Negri ad affidare a Bieffe Medital la realizzazione del progetto. Tutti macchinari di fabbricazione Italiana, compresa l'impresa generale che realizza il progetto, di questo piccolo impianto sufficiente a coprire i fabbisogni locali, la produzione fu avviata nel 1989, producendo annualmente circa 600'000 flebo da 500 ml.
Bieffe forniva sia assistenza tecnica che materiali necessari alla fabbricazione, inviando sul posto regolarmente dei nostri tecnici per fare degli audit qualitativi.
Il prezzo del prodotto locale era leggermente maggiore rispetto a possibili importazioni dall'estero, ma grazie a questa iniziativa si erano create delle competenze tecniche industriali grazie ai farmacisti, biologi ed ingegneri che lavoravano nella nuova azienda.
Il prodotto veniva venduto dalla fabbrica alla CAMEG Centrale d'Achat des Medicaments che gestiva tutte le importazioni e distribuzione presso le farmacie sparse sul territorio.
Arrivarono anche ad esportare prodotto verso la Costa D'avorio e alltri paese vicini.
Tutto andò bene fintanto che arrivarono gli "esperti" della comunità Europea, questi signori pagati dalla comunità Europea convinsero la Cameg che sarebbe stato meno poneroso importare prodotti finiti da Europa, lasciando il materiale prodotto localmente nei magazini dell'azienda. Questa situazione mise in difficoltà l'azienda, intanto anche il dedito dei farmacisti era diventato sempre piu' importante ed alla fine il sistema ando' in crisi.
Fino al 2003 fornivamo tutto quanto potesse servire a produrre, sacche vuote, chiusure, sali e prodotti chimici oltre a ricambistica per i macchinari. Avevamo instaurato un  rapporto di fiducia per cui spedivamo la merce con pagamenti dilazionati, che arrivavano regolarmente. Ad un certo punto il direttore generale con cui lavoravamo da divesri anni, lascia l'azienda per aprire una sua piccola farmacia di quartiere. Il nuovo arrivato, pensò bene che anzichè usare i soldi per saldare le nostre fatture, sarebbe stato meglio cambiare fornitore e non approviggionarsi da Bieffe. Purtroppo le cose finirono male, Bieffe non ricevette i pagamenti. Per sbloccare la situazione mi recai a Ouagadougou, dove ebbi modo di incontrare sia il ministro della Sanità che delle il Ministro delle finanze, ma nonostante le varie assicurazione e promesse, nulla si muoveva per cui siamo stati costretti a sospendere le nostre forniture.
Il tempo trascorre inesorabilmente ed il risultato fu la chiusura della produzione.
Di Ouaga Dougou ricordo le strade di terra rossa, con delle nuvole perenni di poolvere sollevata dal passaggio delle motociclette a 2 tempi, pure altamente inquinanti, come in generale tutti i veicoli sono in pessimo stato, i lati delle strade nel centro città  sono alberati e all'ombra delle acacie oppure qualche albero di Butter shea, un albero abbastanza grande che produce delle noci da cui si ricava un burro vegetale commestibile o anche usato nella produzione di cosmetici.

Algeria
L'esperienza Burkinabé diede impulso a Bieffe che si apriva ad avviare una politica di supporto nel trasferiemento tecnologico in ambito farmaceutico verso paesi in via di sviluppo. Nel 1988 fu firmato il contratto chiavi in mano per la costruzione di una nuova unità produttiva basata su technologia Bieffe Clear Flex per produrre il fabbisogno nazionale Algerino nella nuova unità situata a Gué de Constantine  nella periferia sud di Algeri.
Nel luglio 1989 entrai a far parte del team Engineering di Bieffe quale capo progetto.
Da ragazzino avevo iniziato a studiare per lavorare nell'edilizia, per passare subito al settore impiantistico industriale dell'acciaio, successivamente del petrolio ed infine nell'industria farmaceutica.
Da un punto di vista impiantistico le problematiche sono molto simili fatto salvo la parte specifica farmaceutica, anche se per questa c'era l'esperienza industriale di Bieffe a supporto.
Meno disponibile alle volte era la collaborazione con i vecchi dirigenti di Grosotto in quanto gelosi delle loro conoscenze non sempre erano collaborativi.
L'inzio ad Algeri non fu facile, i mezzi locali erano assai limitati e non esistevano imprese private strutturate per lavorare con criteri europei, per cui il cantiere avanzava lentamente rispetto ai piano originali.
Iniziammo tagliando una foresta di Eucalipti, per creare lo spazio dove realizzare la nuova struttura, scavando le trincee dove sarebbero stati gettati le fondazioni del capannono, tutto avanzava al rallentatore.
In quel periodo io andava ad Algeri 1 volta al mese per 4 giorni per discutere l'avanzamento degli studi di sviluppo del progetto e tutti gli aspetti ad esso collegati.
Il nostro cliente era SAIDAL Entreprise National Pharmaceutique, che gestiva diverse unità produttive. Nell'ambito della decentralizzazione delle strutture, il governo Algerino, decise che Médéa una cittadina situata 70 km  dalla capitale sarebbe diventata anche la sede centrale di Saidal.
Qui fu realizzato un grosso impianto per fermentazione e produzione di antibiotici.
La sede di Saidal era in costruzione, e la direzione occupava delle baracche fatiscenti. in Città c'era un solo albergo ed i piccoli ristoranti che davano sulla strada erano tutto meno che invitanti.
All'inizio del progetto una volta al mese percorrevo la strada che da Algeri attraversa la piana raggiungendo la cittadina di Blida. Qui la strada inizia a salire, entrando nelle gole e valli, attraversando diversi tunnel, ad un certo punto uscendo dal Tunnel in località Chiffa ci si trova di fronte all'Hotel Le Ruisseuau des singes, un paesaggio pure ricco di vegetazione grazie al ruscello che scende dalla montagna, pieno di scimmie in libertà che  saltano sulla strada in attesa che qualcuno offra loro del cibo. Sul ciglio della strada in estate venditori di fichi d'india ti offrono i fichi puliti dagli acuilei da mangiare direttamente sul posto. Piu' avanti dove c'è uno slargo sulla strada delle tettoie improvvisate costituiscono dei barbeque dove si possono mangiare degli arrosticini di pecora con dei pomodori cotti alla griglia. In effetti la carne aveva sempre un colore piuttosto scuro per cui ai colleghi arrivati per la prima volta in questi luoghi remoti, e scettici di fronte a tali spettacoli, gli raccontavamo che in realtà le brochette si diceva fossero di pecora ma in realtòà era carne di scimmia.
Devo dire che la pulizia dei ristoranti di Médéa, non era migliore dei capanni sulla strada, ragion per cui si arrivava presto al mattino e terminata la riunione si ripartiva di tutta fretta.
A dicembre 1991, dopo la vittoria al primo turno delle llegislative Algerine, il governo annulla le elezioni vinte dal FIS "Front Islamic du Salut.
il FIS con i gruppi di matrice integralisti Islamici iniziano azioni di terrorismo in tutto il paese, ragion per cui non era piu' sicuro spostarsi all'interno del paese, così ci limitammo alla zona di Algeri, dove si instaura un rigido controllo degli spostamenti da parte di polizia ed esercito. Sulle strade collinari dove si ergevano dei grandi alberi d'Eucalipto, gli stessi vennero rasi al suolo per permettere all'esercito di avere completa visibilità sulla strada sottostante, posti di blocco presidiati con uomini armati si intercalavano in tutta la città. I terroristi a loro volta creavano dei "Faux Barrage" e prendevano il posto dell'esercito regolare, dal 1993 la cosa diventò realmente seria.
Un nostro veicolo parcheggiato sotto casa fu incendiato di notte cosi che gradualmente fummo costretti a ritirare tutto il personale espatriato da Algeri mantenendo sul posto solo Mohamed Achour, un Algerino che lavorava con noi sin dagli inizi nella costruzione del nuvo impianto per Saidal.
I lavori di costruzione proseguivano assai lentamente anche a causa di problemi legati alla situazione paese, non si trovava il cemento per fare il calcestruzzo, e quando c'era il cemento mancava il ferro di armatura, oppure le coperture di lamiera che dovevamo approvvigionare in loco subivano mesi di ritarso nelle consegne, le putrelle per le carpenterie metalliche del capannone non si trovavano, tanto che alla fine dovetti comperare le carpenterie in Italia e spedire tutto via nave altrimenti non potevamo terminare la costruzione della fabbrica. Per le macchine ed impianti le cose erano facilitate dal fatto che tutto veniva spedito dall?italia e qundi una volta giunto nel porto di Algeri, a parte i ritardi burocratici delle dogane e autorità fiscali alla fine si risolvevano in modo positivo.
Nonostante le difficoltà riuscimmo ad avviare la produzione prima di lasciare il paese nel 1991.
La Guets House:
Per il nostro personale tecnico avevamo affittato delle case a Khouba un quartiere integralista di Algeri, dove avevavamo installato sia gli uffici che una struttura per dare vitto e alloggio ai nostri tecnici.
Il personale era formato dalla direzione tecnica del progetto piu' gli specialisti che venivano per dei periodi per l'installazione e avviamento degli impianti. Claudi o Ronacorolo che aveva lavorato con me in Turchia sarà parte di questo progetto fino alla fine. Oltre ad occuparsi del cantiere Claudio è un appassionato di cucina, oltre che un buon gustaio, sempre alla ricerca di qualcosa di speciale da cucinare.
Claudi scoprì che le barche dei pescatori rientravano al mattino presto al porto di Algeri con delle ottime aragoste e cicale, che si comperavano con pochi dinari.
tagliatelle ed aragoste, una delizia. Una volta trovò un aragosta enorme sarà stata almeno 4 kg, in attesa del mio arrivo la congelò, poi alla partenza la misi in una scatola di cartone foderata con del polistirolo e la portai a casa passando da Ginevra con la bestia. Il problema poi fu che non  avevo una pentola sufficientmente granda per cuocerla e dovetti chiedere ad un ristorante di prestarmi una pentola sufficienetmete capiente.
Algeria anni 1990-2005
Ad un certo punto Alberto Siccardi decise che aveva necessità di dare una scrollata al suo ufficio commerciale, e mi propose di passare alla direzione vendite "over sea" fuori Europa per i prodotti Bieffe.
L'algeria continuava ad essere uno dei clienti principali per i prodotti Bieffe. Per migliorare l'utilizzo e la conoscenza clinica dei prodotti della dialisi peritoneale impiegammo un govane medico Algerino che dopo adeguata formazione poteva fare il lavoro sul terreno. All'inizio le cose sembrava andassero nella buona direzione ma ad un certo punto ci furono delle divergenze di tipo operativo per cui si arrivò alla conclusione del rapporto lavorativo.
Lui la prese male, e decise di vendicarsi nei mei confronti, tanto che raccontò ad un medico delle sue intenzioni, con una minaccia che qual'ora fossi entrato in Algeria avrei incontrato dei problemi con le autorità Algerine.
Erano forse 3 anni che non scendevo ad Algeri, scendo dall'aereo e passo il controllo passaporti senza problemi, ritiro il bagaglio e sono già oltre l'ispezione delle valigie, uscito sul piazzale arriva un ufficiale della polizia d'immigrazione che mi ferma e mi chiede di rientrare per ulteriori chiarimenti.
Seguo l'ufficiale che mi porta in un piccolo locale dove arrivano altre 3 persone tutti in divisa. Passano alle domande: quale è la ragione che sono in Algeria, come mai non venivo da piu' di tre anni, chi vedo cosa faccio e sopratutto cosa ho da dichiarare. Devo dire che ero stato allertato, per cui ero tranquillo, e potei rispondere alle domande in modo che volendo potevano facilemente verificare le mie intenzioni, - Opero nel settore ospedaliero farmaceutico - incontro la Pharmacie Centrale d'Algerie. Per sicurezza avevo anche fatto la dichiarazione della valuta estera che importavo nel paese per cui tutto era in regola. Dopo un ulteriore ispezione dei bagagli mi lasciano libero di entrare nel paese.
Quando dopo due giorno torno in aeroporto per ripartire mi bloccano ancora al controllo passaporti. era chiaro che nel sistema informatico avevano messo un allarme per cui come leggevano i miei dati usciva uno stop.
In quel periodo avevo ripreso a frequentare regolarmente Algeri per cui ogni volta al controllo passaporti sorgeva il problema, la cosa era diventata routine al punto tale che consocevo l'ufficiale di servizio e come arrivavo nella zona controllo passaporti sia in arrivo che partenza cercavo l'ufficiale di servizio che mi accompagnava al controllo e dava OK che tutto era a posto.
La cosa era parecchio fastidiosa per cui mi informai quali azioni intraprendere per risolvere il problema, e cosi atraverso l'ambasciata Svizzera ed il ministero degli affari esteri di Berna siamo riusciti a togliere il blocco dal sistema informatico.
Venni poi a sapere che il mio collaboratore mi aveva accusato di aver fatto contrabbando di valuta estera, e  non è cosa da sottovalutare.
Pagamenti in sofferenza
In questo periodo il paese ha una grossa crisi politica interna, con guerra civile, il prezzo del petrolio è ai minimi storici, ed il paese ha perso di credibilità e nessuno è disposto a prendere rischi commerciali.
Per contro la nostra azienda aveva ottimi rapporti con il paese e anche nei momenti difficili abbiamo avuto dei ritardi ma mai abbiamo perso dei soldi.
In questa situazione dove tutti si ritiravano, noi abbiamo continuato a fornire il ministero della Sanità Algerino per cui eravamo uno dei partner principali del paese.
Quando nel 1997 siamo diventati parte della multinazionale Baxter, con il portfolio allargato il fatturato è ulteriormente aumentato per cui ad un certo punto siamo arrivati ad un'esposizione finanziari di oltre 12 milioni di dollari.
Per sbloccare la situazione chiesi udienza al minstro della sanità per renderlo edotto del rischio di un blocco totale delle forniture cosa che avrebbe messo in crisi il paese, tenuto conto che fornivamo, tutte le soluzioni iniettabili necessarie che non era possibile produrre localmente, tutta la nutrizione parenterale, l'emofilia, le sacche per raccolta sangue e altro ancora. Avessimo sospeso le fonriture nessuno poteva rimpiazzare questi quantitativi in tempi brevi.
Fui ricevuto dal ministro a cui feci presente le difficoltà che si presentavano per entrambi le parti, con la richiesta di un suo intervento presso il ministro delle finanze per sbloccare subito 3 milioni, ed altri a seguire fino a ridurre e ripagare il debito dovuto da lunga data. Da parte nostra ci impeganvamo a verificare dove erano le crititcità di prodotto per assicurare che gli ospedali ricevessero quanto serviva per garantire la salute dei pazienti. Per ogni dollaro pagato avremmo spedito 0,50 dollari di merce.
La cosa funzionò e nel giro di pochi mesi risucimmo a riportare la situazione nella normalità.
Hotel El Djezair già Saint George
Costruito sul sito di un antico palazzo Arabo Ottomano, e circondato da un lussureggiante parco botanico, l'hotel è un gioiello e patrimonio culturale Nazionale. Situato sulla collina di Algeri offre una vista sul golfo, le decorazioni moresche ne fanno un posto pieno di fascino e storia. Durante la II guerra mondiale il generale Eisenhower alloggiò al Saint George dove aveva il suo comando.
Questo albergo anche se vetusto mi ha sempre un grande fascino, ed ebbi modo di organizzare una conferenza, dove erano rappresentate le diverse entità del gruppo, per cui Bieffe per Italia, Immuno Baxter Austria e Baxter Corp. USA, così decidemmo di fare una presentazione a beneficio delle autorità ed enti statali che si occupano di sanità in Algeria, invitando il ministro della Santé Publique, i presidenti delle società farmaceutiche, Saidal, Pharmacie Centrale e i principali operatori sanitari delle specialià  per le quali Baxter è il principale fornitore di prodotti, Dialisi, donazione sangue, emofilia, nutrizione parenterale anestesia etc.
Oltre alle autorità locali invitammo anche l'ambasciatore Italiano per Bieffe Italia, quello Austriaco per Baxter Austria, e quello Americano essendo Baxter casa madre USA. Fu cosi che mi trovai a presiedere l'incontro che duro' 3 ore di pomeriggio al Djazair Hotel con 1 ministro e 3 ambasciatori, ed io praticamente da solo a rappresentare Baxter con il supporto di 2 sole persone in quando gli Americani non avevano dato il permesso di viaggiare in Algeria allo staff che solitamente non era preposto a recarsi in questo paese.
Sicuramente un esperienza interessante. L'amabasciatore americano parlava bene  l'italiano, era avendo speso diversi anni in Italia sempre nei servizi diplomatici ed era un amante della cultura e della lingua italiana. Il suo capo era la Signora Madelene Albright; correva l'anno 2000.

Tunisia
Anche in Tunisia ho perso il conto delle volte che ho visitato il paese, e continuo a visitare tutt'ora (2018).
Come in Algeria con Bieffe abbiamo  sempre avuto una forte presenza in questo paese prima quali fornitori di prodotti medicali e successivamente per trasferimento tecnologico per creare produzione locale con imprese nazionali Siphat e Pharmacie Centrale de Tunisie.
Nel 2008 con un altro gruppo ho facilitato l'acquisto di un'azienda privata sempre nel settore delle solizioni sterili iniettabili, che era in difficoltà finanziarie. DOpo l'acquisizione abbiamo completamente ricostruito gli  impianti produttivi per renderli conformi alle nuove regole di buona fabbricazione. La collaborazione con le autorità ed i vari ministeri erano eccellenti, ma poi intervenne la rivoluzione dei gelsomini ed al posto dei funzionari competenti ci siamo trovati dei personaggi che venivano messi nei posti di comando per le loro idee politiche piuttosto che competenze tecniche, cio' ha ritardato non poco le nostre attività.
Oggi le cose apparentemente sembrano migliorate ma in effetti è sempre molto difficile far avanzare le cose anche quelle che apparentemente sembrano semplici.

Egitto
Tanta storia, e troppa gente, la crescita demografica spazza via ogni possibilità di sviluppo e crescita di questo grande paese.













































Giuseppe grazie alla sua esperienza nell'engineering, capì il piotenziale di Bieffe e inizò a offrire di fare trasferimento tecnologico presso

Con Bieffe

Wie hiess dein Unternehmen, und worin bestand die Tätigkeit?
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6.2.  Arbeiten – Unternehmensgründung.

Wie hiess dein Unternehmen, und worin bestand die Tätigkeit?

MEA Pharma 2006 - continua
Con Bieffe sono rimasto dal 1989 al 1997 anno un cui l'azienda fu ceduta da Alberto Siccardi alla multinazionale BAXTER USA. Nell'operazione io sono rimasto nel pacchetto venduto a Baxter, dove ho continuato la mia collaborazione fino a metà 2006. A 55 anni non avevo piu' voglia di ritentare una carriera con una multinazionale e con l'esperienza ed i contatti che avevo maturato negli anni trascorsi a fare affari per altri decisi di ritentare e mettermi di nuovo in gioco.    Cosi ho creato una mia ditta che ho chiamato MEA Pharma, dove MEA stà per Middle East and Africa, paesi nei quali sono operativo dal lontano 1978.
Iniziai come consulente per una piccola azienda di Campascio in Val Poaschiavo che produce soluzioni iniettabili, e si stva espandendo grazie all'acquisto di una vecchia ditta del settore con sede a Bucharest Romania. Il resposabile di questo progetto è Pier Antonio Bettinelli, Toni per gli amici, che per un breve periodo fu mio collega in Bieffe all'inizio degli anni 1990-1991. Poi lui uscì da Bieffe per diventare presidente fegli Ospedali di Sondalo (SO) Italia, dove rimase per alcuni anni prima di riprendere la direzione della ditta di Campascio. Sono diventato consulente di Toni per aiutare l'azienda a creare una rete internazionale di vendità optando per clienti internazionali con cui avevo buone relazioni. Questa consulenza mi ha permesso di avviare la mia attività e nel frattempo mi sono dedicato a sviluppare altre idee e opportunità.
Oltre alle consulenze, in colaborazione con un altro ex collega abbiamo sviluppato delle macchine completamente automatiche per la realizzazione di sacche in plastica da produrre vuote per essere riempite sia in linea che fuori linea sempre per la produzione di soluzioni iniettabili sterili. Ad oggi abbiamo diverse macchine in produzione in Italia ed all'estero a dimostrazione che con impegno e determinazione si possono ancora creare delle cose importanti. In questo caso un grazie al mio amico Primo Strambini per la sua esperienza intelligenza e caprivietà nel creare e sviluppare nuove idee e progetti, ma ancora piu' importante nel portarli a termine e migliorarli man mano che si avanza con l'esperienza.
Oggi a distanza di 12 anni continuo a fare consulenze ed allo stesso tempo in collaborazione con altre persone e aziende ho potuto sviluppare delle macchine e attrezzature specialistiche per il nostro campo che mi hanno permesso di sviluppare un discreto giro di affari che continua a tutt'oggi. I miei mercati restano sempre Romania, Tunisia, e Iran dove lavoro da quasi 30 anni. Qui le opportunità sarebbero anche maggiori ma purtroppo per le vicissitudini note ed i vari embargo decretati dagli Americani anche nel settore Pharma siamo al palo con le nostre attività.
Oggi MEA Pharma mi permette di continuare le mie attività di consulenza che danno supporto operativo alle altre start up dove sono coinvolto dando il mio contributo allo sviluppo di nuovi prodotti nel settore della dialysi peritoneale.

Glomeria Therapeutics Pescara Italia - 2010 - 2014
Mentre lavoravo con MEA Pharma ho avuto modo di conoscere Arduino Arduino, uno scienziato nel campo del diabete e metabolismo, anche lui dopo aver lavorato in Italia, è andato negli USA dove ha inseganto in varie università in California, aNew York e Washington prima di tornare a Roma in Sigma Tau per sviluppare prodotti e farmaci Innovativi, da qui passa a Roche a Basilea, fino a che stanco delle muiltinazionali, con il suporto del titolare di Sigma Tau creano una ditta per fare ricerca e sviluppo a Lugano.
Tra le saltre cosa stava sviluppando delle soluzioni innovative per la dialisi peritoneale, ed è cosi che siamo entrati in contatto ed ho iniziato a collaborare con lui nel 2008, fino a che nel 2010 abbiamo concluso un accordo con dei VC (Veture Capitals) che hanno finanziato il progetto per realizzare questi nuovi prodotti. Oltre alle soluzioni abbiamo sviluppato dei dispositivi medici, macchine automatizzate per fare dialisi peritoneale domiciliare etc.
Tutto procedeva bene e nel 2014 avevamo trovato un investitore industriale disposto a riprendere le quote dei VC, ma purtroppo noi trovarono un accordo economico e la cosa non ebbe seguito. Nel 2015 per divergenze di vedute strategiche io ed Arduino siamo usciti dal Glomeria cedento le nostre quote ma portandoci in dote la IP (Intelectual Porperty) relativa alla soluzioni innovative.
La mia esperienza Glomeria termina ma il progetto continuerà sotto altro nome.
Iperboreal Pharma - Pescara Italia 2017- continua
Superati vari ostacoli con Arduino siamo riusciti a rimettere in moto lo studio per le prove cliniche di fase 2 trovando un ivnestitore industriale che mette i finanziamenti necessari per andare a completare gli studi clinici necessari per poter provare la valnza terapeutica dei prodotti innovativi, e chiedere autorizzazioni ministeriali per poter vendere liberamente in nuovi prodotti a tutto vantaggio dei pazienti con insufficienza cronica renale.





















Wie ging der Aufbau dieser Unternehmen vor sich?
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6.2.  Arbeiten – Unternehmensgründung.

Wie ging der Aufbau dieser Unternehmen vor sich?
Creare una  nuova ditta puo' essere abbastanza facile, il problema è come assicurare un futuro ed una continuità.
Nel mio business model ho avuto diversi tipi di approccio:
  • Consulente
Arrivati ad un certo punto della carriera professionale se si è fatto tesore delle esperienze e relazioni professionali, la scelta di fare il consulente è abbastanza facile. Importante è avere un idea precisa di cosa posso offrire e perchè dovrebbero pagarmi. Nel mio caso le cose erano assai semplice, c'erano dei prodotti da vendere, conoscevo potenziali clienti, ed a condizioni di essere competitivi come prezzi e qualità si poteva ipotizzare che le cose funzionassero.
é cosi ho potuto allineare alcuni clienti che potenzialmente avevano anche dei volumi di acquisti significativi per cui, superati i porblemi amministrativi e regulatorio (le vendite di farmaci sono soggette a registrazioni ed approvazioni da parte di vari enti governativi) superate queste fasi, ho avuto modo di avviare diversi contratti a medio e lungo termine con volumi e importi di vendita significativi, conseguentemente anche le mie commissioni erano proporzionate.
Welches waren deine Erfolge oder Misserfolge? Wie bist du damit klar gekommen?
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6.2.  Arbeiten – Unternehmensgründung.

Welches waren deine Erfolge oder Misserfolge? Wie bist du damit klar gekommen?

Se da una parte le vendite di soluzioni erano decollate bene, per contro nel progetto di R&D (Ricerca & sviluppo) con Glomeria le cose hanno preso tempi piu' lunghi di quando avevamo ipotizzato di impiegare.

Va anche detto che i VC Europei, contrariamente a quelli USA, vedono tutto nel breve termine per cui vorrebbero recuperare i loro investimenti nei 3 anni dall'inzio del progetto mentre in realtà ne servirebbero da 5 a  7 per arrivare sul mercato con dei prodotti in modo significativo.
Nel nostro caso dopo 3 anni decisero di andare a verificare la possibilità di fare un M&A (Merging and Acquisition) cosa che non funzionò in quanto eravamo troppo in anticipo.
Per contro non accettarono un offerta seria per rilevare tutto il pacchetto che però sarebbe stato pagato con 3 mio EUR subito, ed il saldo a 5 anni con un fattore di moltiplicazione di 12 - 15 volte sul EBTDA. Niente da fare tutto o niente e andò per niente.
VC operations
Per divergenze di vedute, a ottobre 2014 uscii dal CDA di Gomeria, e con cio' fui esonerato dalle mie funzioni operative.  Intanto stava entrando un nuovo gruppo Italinao attivo nella vendita di prodotti per Dialisi in Italia per cui proposi di cedere le mie quote ed essere liberato da tutti gli impegni. Fu cosi che cedetti 1.75% di quote e potei liberarmi dei VC e Glomeria.

Fui ben contento di essermi tolto dalla burocrazia Italiana che faticavo a comprendere promettendomi di non piu' entrare in CDA se non quello della mia ditta che controllo al 100%.




Welches waren die grössten Schwierigkeiten/Rückschläge, und wie hast du sie überwunden?
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6.2.  Arbeiten – Unternehmensgründung.

Welches waren die grössten Schwierigkeiten/Rückschläge, und wie hast du sie überwunden?
Oggi sono tornato a dare supporto all'amico Arduino con la sua nuova start up, Iperboreal, ma lo faccio operando dall'esterno senza essere
Welche Weggefährten waren für dich besonders wichtig?
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6.2.  Arbeiten – Unternehmensgründung.

Welche Weggefährten waren für dich besonders wichtig?

Alla mia uscita da Glomeria, segui ben presto anche quella dell'ideatore del progetto Glomeria, Arduino.
L'avvocato che seguiva il socio finanziario principale, tale Quadrivio SAGR di Milano fece una proposta ad Arduino di ritoranre le quote azinarie ai soci finanziari in contropartita gli ritornavano i brevetti sulle soluzioni innovative per la Dialisi peritoneale.
Sul primo momento Arduino si arrabbiò cosciente che togliendo la parte Pharma a Glomeria questa non poteva avere uno sviluppo futuro.

Io invece avevo subito visto ciò come un'opportunità per riprendere con altri soci lo sviluppo di questi farmaci, e cosi avvenne che Arduino cedette le quote recuperando la proprietà Intelettuale con cui andrà a creare un nuovo programma di sviluppo.

Sind deine Erwartungen ans eigene Unternehmersein erfüllt worden? Inwiefern und inwiefern nicht?
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6.2.  Arbeiten – Unternehmensgründung.

Sind deine Erwartungen ans eigene Unternehmersein erfüllt worden? Inwiefern und inwiefern nicht?

Inperboreal Pharma Pescara, era una società di Arduino che aveva sponsorizzato le prime prove cliniche per le soluzioni innovative a partire dal 2008, poi durante il periodo di Glomeria rimase una società dormiente.

Nel 2017 Iperboreal Pharma viene riattivata e si prenderà carico dei nouvi prodotti.
Da parte mia continuerò a collaborare indirettamente a questa nuova iniziativa dando il mio contributo nelle operations e fornendo i materiali necessari per il confezionamene dei prodotti in fase di sviluppo.
Quindi da un problema con i soci di Glomeria, siamo comunque riusciti a creare delle nuove opportunità.

Wie und wann hast du dich das erste Mal beruflich verändert?
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6.3.  Arbeiten – Berufs- und Stellenwechsel.

Wie und wann hast du dich das erste Mal beruflich verändert?

Ho intrappreso il primo cambiamento professionale dopo che ero rientrato dall'esperienza negli USA, e siamo nel 1975. Allora facevo parte dello staff tecnico di Valmoesa/Monteforno, ma ero piu' interessato all'attività commerciale piuttosto che fare il tecnico.
Fu cosi che risposi ad un annucio dove cercavano una persona che si occupasse della vendita e contrattistica per prodotti siderurgici.

Dato che io ero dipendente Monteforno, azienda siderurgica/metallurgica,  mi sembrava una buona occasione per allargare i miei orizzonti.
Vado al colloquio e vengo assunto presso l'ufficio di Lugano che era in Via Balestra 27, dove 20 anni piu' tardi ritornero' con Bieffe Medital.
Sitco SA, era attiva nel commercio internazionale di prodotti siderurgici e affini. Mr. Silvano Todaro, era ed è ancora il CEO di questa azienda che aveva forti rapporti commerciali e politici con l'unione Sovietica USSR.
Mr. Todaro era un ottimi rapporti con l'addetto commerciale Russo in Italia che si chiamava Mr. Juri Breznev, figlio di Leonid Breznev che in  quegli anni era l'uomo forte a Mosca.
Pur avendo l'ufficio a Lugano la sede operativa faceva perno su Milano, per cui mi trovai a fare il pendolare tra Lugano e Milano.

Dalla Russia acqustavamo tra l'altro rottame di ferro, utilizzato nelle acciaierie per la produzione di tondino di ferro per cemento armato usato per costruzione edile e stradale per ponti etc., le ferriere erano concentrare in Lombardia nella zona di Bergamo e Brescia.
Il rottame di ferro arrivava via mare dalla Russia a Genova, per proseguire con i camion verso la Val Trompia dove veniva trasformato  in todno da cemento armato per poi essere venduto in Germania.

L'Italia era molto competitiva e fino agli anni 1990 riuscirono a essere competitivi, poi ci fu il declino e l'industria dell'acciaio ando' in crisi non solo in Italia ma anche la nostra Monteforno chiuse i battenti a metà anni '90.
Con Sitco ebbi modo di visitare sia l'Unione Sovietica che altri paesi satelliti quali, Polonia, Bulgaria e Romania. Era il periodo della guerra fredda.
La mia esperienza in Sitco fu di breve durata, usci nel 1977, avendo però avuto modo di entrare nel vivo delle attività commerciali, dandomi la possibilità di apprendere quelle basi che mi permetteranno in seguito di sviluppare le mie competenze professionali nel commercio internazionale.

Terminata l'esperienza Sitco, trovai un impiego presso una società specializzata in impiantistica e montaggi industriali, che aveva aperto un ufficio a Lugano, ma che in sostanza avave il personale tecnico nell'ufficio di Milano mentre Lugano serviva per la parte contrattistica internazionale.
Cosi mi trovai di nuovo a fare la spola tra Lugano e Milano. Partivo al mattino con il treno delle 06:30 per andare a Milano Centrale e da qui l'ufficio era a pochi minuti a piedi dalla stazione del treno.
La cosa durò pochi mesi in quanto trovai un lavoro presso Ingeco International, la società d'ingegneria fondata e presieduta dall'ing. Francesco Salimbeni che aveva saputo sviluppare il business sopratutto in Medio Oriente ottenendo diverse commesse importanti nel settore petrolifero. Nel 1978 oltre che in Italia Ingeco Operava in Iraq, Iran, Arabia Saudita, Siria, Grecia ed







 

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